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S_CAROGNE

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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Le discese ardite

Post n°207 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da erbavoglio_70

 

Ma sono montagne di formaggio!” Questo l'esordio di mio figlio al nostro arrivo alle Grotte di Castellana. Nel corso della passeggiata di 3 Km il formaggio ha lasciato il posto a distese di pannocchie, a eserciti di Barbapapà, a pareti di cioccolato, a presepi, a terrificanti mostri e a paesaggi da fiaba degni di nozze reali. Preciso che non forniscono funghetti allucinogeni insieme al biglietto di ingresso, ma davvero abbiamo visto tutto quello che vi ho detto. Anche molto di più. Confesso di essermi sentiti un'idiota: non ho viaggiato molto, ma tutte le volte che l'ho fatto ho scelto una meta giudicata imperdibile e ho ovviamente scartato a priori la Puglia e quelle che furono nella mia infanzia le mete delle gite domenicali con genitori e cuginetti. Vidi le Grotte a cinque anni e poi non ho più pensato di tornare. Banalmente la frase del giorno è “nulla è più sconosciuto e insolito dell'ovvio”...

La guida, una vivace e preparata trentenne, invita i visitatori a non toccare (e mio figlio, affascinato, esercita per la prima volta l'arte in disuso dell'autocensura: “metto le mani in tasca, così sono sicuro”) e li informa che i cambiamenti apprezzabili a occhio nudo avvengono in cinquanta, cento anni. Parliamo di un centimetro, o mezzo in certi casi. Quindi, se tornerò un giorno con i miei nipotini, diciamo che non avvertirò, almeno lì giù, lo scorrere del tempo in modo eclatante. Meraviglioso: milioni di anni concentrati in una passeggiata, rocce sapientemente disposte per comporre pregiati tessuti, frutto del lavoro di migliaia di ricamatrici silenziose. Certo, assistendo a certi spettacoli, i lavori per la ristrutturazione della propria casa appaiono una cosetta per principianti assoluti, ma addirittura una delle meraviglie del mondo, l'Alhambra, appare, a tratti, quanto meno fortemente ispirata. Che dire? Gli scultori, gli architetti, i pittori a volte si assegnano l'ingrato compito di imbrigliare il bello in un'opera, come fanno alcuni poeti e scrittori con la luna o l'amore, e una vita intera può servire solo ad arrendersi dinanzi al travolgente impeto della Natura o della Verità.

Stretti passaggi, poca aria, una sopportabile – quasi inebriante - sensazione di soffocamento, figure ora spaventose ora fantastiche intorno, come gli alberi dagli occhi gialli che circondano Biancaneve in fuga. Forse è l'Inferno: ti aspetti di scorgere qualche anima dannata, quando ecco che si rischiara la materia, si dispone docile a guisa di gelato che cola, di Madonna con Bambino, di trionfo di candele bianche. Ma, allora, questo è il Paradiso. O forse è entrambe le cose, nella sua apparente fissità. In fondo, a noi tutti, in una sola vita, sfuggiranno i cambiamenti: si deve attendere molto in certi casi...

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 10/02/08 alle 01:09 via WEB
La nostra cara amica Erba ha preparato molto bene questo post. Forse lo aveva già pronto tra appunti ed appuntini. E’ talmente bello che lascia ai lettori la possibilità di decifrarlo o interpretarlo secondo quelle che sono le proprie esperienze scolastiche, di vita, ..di pensiero. La partenza è, di per sé, già un risultato e non per guardare in alto, scalare montagne, verso il cielo. Si parte e si va giù, ci si guarda dentro. E per scrutarsi "dentro" bisogna farlo con gli occhi dei bambini, casti e puri. Ciò potrebbe sorprenderci, potrebbe sorprenderci il fatto di aver dentro, a portata di mano o di cuore, qualcosa che magari cerchiamo molto distanti da noi, non solo a livello geografico ma ideologico e affettivo. Tutto cambia vertiginosamente e “lì dove c’era l’erba ora c’è…una città” Bisogna scendere, anche nella melma se necessario, e solo dopo aver toccato il fondo si possono puntare i piedi e cominciare a risalire. Non come un naufrago che sta affogando e cerca l’aria, salire lentamente, molto lentamente, ripercorrendo uno ad uno tutti gli errori, i passi falsi, i tradimenti. Dalle discese ardite deve seguire l’ardua risalita fino a giungere “all’erba di casa mia”. Con una sola vita certamente non riusciamo a cogliere i cambiamenti per i quali la natura impiega secoli o millenni ma se lentamente e quotidianamente, a costo di uscire in barca con Caronte, che come gita domenicale non è il massimo, guardandoci allo specchio, un solo giorno non vediamo la solita faccia allora anche per noi la natura è andata oltre. Anche per noi “c’è un grande prato verde dove nascono speranze”. –ipo con affetto a tutti voi che mi permettete di guardare quello specchio in maniera sempre diversa.
 
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