S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°349 pubblicato il 20 Luglio 2008 da sara_1971
Mettiamo il caso che abbiate voglia di mangiare una pizza (di quelle buone eh!) e che vogliate evadere per una sera dalla grande metropoli barese perché quei buchi scrostati che i più si ostinano a chiamare case popolari vi siano venuti in uggia. Mettiamo anche il caso che non abbiate più di 15 euro in tasca e nemmeno la possibilità di prelevare al bancomat (a questo punto potrei lanciare una invettiva contro quello stramaledetto giorno in cui mi sono laureata e ho deciso di rimanere all’Università ma, siccome mi sento magnanima, vi risparmio per stavolta). E infine mettiamo il caso che non abbiate proprio una emerita mazza da fare. Ci siamo? Ecco. In questo caso potete prendere la macchina e concedervi una gita fuori porta in quel di Casamassima che, lungi dall’essere ricordata per avere dato i natali al primo Auchan pugliese, è una simpatica cittadella che si contraddistingue per la quantità di droga che vi gira e per il numero imprecisato di esperti del racket che vi risiedono felici e contenti. Ma a voi tutto questo non deve importare: a Casamassima ci dovete andare perché spinti dall’irrefrenabile voglia di gustarvi una pizza eccezionale (c’è anche la tartufata) e antipasti indimenticabili accompagnati da bevanda, al modico prezzo di 12 euro. Per dare degna cornice alla cenetta i virtuosi del dolce possono ordinare anche la regina delle pizze, quella alla Nutella, e coronarla con sciroppo di ciliegia. Detto questo resta il problema del mezzo con cui giungere a destinazione e dell’eventuale gasolio da metterci dentro nel caso in cui siate dei perfetti spiantati. Non perdetevi d’animo: fate uno squillo a Congus (perché voi ovviamente avete abbondantemente esaurito il credito) e lui vi richiamerà solerte. Proponetegli una pizza e si offrirà immediatamente di accompagnarvi con la sua macchina. Evitate a questo punto di farvi offrire la cena: è gentile, non idiota. L’unico problema sorgerà al ritorno, quando si accorgerà di essere in forte ritardo, e vi chiederà garbatamente se può lasciarvi giusto un po’ prima della vostra abitazione (scendi e muoviti che devo uscire con una e tu abiti in culo ai lupi) e lì dovrete radunare tutta la vostra pazienza e concentrarla in un unico punto per percorrere quei 2 chilometri scarsi che vi separano da casa. Ma per il resto, statene certi, avrete trascorso una serata magnifica. |
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deli
che stronza (simpatica)che sei.
Ed io che stavo contattando altri commentatori per aprire al/alla Pargolo/a, un libretto di risparmio per le spese universitarie..
Con gli euro risparmiati andrò alla pizzeria S.Stefano affogando nella birra la mia disperazioni di "Quasi" zio. -ipo-
E del fiocco rosazzurro cosa ne faccio? -ipo-
Ti invierò, in pvt, i miei dati personali ed il dettaglio delle spese che dovrai inviarmi per restituire a 1/2 vaglia i 225 euro che avevo racimolato per il pargolo.-ipo-
Brava...bel blog veramente.
Ti spiace se ti aggiungo agli amici???
Chiara
Chiara
1)- Un pezzettino di cordone ombelicale di Deli;
2)- Un trancio di tenera Erbetta. (qualsiasi parte del corpo è “teneramente” avvelenata)
3)- Da quella del 71, con molta cautela ed appositi attrezzi, asporta un granello di lingua “biforcuta”
4) – Peli di Gatto e Cane, in quantità.
5) – Ciglia di extracomunitari, per dare internazionalità alla pozione.
.
Miscela il tutto in una grossa pentola e, cuoci, a fuoco lento, per il periodo necessario (un post)
Se la Verza te lo permette riponi, poscia, la soluzione in frigo e, appena fresca, tracanna senza interruzioni.
Vedrai come l’intruglio delle tre streghe funziona e ti verrà una voce da Bari_tono.
Per Panglos: ti ho risposto, da me perchè non mi sembrava il caso di continuare un discorso vecchio ormai tre giorni (!). Se ti va, quando ne hai volgia, passami a trovare, mi farebbe piacere.
Cià! Clà!
Yodo scrive...
cerco di risponderti in ordine, perché in effetti di carne al fuoco ce n’è parecchia ;)
prima due precisazioni:
1. Gli Afterhours sono un gruppo, di milano. Fanno rock, e sono, forse, il miglior gruppo al momento in circolazione in italia.
2. Ubriachissimo: dicesi di persona che, con gli amici, si presenta al concerto dotato di borsafrigo contenente birra opportunamente raffreddata per evitare di lasciare 4,50 euri per un bicchiere da 0.3 L di birra mischiata con acqua. Stratagemma arguto che lascia però il fianco scoperto ad alcune insidie. Ad esempio se gli amici sono 2 (te incluso) e i litri sono 3 (di birra) + 1 (di Rosso di Montalcino).
Detto questo, appurato che non sono un mangiapastiglie, spero tu possa appoggiare la clava e rinunciare a picchiarmi violentemente.
C’è comunque qualcosa su cui non sono tanto d’accordo e mi piacerebbe parlarne.
Dici di preferire “le esperienze lente, quelle che puoi assaporare col giusto grado di ebbrezza, quell'ebbrezza che aiuta a dimenticare le inibizioni, la timidezza, quell'ebbrezza che ti avvicina all'altro”.
E penso di poterti capire, e di condividere questi tuoi gusti. Ma il punto è che questo sei TU. Questi sono i TUOI gusti, e questo discorso può valere per TE, e TE soltanto. Te non lo sai perché uno se ne va, eventualmente, ad un After. Le persone sono tutte diverse, ed il più delle volte ognuno ha i suoi motivi per fare quello che fa.
