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Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°494 pubblicato il 09 Aprile 2009 da sara_1971
Ingredienti: uova, zucchero, savoiardi, mascarpone, caffè, 4 cani, un gatto. Difficoltà: proporzionale all’umore degli ingredienti. Tempo di preparazione: saperlo.
Tornare a casa dopo una ordinaria giornata da sguattera con il giusto cipiglio (avete trascorso 30 minuti gattonando sotto il tavolo alla ricerca della pillola per la pressione di una cliente cardiopatica e la cosa vi ha leggermente indispettito: complimenti per la carriera, dottoressa). Aprire la porta e sedare a calci la rissa nel vostro amato branco di randagi. Avvicinarsi al frigo. Leggere il post-it ivi lasciato da Geghe: Gatto mangiato, cani mangiati, spesa no perché ho fatto esercizi pittorici su qualcosa di solido e inanimato però guardato con un disastro dentro (ma va’). Con circospezione dare un’occhiata alla scorta alimentare: un moncone di Galbanino, una ninfea di muffa, un ectoplasma presagio di malaria nascosto tra l’insalata. Tò guarda: il mascarpone. Perfetto. Decidere di cimentarsi in un insolito esperimento di gastronomia molecolare: il guanoramisù. In casa_1971, per sopperire alla carenza di spazio (i problemi di allocazione di satelliti e sonde spaziali in confronto appaiono marginali), padelle ed utensili vengono riposti in bagno. Indi. Recarsi alla toilette. Procacciarsi lo sbattitore elettrico (perennemente adagiato sul sacco di croccantini in modo che ne acquisisca l’aroma) e tornare in cucina. Allontanare a mestolate il gatto che scapperà lasciando deliziose orme al mascarpone per tutta la casa. Epurare il formaggio asportando con precisione chirurgica l’impronta del felino. In casa_1971 non si butta via nulla. Mai. (Ma questo voi lo sapete già, ed ecco spiegato il motivo per cui cercate disperatamente di uscire con me). Preparare il caffè, rovesciarlo sui fornelli. Maledire il creato, pulire alla meno peggio, cimentarsi nuovamente nell’impresa con estrema attenzione: ne rimangono giusto due cucchiai. Sbattere i tuorli in una casseruola con lo zucchero, aggiungere il mascarpone. Dare un’occhiata alla data di confezionamento: è scaduto ma non da molto. Perseverate: le voglie vanno soddisfatte all’istante (siete o non siete un coacervo di psicosi?). Pestare la coda ad un cane, la parte rimanente del branco aggredirà il malcapitato rovesciando la spazzatura. Per consolarvi pensate a qualcosa di brutto (guerre, carestie, deforestazioni o più semplicemente il vostro saldo conto). Sopprimete un paio di bestie secondo il rito islamico. Intanto montate a neve fermissima gli albumi. Gli ingredienti, è risaputo, hanno un comportamento diverso a seconda della mano che provvede a metterli in movimento. Nel vano tentativo di domarli gli albumi cadranno sul pavimento. Date un’occhiata sommaria alle condizioni igieniche delle mattonelle. No, non è il caso di raccoglierli, fidatevi. Buttateli. Per carità, non nel lavandino, è otturato. Fateli leccare ad un paio delle bestiacce superstiti come premio per la guerriglia da cui sono appena usciti vincitori. Prendete altre due uova dal frigorifero. Ce n’è solo uno. Meglio così: avete un’età ed il colesterolo incombe. Unite gli albumi alla crema di uova e mascarpone ed assaggiate. Non abbiate dubbi: quel sapore inusuale è dato dal retrogusto amarognolo della salmonella. Maledite nuovamente il creato con maggior veemenza, sbattendo la casseruola per aria: la scenetta rimarrà impressa a lungo sulla retina dei vostri vicini ma anche sulle piastrelle della cucina. Cercate qualcuno che possa officiare un rito di purificazione dopo cotanto sfregio (non è facile, lo so). Fate un paio di squilli a Vogliosara: appena vi richiama sforzatevi di piangere. Nel caso il lamento non fosse sufficiente ricordategli tutte le tresche che avete avviato in messaggeria per conto suo e rinfacciategliele ben bene. Vi raggiungerà all’istante, anche se apparirà leggermente riottoso e meno ridanciano del solito. Mentre lui assolve le incombenze domestiche, gettate tutto nella spazzatura (usate la casseruola per trasportare il gatto fino al cassonetto) e indossate la minigonna straccia mutande che avete testato su Blus. A questo punto concedete a Vogliosara l’onore di offrirvi la cena. E per dessert, naturalmente, il tiramisù.
Postilla: C’è stato un tempo in cui Vogliosara se la tirava in Mercedes con tanto di Rolex al polso e barbie cubista al fianco. Poi ha incontrato me. Nell’arco di sei mesi si è licenziato, ha messo in vendita l’auto raccattagnocche ed esibisce un inquietante occhio da tossico incastonato su una barba incolta. Avanti il prossimo. |
Erba
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