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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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« E liberaci dal cane AmenSenza fine »

E liberaci dal cane Amen (II parte)

Post n°636 pubblicato il 18 Marzo 2010 da sara_1971

Il cameriere ci scorta al tavolo sorridendo pacatamente e ci accomodiamo. Io conto le posate d’argento: un vero peccato non ci sia Jay nei paraggi.

Frigido: Sai che ho incontrato Massimo? Quest’anno si sposa, mi è sembrato contento.

Sara: Non mi meraviglia: tutti i miei ex vanno cantando aeiouipsilon al loro matrimonio, felicissimi di stare con le proprie mogli per il resto della vita dopo aver avuto a che fare con me.

Arriva una schifezzuola nera in una pozzanghera verde. L’entrée annuncia il cameriere. Non male per una abituata a cenare con il camaleonte dei sofficini. 

 

Le pietanze arrivano ad intervalli di mezz'ora perciò il dialogo procede spedito.

Pare che Kurt Cobain in passato abbia fatto uso di stupefacenti;

Sembra che Pamela Anderson abbia subito alcuni interventi chirurgia plastica;

Si dice che Monica Bellucci non sappia recitare;

E che Bondi difficilmente potrebbe non vincere il Nobel per la letteratura con le sue poesie.

Mentre Il Frigido monologa Sara si fa una bella chiacchierata con il calamaro (a tavola non mi comporto proprio come Monsignor Della Casa suggeriva, ovvero non sono esattamente quel genere di femmina che si alza da tavola con ancora un pochetto di appetito).

Quando sta per scoccare la mezzanotte al tavolo si materializza un sorco figuro: Geghe.

Balbetta. L’esperienza mi ha insegnato che non è un buon segno.

Aiutandosi con i gesti mi rende partecipe del lieto evento accorso nel mentre.

Si tratta di Vieni Qui, naturalmente, che a quanto pare ha affinato la sua tecnica di fuga travolgendo un passante.

Travolgendo un passan..

A questo punto la mia socia interna, la matta, prende il controllo della situazione, passa ai comandi ed esce di corsa, trafelata e terrorizzata all’idea di dover ripagare come nuovo il femore di una nonna, l’occipite di un infante o magari la scapola di un ciclista. Il Frigido naturalmente non fa nemmeno la mossa di seguirla.

Sara si guarda intorno con orrore pensando a quanto sia difficile occultare un cadavere al giorno d’oggi (Fossimo stati al San Paolo sarebbe stato diverso ma qui…)

Chi sarà la vittima?

La risposta è alta un metro e novanta, pesa cento chili, si chiama Abdul e viene verso di me trascinando un cane legato da una cintura.

Mi guarda.

Lo guardo.

E’ tua? – chiede.

Rispondo con un sì riluttante.

Se hai un guinzaglio e te la prendi magari io mi rimetto la cinta – fa lui, saggiamente.

Sarà che non ho più Saturno Contro ma stavolta mi sa che mi è andata di lusso.

 

A questo punto, dopo aver giurato sulla mia parrucchiera di convertire in pieghe, colore e manicure i soldi del mangime di questa putrida bestia, mi sembra giusto congedarmi prendendo spunto dalla scena politica italiana e pubblicando qui sul blog una bella lettera aperta.  

 

Vieni Qui, ascolta, ti ricordi dov’eri, tu, tre mesi fa? Se non te lo ricordi, ecco, te lo dico io, eri rinchiusa in un canile. Avevi un bel colorito giallastro da pre-coma, mangiavi tozzi di pan secco e se ti lamentavi ti prendevano a calci. Ti ricordi quel giorno di dicembre in cui sei entrata, malaticcia e tremebonda, in questa umile dimora? E ti ricordi anche che eri magra come un’acciuga? Ti ricordi che la prima cosa che hai fatto è stata rifugiarti sotto una pianta? Ecco, in quei primi giorni avevi pochissime esigenze, piccolina, ti bastava non essere presa a calci, ti bastava essere nutrita di tanto in tanto con una, massimo due crocchette, ti ricordi? E poi, poco a poco, quando hai visto che nessuno ti prendeva a calci, quando - mettendo il muso fuori dalla pianta - ti ritrovavi davanti due ciotole riempite rispettivamente di acqua e crocchette, quando hai capito che ad ogni flebile guaito la tua padrona veniva a controllare che l’ittero non ti avesse già mangiata viva, ecco, allora, sì  proprio allora, hai preso un po’ ad abusare di questa condizione e ora che sei grassa come una porca e viziata come Paris Hilton, piccolina, se non vuoi finire i tuoi giorni in solitaria agonia, dovresti mangiare quel che ti metto nella ciotola senza aggredire il resto del branco, evitare di rompere i maroni alla Vicina, al marito e specialmente  al loro cane, tesoruccio, e dovresti, soprattutto, non azzardarti più a scappare perché il giorno in cui lo farai di nuovo augurati di non sopravvivere giacché  - quant’è vero Iddio – quel giorno ti finirò io a colpi di cric. 

 
 
 
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