Io, per esempio, in anni in cui i miei amici se ne andavano a sfasciarsi in disco, e si facevano venire a prendere a casa dal papy o dalla mamy, mi sono fatto delle belle infilate di sabati sera in casa da solo. Perché non mi piaceva quel tipo di divertimento e non me la sentivo di farlo solo perché lo facevano “gli altri”. Ma non mi sono mai messo lì a giudicarli perché facevano una cosa che a me non piaceva. Ti assicuro che i miei amici non sono stupidi. Semplicemente quella non era la MIA cosa, e io non la facevo.
Voler distinguere, poi, un’ebbrezza “buona” da una “cattiva”, mi sembra un discorso piuttosto scivoloso. Quando ti trovi in uno stato alterato, non hai nessuna garanzia. Non sai come ti potresti comportare, perché i tuoi freni inibitori sono allentati. Il tuo umore è appeso fuori dalla finestra, durante un temporale, ed è retto solo da un filo sottilissimo. Ogni persona risponde in modo diverso a determinate sollecitazioni. Può dipendere dalle condizioni fisiche, dalla serata, dal tuo nervosismo, da mille cose. Ovvio che, se bevi due bicchieri di vino non stai come se ti secchi mezza boccia di Jack Daniel’s (anche se poi la mattina dopo tutto l’albergo ti saluta). Stesso discorso poi, per la tua ultima frase “io preferisco le emozioni che ti restano dentro tutta la vita a quelle che svaniscono a mezzogiorno finita la sbornia”.
Non ho mai conosciuto nessuno che preferisse le emozioni effimere. Ma te non puoi sapere quali sono le emozioni che ti restano tutta la vita e quali sono quelle che dopo un giorno spariscono. Sicuramente il peso, l’importanza di un’emozione, non dipende da come te la sei procurata, ma da come l’hai vissuta. Ti posso garantire che diverse volte, in anni – fortunatamente – ormai passati, mi sono trovato a vomitare davanti ad un passaggio a livello, mentre qualcuno aspettava che io mi “riprendessi”. In alcune di queste occasioni, i pensieri che mi tormentavano in quei momenti, le decisioni che, in un modo o nell’altro, ho preso, sono cose che sono rimaste.
Conoscevo un tizio gallese che usava un’espressione perfetta: “Talking with God by the Great White Phone”. Personalmente mi trovo molto d’accordo con Loscrittoree quando dice che il crimine peggiore è il suicidio intellettuale e spirituale. Ed il discorso sull’omologazione, dei gusti e dei sentimenti, mi interessa moltissimo. Stravedo per Pasolini, quello che mi fa impazzire non è tanto il suo lavoro come poeta o come regista. È durante le interviste che mi vengono i brividi, è durante i suoi discorsi sull’annientamento dell’individuo, sulla trasformazione del “giovane” in un bersaglio per il marketing, che sento salire una rabbia, che mi arriva fino agli occhi, e che mi fa venir voglia di gridare “Ma Porca Troia! Ma perché cazzo t’hanno ammazzato!?! Figli di Puttana!”. (Ma forse è giusto così, pensa dove sarebbe oggi questo paese se le persone avessero ascoltato di più Pasolini. Oggi saremmo troppo avanti, forse non ci troveremmo neanche più su questo pianeta.) Non si può sfuggire all’omologazione. Viviamo immersi in una società che non fa che proporre dei modelli. Per tutti i gusti. E che ci spinge a diffidare dei modelli altrui, a giudicarli, criticarli e biasimarli, allo scopo di affezionarci maggiormente al nostro, di modello. Fino ad esserne schiavo. Ti piacciono i Beatles o i Rolling Stones? Baggio o Del Piero? Elio e le Storie Tese o gli Skiantos? La Littizzetto o Luttazzi? (Non ti possono piacere tutti e due, devi comprare le magliette, i cd, i poster. Dove vuoi mettere i tuoi soldi?) Sei un fighetto o un punkabbestia? Come ti vesti? Dove vai a mangiare? Dove compri quello che ti serve? Cosa voti? Destra o Sinistra? (se sei un liberal sei costretto a votare Berlusconi, se sei un comunista ti devi sentire un traditore se non hai votato Prodi o Veltroni. Siamo SCHIAVI).
Omologazione è anche pensare di aver ragione e che “gli altri” sbaglino. Dici di essere contento di non aver visto Klimt a Firenze, e lasci intendere di sentirti migliore di chi si è fatto una coda di 200 metri. Io probabilmente avrei fatto la tua stessa scelta (nonostante io adori Klimt), vedermi una mostra con l’orologio in mano, in mezzo ad un sacco di gente che fa del casino, non mi piace per niente. Però immagino anche che per qualcuno, quella sia stata l’unica possibilità per assistere ad un evento al quale tenevano. E lo stesso pomeriggio che per te è stato “quella volta che c’era la fila”, magari per qualcuno è stato “quella volta che abbiamo visto Klimt”.
L’omologazione è nei consumi. Nella moda, nel divertimento, nell’arte. Credo che , come in Tempi Moderni, siamo organi in movimento all’interno di un meccanismo che stritola chi si oppone. L’unico modo per uscirne vivi è esserne coscienti e non rinunciare MAI alla nostra individualità.
Spero tu non te la prenda per aver messo un po’ di “puntini sulle i”. Avrai capito che, nonstante certe asprezze, mi stai molto simpatico, ti stimo e che mi interessa la tua opinione.
Ciao,
Claudio
“Chi affronterà i maglioncini degli insorti?
Blog Rhum e Cocaina, per battere il sistema”
Afterhours