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Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Diciannovesima settimana
Quelle rare volte nella vita in cui mi sono trovata a fantasticare sul mio diventare madre, non c’era nulla di certo. Cambiavano contorni, pensieri, aspettative, cambiavano soprattutto le sembianze dei padri! Ma rimaneva una costante: il totale disinteresse verso il sesso del microcefalo.
L’unico elemento che, di volta in volta, lo determinava era il nome. Mi piaceva Rossella? Il figlio immaginario sarebbe stato femmina. Francesco? Maschio.
La costante è rimasta rafforzandosi con l’esperienza.
Il punto è che fino ad undici anni ti raccontano la storia dell’ape e del fiore e tutto si ferma lì. Nessuno che minimamente accenni che le cose, nel mondo dei grandi, si complicano sempre! Tutti che temono o titubano, non sapendo cosa dire, come spiegare.
Si potrebbe anche prendere il discorso alla larga, che so, partire, ad esempio, dall’ orata (si, lei, la stessa che cuciniamo al cartoccio) che salta allegramente dal maschile al femminile, o la gallina che, se si becca la tubercolosi diventa pollo! E le chiocciole? Le più pretenziose(!), hanno tutto, maschile e femminile, come gli uomini, si, gli intersex, almeno. Natura? Contro natura? Errori, orrori? Per alcuni malattia, per altri peccato mortale. Di certo realtà e, come tale, non trascurabile.
E poi?
E poi, sabato sera si va a teatro con un amico.
Prima di entrare riconosco, tra la gente, la mia compagna di banco del liceo. Crescita, strade diverse, fili spezzati ci hanno allontanato, ma è sempre bello ritrovarsi di tanto in tanto.
Mi scopre incinta. La scopro lesbica. Anna, la sua compagna; viso dolce su corpo mascolino. Sguardo intenerito dalle rotondità della mia pancia. Accenna al desiderio soffocato di maternità.
“Sono sempre stata così”, mi dice la mia amica. “Non te ne sei mai accorta? Per qualche anno ti ho amata alla follia ed ero gelosissima dei ragazzi che avevi!” . Ride di gusto e il calice di rosso che ha in mano sembra riflettere la luce del suo sguardo. Ed io a chiedermi dove fossi stata in quel -per qualche anno-. Io, che continuavo a parlarle di Paolo della terza C e mi trastullavo nella bolla trasparente della mia ridotta consapevolezza, scoppiata, poco più in là, a contatto con l’esistenza e le sue molteplici sfumature.
E’ che, a volte, le cose non le vedi, ma non per questo non ci sono. Altre volte, cercano di coprirti gli occhi fino a che, le cose (troppo a lungo soffocate e troppo superficialmente condannate) non ti esplodono davanti, in esasperanti ed esasperate, orgogliose rivendicazioni.
Figlio/a mio/a, il sesso non è la sessualità. E’ solo un’etichetta, un po’ più evidente di altre. La prima di tante che ti si appiccicheranno addosso. Il contenuto è ben diverso, complesso e cangiante più spesso di quanto non si creda o non si voglia ammettere.
Non me ne importa nulla di sapere qual è la tua etichetta e il contenuto dubito tu l’abbia già definito.
Con questi pensieri andiamo, io e te, alla nostra seconda ecografia.
Il battito è forte, sembra dire “Ehilà, ci si rivede!”. Cresci come un vitello. Sei di circa venti centimetri e pesi poco più di due etti! Sei sano ed il sesso, a quanto pare, è evidente. Sei: …
Sei e basta.
E a chi sarà spiazzato dal nostro “da definirsi in corso d’opera” e non saprà come risolvere l’annoso dilemma -tutina rosa o celeste?-, risponderemo che l’arcobaleno non ha sesso e può consigliare originali nuances.
Erba
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