S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Arriva alla conferenza scarmigliata ma sorridente per ricevere una accoglienza calorosa e familiare: se non la conoscessi la definiresti una arzilla vecchietta in pantofole e bastone, una sorta di Miss Marple nostrana che se ne infischia allegramente di essere presa in giro a causa della sua, diciamo così, non vanità.
Poi la senti parlare e capisci subito di essere di fronte ad una grande affabulatrice: il suo non è il tono di un giovane intellettuale armato di contestazione ma quello di una terribile signorina, un po’ in là con gli anni, abituata a scrutare gli astri e contemporaneamente a parlare di Galileo, Copernico, Erodono, Tucidide, delle guerre persiane e del Peloponneso. Signore e signori ecco a voi Margherita Hack, astronoma popolare.
Il Palazzetto dello Sport di Noicattaro è stracolmo di una fauna eterogenea e policroma: famiglie, scolaresche, accademici titolati, adolescenti punk. Mancano solo le Dame Parchitelliane, residenti ad un tiro di schioppo ma probabilmente impegnate nello shopping-tour invernale tra l’Emporio Armani e Prada.
Atea lo è diventata prestissimo e continua a rifiutarsi orgogliosamente di credere nel sublime orologiaio: “Quello che scandalizza Papa Benedetto, quella che viene chiamata dittatura del relativismo, noi laici la chiamiamo libertà: non capisco perché anche chi non crede debba vivere fra patimenti se non vuole più vivere”.
I Dico? “Meglio che nulla. Sono un compromesso, un primo passo. Considero il matrimonio una cosa inutile: oggi c'è molta retorica attorno a questi argomenti ma ci sono questioni più importanti”.
A scuola non andava poi tanto bene (caugh caugh…capito… caugh… Erba? Mamma mia che tosse) e l’unico consiglio che si sente di porgere è quello di seguire le proprie inclinazioni naturali (vi anticipo che avrei quindi deciso di trascorrere il resto della mia vita sul blog, siete avvertiti).
Poi abbozza qualcosa su quella enorme massa oscura in cui gravitiamo tutti, l’Universo, ma ad un passo dalla noiosa lezione di biologia (che tra l’altro avrebbero capito in 3) vira pacatamente sull’incapacità della mente umana di cogliere l’infinito e sulla vertigine che ti prende quando ci provi.
E se fossi credente lì ti verrebbe da dire “Dio, quanto ha ragione”.
Si lascia andare all’ironia, soprattutto su se stessa, giocando con le icone del tempo e mettendo in luce i meccanismi di una società governata dai consumi: ti fa sorridere per la sua arguzia in un primo momento, ma poi ti invoglia ad una amara meditazione sulle debolezze e sui vizi degli uomini.
In perpetua lotta contro il pregiudizio, quello che frena la ricerca, sottolinea amabilmente l’ingerenza delle gerarchie vaticane che per secoli hanno ostacolato la ricerca scientifica: “solo dire no a tutto, attraverso un linguaggio retorico e colpevolizzante, è altamente immorale, di contro lo spirito scientifico è sempre disposto a buttare a mare le proprie convinzioni».
Bene, l’avrete capito: a me Margherita Hack è piaciuta e a 70 anni vorrei essere così, placidamente positiva e sorniona.
Ma soprattutto il vero enigma dell’astrofisica nazionale resta il perché questa donna, candidata e successivamente eletta alle elezioni regionali in Lombardia nel 2005 ed a quelle politiche nel 2006, abbia deciso poi, in entrambi i casi, di rinunciare al seggio… Mistero!
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Erba
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