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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Post n°399 pubblicato il 09 Ottobre 2008 da sara_1971

Il viaggio di ritorno viene effettuato in un clima di proibizionismo: l’Associato ormai è mutato. Dopo aver rigettato (non solo metaforicamente) su Sara tutte le paranoie catto –repressive di quasi quaranta anni di vita la considera ormai la sua musa ispiratrice (sich, ho scoperto che quando sono alticcia ho un grande ascendente sugli uomini). In lontananza un paio di spari, le urla di un matto, qualche sirena della polizia. E questa bella sensazione di essere a casa. Sara arriva davanti alla porta della sua magione con un occhio sulla tempia come un quadro di Picasso, gira la chiave nella toppa ma prima che abbia il tempo di realizzare cosa stia succedendo viene ad aprirle la porta una imbrattata ossigenata che mostra una vaga somiglianza con Veronica Ciccone primi tempi. Del tutto sconosciuta e discinta tra l’altro. Insomma non proprio la distinta signora cui offrire un tè ammesso che ci siano tazzine pulite (no scusate, ammesso che ci siano tazzine e basta).

Dopo una manciata di secondi si materializza Jay in una versione in boxer di miss maglietta bagnata. In un fertile grembo di odio si fa strada la larva di un cattivo pensiero.

Sara: Che stavi facendo in casa mia? Eh eh eh?

Jay: Stai calma. Non è come pensi tu.

Bionda: Ma non mi avevi detto che era una amica?

Jay: Si è rotta la caldaia, stavo cercando di aggiustarla.

E lo dice un attimo prima che Sara sguaini dal suo fodero la spada con il filo intatto.

Bene, anche stavolta Jay è riuscito a cavarsela nell’unico modo in cui si riesce a scappare dai propri guai: per puro miracolo.

In casa aleggia un’aria da disperazione della varietà comune: sul tavolo i resti di una rognosa cibata di frattaglie, per terra un verme delle dimensioni di un procione,  nel lavandino le pentole in procinto di accordarsi con la spugna per trovare una soluzione che consenta loro di lavarsi da sole. Sul comodino una busta di evidente provenienza bancaria con un saldo conto che Sara immagina di un bel colore rosso sangue, presagio di un debito solo di poco inferiore a quello del Burkina Faso.

Poi, dopo essere andata a lavarsi a casa della premurosa Regina Madre (Toc toc. Chi è a quest’ora? Apri, sono Sara, la tua figlia prediletta. Oh mio Dio, lo sapevo. Da quando sei nata non hai causato che casini. Che hai combinato stavolta?), alle 5 di mattina Sara va a letto e somma mentalmente i bonifici che dovrebbero arrivare, li sottrae dagli interessi del fido e prega mentalmente l’Olimpo che arrivino tutti in tempo o almeno che da domani tre meno cinque faccia zero.

Pensavo. Un blog, in fondo, è un mezzo come un altro per dispensare filosofia senza troppi giri di parole, capace di guardare a fondo quel che l'occhio solitamente ha paura di vedere. Forse un blog è addirittura la maniera migliore per dare il giusto nome alle situazioni.  E se spesso, forse anche più spesso di quanto si creda, i nomi proprio non riesci a darli, è perché toccare con mano è sempre l’unica maniera per imparare cose che resteranno per sempre. Ecco, io il mio futuro me lo immagino così: in un turbinio di roulotte e assistenti sociali.

 
Rispondi al commento:
sara_1971
sara_1971 il 09/10/08 alle 19:29 via WEB
Cioè volevo dire... il frullatore è già allenato. Sa dove sbattere
 
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