S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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(Prima che tu dica “Pronto”)
È uno di quei giorni. Non di quelli in cui vado in parapendio con il mio Lines seta ali, ma più prosaicamente uno di quelli in cui mi vesto, cammino, parlo, rido e intanto i pensieri erigono fragili muraglie con l'intento di sedare le emozioni dilaganti in tutto il mio essere.
Allora il mio angelo custode (chi non ne ha uno?) sapientemente propone un piacevole diversivo: d'altra parte, se non fosse per il quotidiano, le nostre anime si smarrirebbero vuoi nella dissoluta ricerca del piacere, vuoi nel vano inseguimento della verità. Insomma, credo che l'urgenza di bere e fare pipì abbia spesso funto da argine al mio desiderio di abbandonarmi egoisticamente al dolore.
Il diversivo, dicevo. Espletati diligentemente i miei compiti di madre e angelo del focolare, mi accingo a spuntare il nutrito elenco di impegni annotati sulla mia agenda con i girasoli (quella degli affari urgenti) prima che termini la pausa pranzo. Devo prenotare un ecocardiogramma, poiché, per quanto resistente e paziente, il mio cuore ha bisogno di periodiche revisioni. Il numero è in rubrica. Sì, ma dov'è il telefonino? Rovisto sorniona nella borsa: sono la solita disordinata, inutile bestemmiare: lo troverò. No, non c'è traccia. Afferro il fisso e compongo il mio meraviglioso numero asimmetrico (ma con senso): nessun suono percettibile a parte le frequenze sempre meno regolari dell'organo dalle quattro cavità datomi in gestione. Dico alla mia primogenita che è il baluardo della casa e del fratello: mi precipito in auto, dove di sicuro lo troverò. Drammatici flashback affollano la mia mente turbata dall'impietoso evolversi degli eventi: quando ho parcheggiato alla men peggio l'auto vicino al supermercato ho usato il cellulare per controllare l'ora (sperando di trovare un suo sms in omaggio), poi con il numero due e la sua palla dei Super Eroi mi sono diretta verso il cortile della scuola della numero uno. Ho commesso due errori: ho accettato di giocare al misto calcio-basket-pallavolo e ho evitato che il pargolo si smarrisse seguendolo nella gincana in cui si è cimentato, tra gli sguardi di compatimento degli astanti. Insomma, certa ormai dell'ineluttabilità dell'evento, posso gridare sconfitta “Aiuto! Aiuto! L'ho perso!”
Respiro. Devo immediatamente quantificare il danno (non economico, ovviamente: uso da anni solo i modelli che mio fratello ritiene da museo), circoscrivere le mie pulsioni, decidere una strategia di reazione.
L'entità reale della perdita la comprenderò solo con il tempo: ora non ho bisogno di contattare la maestra dell'asilo che conosce una sarta bravissima, né il collega che detesto custode di taluni segreti dell'amministrazione, né l'editore XXX non avendo nuove creature tra le mani. A parte qualche lieve disagio, non sarà difficile recuperare i numeri di amici, parenti e medici. Inoltre, il destino, questo sconosciuto (a tutti eccetto mia madre che aveva dichiarato nel lontano 1998: “Meglio scrivere i numeri su una rubrica di carta” o salvarli altrove, aggiungerei io), ha voluto darmi una mano: sulla lista “affari urgenti” la voce “cancellare tracce di Luca” era addirittura sottolineata, ergo il nostro vivace scambio di sms andava comunque sacrificato.
[Se credete di appartenere a quella ristretta minoranza di persone delle quali ho irrimediabilmente perso il numero, non esitate a contattarmi.]
Continua...
Erba
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