S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Sempre più frequentemente manifesto segnali di inquietudine. Non si tratta di invecchiamento incipiente, né tanto meno di insoddisfazione dilagante. Da qualche anno controllo meglio anche la mia insicurezza, da sempre prorompente più delle mie forme, e senza ricorrere alla chirurgia plastica o a qualche rassicurante forma di spiritualismo. Ho sfrondato i più marcati precetti familiari, ho relativizzato i dogmi di presunti creativi largamente frequentati in gioventù, mi sono concessa il lusso di fermarmi. Ecco, di nuovo sbaglio: parlo di fermate, ma alludo prosaicamente a momenti estranei al routinario dipanarsi della vita quotidiana.
No, non è solo colpa della mia famiglia di origine. Ci ho messo del mio: ho accumulato ingenti dosi di ansia da prestazione sin dall'infanzia, ma i miei fratelli sono immuni dal problema, ammesso che il sangue che circola nelle nostre vene sia lo stesso. Credo che sarei stata ansiosa anche se fossi nata nel paleolitico, avrei avuto fretta anche se mio marito fosse stato un capo indiano e sarei stata gelosa del mio uomo anche se fossi stata Eva. Sin dalla più tenera età mi sono posta traguardi quotidiani, trimestrali e annuali, per cui devo ipotizzare che il mio Super-ego abbia studiato marketing. Solitamente gli obiettivi erano di tipo scolastico o culturale in genere (tipo “Leggere tutto Tolstoj a luglio sottolineando i passi salienti e impararli a memoria ad agosto mentre sono in spaccata sotto il sole, in modo tale da migliorare il mio arabesque e, contestualmente, dimagrire e abbronzarmi. Nota: meglio indossare una sudarella.”)
Inutile dire poi che ho tentato ripetutamente di convincere i miei a comprarmi corsi di inglese e russo da ascoltare di notte... Diciamo che già verso i tredici anni in famiglia ero ritenuta senza speranza: un essere fondamentalmente mansueto, ma destinato all'infelicità, capace di picchi di isteria non comuni, una potenziale tossica o suicida. Semplicemente, avevo bisogno di giornate più lunghe, di qualche segretario e di comprensione. Sì, mi sarebbe piaciuto incontrare qualcuno in grado di accostarsi empaticamente a me.
A ventidue anni ho trascorso la mia prima estate quasi oziosa. Ho scoperto di essere naturalmente incline alla spensieratezza, alla leggerezza, alla risata e al relax. Anche se, s'intende, a patto che a giornate di meraviglioso dolce far niente corrispondano altrettante intense produttive settimane: mai dimenticare le mete. Come è ovvio che sia, da allora si sono succeduti periodi in cui ha prevalso l'una o l'altra componente, a seconda della situazione lavorativa, sentimentale, degli stimoli esterni, degli agenti atmosferici... Da quando sono mamma riesco a gestire il tempo in maniera esemplare e coordino situazioni che metterebbero in crisi anche Condoleezza Rice.
Ebbene, caro Babbo Natale, fatte queste premesse, penso che tu possa comprendere appieno le mie umili richieste:
concedimi di fare pipì una volta per tutte onde evitare inutili sprechi di tempo;
per la ragione di cui sopra fa' che io e i miei figli possiamo essere puliti senza per questo trascorrere un totale di 2 ore e trenta quotidiane in bagno (solo per il piacere di farlo – e di fumare poi una cicca - vorrei ogni tanto usare una doccia);
una manicure a tempo indefinito;
cambio automatico degli armadi due volte all'anno con relativa ricarica dei generi indispensabili (slip, calze, pigiami). Non preoccuparti delle borse: sarà per me un piacere dedicare un po' di tempo libero allo shopping degno di nota;
ogni 8 dicembre vorrei trovare sotto l'albero i doni per i soliti noti della mia lista (inclusa Sara). Fai tu, così vedrai che sbattimento cercare di essere originali e pregni di spirito natalizio. [Suggerimento: segui cicli di quattro anni, alternando i libri all'oggettistica, quindi gli indumenti alla bigiotteria.] Non volermene, ma non mi è piaciuto il modo in cui mio marito mi ha risposto la scorsa settimana, quando gli ho detto “Anche per quest'anno ho finito con i regali, peccato però che i negozianti mi guardino in modo sospetto quando chiedo di usare una carta natalizia” e lui: “Amore, lo farebbero ancor più se fosse Agosto”;
dotare la mia macchinetta del caffè di vita propria: la preparazione della stessa, che compio ogni santa sera, mi è venuta in uggia. Ho provato a rilassarmi e soprassedere, ma l'indomani ho ceduto agli automatismi di cui l'uomo moderno è vittima e l'ho bruciata.
E sia: continuerò ad allestire l'albero e a passeggiare per negozi con il freddo pungente. Ma che ci sia sole.
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Erba
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