S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Il cielo è grigio. Piove fitto e leggero. Seduta nel cortile aperto del British Museum, mangio un hot dog, ascolto parole, passi, il pianto di un bambino. Ricordo dicembre. Sono un po’ stanca. Sguardo ozioso. Helen Graham House. Di fronte all’entrata. Una finestra al primo piano è aperta. L’occhio si intrufola con curiosità cortese.
Una donna. Accarezza il lenzuolo come per sistemare perfettamente il letto. Prende la borsa, rovista all’interno. Apre un cassetto, estrae un piccolo oggetto, scuro. Movimenti quotidiani.
Si chiama Eliz. E’ russa. Architetto. Ha l’aria di aspettare. Si affaccia al balcone. Accende una sigaretta. Osserva il via vai bisbigliante per strada. Forse i nostri occhi si incrociano. Indossa una gonna a campana blu con fiori grandi, turchesi e bianchi. Vita alta chiusa da una cinta che richiama il tessuto della gonna. Camicia bianca che le aderisce al busto, un po’scollata. Scarpe di stoffa, glicine e blu. Eliz è bella. Ha gesti lenti, eleganti. Si gira veloce sembra aver sentito qualcosa, un telefono, una porta, forse solo un rumore. Spegne la sigaretta. Esce dal mio sguardo per pochi istanti. Ricompare in un abbraccio. David, canadese. Insegnante di Scienze Politiche all’università. Alto, bruno. Camicia bianca arrotolata sull’avambraccio, jeans. Abbraccio lungo. Lei lo bacia sul collo, sorride. Lui le accarezza la guancia.
Li vedo uscire poco dopo dal portone principale. Andranno a pranzo nella loro consueta Brasserie. Eliz va matta per le quique lorraine. Lui le cinge la spalla con il braccio. Li seguo fino a che il mio sguardo diviene troppo miope per accompagnare il loro passo.
Il rientro è sempre duro quando la partenza era desiderata fortemente, da tempo. La voglia di non tornare più in questi casi è alta, ma la ragione (ammesso che ne esista una) prevale sull’istinto di sopravvivenza.
Quando il mondo che ritrovi non lo vedi cambiato, quando la metà delle persone che incontri ti chiedono: “Hai visto il cambio della guardia?” e non comprendono il tuo “no” secco.
Quando un’altra buona parte ti critica per ciò che non hai fatto in tempo a vedere e il resto chiede senza ascoltare.
Quando non tolleri l’afa sulla tua pelle e lo schifo nella tua gola.
Allora, forse capisci che la follia, a volte, è la migliore delle ragioni.
Eliz e David sembravano felici. L’apparenza inganna, talvolta.
Erba
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