S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
AREA PERSONALE
Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Siamo sinceri. La pubblicazione della Creatura è ormai diventata la luciferina missione a cui Sara ha deciso di votare la propria grama esistenza, sospinta dal suo rarissimo talento ermeneutico-letterario (un dono, per carità, ma se di chiavare non se ne parla nemmeno alla fine può venire in uggia).
Premessa: ci sono svariati metodi che consentono ad un disadattato di reintegrarsi socialmente in maniera più o meno credibile. Taluni esemplari, nonostante la loro non piena dimestichezza con i codici culturali correnti, riescono addirittura a costruirsi una vita affettiva con connotazioni se vogliamo normali (tifare per una squadra di calcio, seguire una soap opera, sposarsi e figliare), altri invece (un nome a caso: Sara_1971) rappresentano un genere di disadattati aggiustati – per così dire - con la colla, ovvero incapaci di sentirsi a loro agio con i reietti e contestualmente ben lungi dall’apparire integrati. Per questi sopraffini motivi la suddetta Sara_1971 è capace di vestirsi con cenci sporchi ereditati dalla ottuagenaria zia cortigiana per sei giorni di seguito ma il settimo, grazie anche ad una sua peculiare intemperanza caratteriale, deve necessariamente fucilare un po’ di quattrini (faticosamente raggranellati ponendo una ad una le pietre miliari dello stramaledettissimo trullo) acquistando un sobrio stivaletto modello Pretty Woman al fine di ignocchirsi di tutto punto ed uscire con il fidato Blus, reclutato ormai a tempo pieno per sorreggere Sara sull’impervia Via Crucis della pubblicazione. (Nota a margine: l’ultimo incontro di carattere editoriale ha portato la Nostra a fare conoscenza con un simpaticissimo editore bolscevico che ha premurosamente dirottato le Autrici verso una prestigiosa casa editrice sicula, ma di questo magari parliamo un’altra volta che si fa tardi). A Blus quindi l’onore di redigere una breve lettera di presentazione e stampare una quindicina di copie dell’Opera Prima: normale burocrazia. L’incontro per la consegna è fissato, casualmente ma non troppo, il giorno di San Faustino, santo patrono di tutti i single che abbiano ormai perso la benché minima speranza di accasarsi. Sara arriva in pizzeria puntuale come un orologio svizzero, minigonna stracciamutande e stivaletto di cui sopra e si accomoda al tavolo in religiosa solitudine. Passano i primi venti minuti. Il cameriere chiede conferma (mi ha detto che sta aspettando qualcuno, giusto? Giusto) ma di Blus nessuna notizia. Nel frattempo Sara si fa servire qualche stuzzichino: giusto un ciccio, due birre ed una vagonata di antipasti. Passano altri 20 minuti. Di Blus nemmeno l’ombra. Pazienza, pensa Sara, una sobria pizza paesana con funghi, carciofi e provola affumicata abbrevierà l’attesa. Passano tre quarti d’ora. Il cameriere si accomoda al tavolo e stringe amicizia con Sara, che nel frattempo sta rimuginando sulla scelta del dolce, quando nella sua mente si fa strada un orrorifico pensiero. Il portafoglio, tu guarda i casi della vita, è vuoto come il frigo che la aspetta a casa. Parbleau, forse l’oroscopo di Vanity Fair aveva ragione: sarei dovuta rimanere a casa a fare l’uncinetto. A quel punto irrompe nel locale una versione scapigliata del Blus conosciuto (solitamente presentabilissimo) che con veemenza paga la consumazione effettuata da Sara e la trascina fuori dal ristorante, al grido di: “Corri, è successo un casino infernale in ufficio, accompagnami di corsa”. Nell’appropinquarsi alla SaraMobile Blus si accerta con garbata gentilezza dello stato della stessa (i freni funzionano? Hai la patente? Nel bagagliaio cosa c’è: un cane? Un holess? Il cadavere di Aldo Moro?) ma solo all’interno dell’abitacolo ha modo di apprezzare la mise dell’amica. E sorge, legittimo, il sospetto:
B. Non ti sei conciata così per me, vero?
S: No, tu sei una sorta di tester. La prossima settimana devo uscire con un tizio. Devi dirmi solo se così acchittata sembro zoccola oppure ti faccio venire voglia di.
B: Quale sarebbe la differenza scusa?
La seratina, del cui ricordo rimane oggi un capello bianco in più per commensale, va avanti con un garbato litigio messo in pratica scomodando Giulio Cesare, le Idi di Marzo ed uno ad uno tutti i centurioni e si conclude pontificando a turno nella SaraMobile che puzza di pitbull rognoso. Come? Non ve l’avevo detto? Ora vive lì, insieme ai suoi amici acari, ma quando esco con persone intolleranti lascio il cane in cantina e mi porto dietro solo i parassiti. E’ una vita dura, lo so, ma un giorno magari, chissà…
Erba
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