S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Martedì pomeriggio. Ore 16. Ricevimento del Prof. Y, collaboratore del Prof. X, il mio “capo”. Ufficio adiacente con porta comunicante. Ore 16, dicevo, altrimenti identificabili come la settima ora della mia quotidiana, ininterrotta, non retribuita permanenza tra le mura della facoltà, nel ruolo di sguattera-factotum-speranzosa-depressa. Elementi necessari per capire l’elevato grado di scoglionamento che trapela, a quell’ora, da ogni singola particella del mio essere rimuginante e che motiva reazioni inconsulte e non necessariamente galanti.
Di spalle alla porta, castimo animosamente contro il fax che, per tutta risposta, sputa fuori i fogli (19) da inviare con urgenza massima alla Dott. Z. Nel mezzo, un losco figuro, vestito da becchino si palesa sull’uscio. “Ciao!” mi dice. Ammetto, l’urlo uscito dalla mia bocca in risposta non sarà certo sembrato il massimo dell’accoglienza, però: 1. arrivare alle spalle senza bussare è atto di alto terrorismo. 2. passare dal silenzio pressoché totale ad un ciao squillante, può innervosire. 3. Varie ed eventuali.
Lui: “Ti ho spaventato?”
Io: “No, figurati, rispondo sempre così ai saluti.”
Lui: “Magari la prossima volta busso.”
Io: “Eh! M A G A R I! Ci deve essere necessariamente una prossima volta?”
Lui:“Ah che simpatica che sei!” (Il tizio, avvicinatosi, mi dà una pacca sulla spalla)
Io: “…”
Lui:“Mi chiamo Michele, sono il nuovo assistente del Prof. Y. Tu chi sei? Sei qui da molto? Hai un assegno di ricerca? Ma collabori proprio con il titolare? Sei laureata da…? In…? Sei avvocato? Io sì, dal primo settembre. Ho già lo studio. In pieno centro. Mio padre – che è avvocato da trent’anni – aveva bisogno di una sede a Lecce e così… Uuuuh! Scusa, mi suona il cellulare! [Ciao Amorù, come stai? Sì, io sono in facoltà. Oggi il primo giorno. Tu? Lavori? Sei stanca, amore?...mmmh immagino. Ci vediamo dopo, cucciola? ] Scusa ancora, dicevamo?”
Io: “… Ehm… credo siano arrivati degli studenti per te.”
Lui:“Ah, già, grazie! Che bello parlare con te! Magari dopo prendiamo un caffè insieme.” Altra pacca sulla spalla.
Io: “…”
Ore 17.30
Devo andare via. Il caro Michele non ha le chiavi per chiudere. Mi tocca aspettarlo. Con gentilezza busso alla sua porta per chiedergli, cortesemente di stringere: “Michele, io fra tre minuti vado via. O vieni con me o ti chiudo dentro.”
Lui: “Ah, va bene. Che simpatica che sei!”
Alzo il sopracciglio sinistro, giro il culo, esco.
Andiamo via insieme.
Lui: “Posso offrirti un caffè?”
Io: “No.”
Lui: “Come hai detto che ti chiami?”
Io: “Non l’ho detto. Comunque, mi chiamo D.”
Lui: “Che bellissimo nome, bellissimo come te! … oltre che simpatica! Ah, Ah, Ah!”
Io: “…” più sopracciglio sinistro.
Tra portone e macchina ha il tempo di promettermi un vassoio di dolci tipici del suo paese e di raccontarmi come l’elevato livello di stress della sua vita abbia ormai altamente superato i limiti, al punto che, povero, “in palestra non riesco più a scaricare le tossine in accumulo e mi è venuta la dermatite! Ma non immagini! Una cosa terribbbileeeeeee! Ora sono sotto ansiolitici. Ho chiazze ovunque. Poi non ti dico il fastidio all’inguine. Sai, gli elastici dell’intimo maschile sono terribili, ti segano!”
Io: “…” mentre lotto con un’ape e mi chiedo, inconsciamente, 1. se l’affermazione sull’intimo sia un invito alla prova e se sì a che prova; 2. quale sia il supplizio maggiore: lui o l’ape?
Lui: “Le api si posano sui fiori…”
Io: “Michele, sarà per la prossima.”
Lui: “… che poi, un mio amico, omeopata, primario a Milano mi ha detto: Miche’, ma che fai? Non andare dal dermatologo! Ora che scendo in Puglia ti faccio io un piano psico-fisico, grazie al quale potrai dedicare due minuti a te stesso ogni giorno e ritrovare il tuo nirvana!”
S I L E N Z I O
Lo guardo.
Mi guarda.
Pensa di aver centrato il bersaglio. Gli occhi accesi e vispi di chi pensa: Cazzo, con la menata del Nirvana, c’ho preso. Deve rientrare nella classe donna: astrologia e scienze naturali. Come te la smolla se azzecchi l’affinità chakra e zodiaco!
Io: “Michele, si sono fatte le sei. Sarei dovuta essere a casa già da un’ora, persa, invece, a sentirti sparare minchiate senza possibilità alcuna di redenzione ai miei occhi.
Partiamo da pochi elementari presupposti che persino tu, avvocato, potrai comprendere senza troppo sforzo:
- Il fatto che sia di sesso femminile, non vuol dire che mi dia in beneficenza a chi vanti grandiosità di partito e prometta dolci tra un complimento e l’altro per comprare, penosamente direi, una o più prestazioni sessuali extra [ti ricordo, infatti, che hai chiamato la tua ragazza davanti a me e non vedo il TG con i sottotitoli]. Non ho velleità familiari, né ho necessità sessuali disperate (se le avessi, piuttosto, mi dispererei.).
- Sempre per lo stesso presupposto, non è cosa immediata pensare che sia un’oca giuliva che non regge una conversazione a meno che non si parli di cucina e manicure. Così come, non amo che mi si piazzino gli occhi sul culo ogniqualvolta mi giri anche solo di tre quarti [Sì, l’ho notato.].
Se questi due presupposti non dovessero bastare, non riuscirei a fare granché con te - a parte condividere forzatamente l’uscio di due stanze comunicanti - perché: a) chiami cucciola e amorù la tua ragazza; b) dai pacche sulla spalla ed i tuoi sei simpatica mi fanno vomitare. c) hai un’acqua di colonia che sa di Parmigiano Reggiano. Ma soprattutto, d) Con un decerebrato sotto sedativi in cerca del suo nirvana non ho molto di cui parlare. Chiaro Miche’?”
Lui: “Chiarissimo.”
Io: “Bene. A martedì prossimo, caro. Ciao- ciao!”
Lui, dopo breve pausa: “Ah, D.! Magari martedì prossimo mi dai il tuo numero e qualche sera si esce insieme!”
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Erba
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