S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Le scarpe col tacco sono un'invenzione dei musulmani per impedire alle schiave dell'harem di poter fuggire agevolmente. Possiamo partire da questo assunto e principiare così il racconto.
Sara, come Voi esacerbati lettori avete perfettamente inteso, è un genere di sfigata talebana, ovvero irriducibile. E la cosa non cambia nemmeno quando la stessa, udite udite, riesce colà dove altri poveracci falliscono quotidianamente, ovvero nel vincere una piccola somma ad una di quelle truffe legalizzate gestite dalla Sisal, ovvero il WinForLife. Vi risparmio l’incredulità data dall’essersi aggiudicata la folle somma di euro centosettanta (ripeto il dato: centosettanta: la cedola vincente è passata di mano in mano tra me, Geghe e Jay in una gara a chi la riuscisse a tenere in mano per più tempo, nemmeno fosse il piede di San Pietro al Vaticano) e la gioia nel collegare l’importo del premio al prezzo di un costoso oggetto del desiderio adocchiato settimane fa in un momento di shopping compulsivo ossessivo di cui la Vostra spesso cade vittima pur non potendo esibire il ventaglio di carte di credito consono ad una vetusta Pretty Woman.
Detto questo, come da desiderio di terza fascia proletaria, Sara si fionda nel primo negozio Guess delle vicinanze per accaparrarsi quel magnifico paio di Francesine che potete osservare al link. Tralasciando per un attimo il fatto che io non abbia assolutamente nessun capo di vestiario da abbinare a questi magnifici calzari che ricordano in un colpo solo le torture cinesi e le geishe giapponesi, ci terrei comunque a precisare che comprare certi pezzi artistici produce gli stessi piacevoli impulsi nervosi causati dalla vista del giovine rumeno (di cui dovrei smettere di parlare per evitare di sfracellarvi ulteriormente i maroni, su questo vi do ragione, per carità).
Ma continuiamo.
I primi giorni Sara riserva alle Francesine un trattamento speciale, le pulisce accuratamente (pur essendo appena uscite di fabbrica), le lascia riposare sul divano o addirittura sul letto, pregustando il momento in cui ne farà sfoggio in pubblico. Poi, per non correre il rischio di una magra figura al momento del battesimo ufficiale, inizia ad indossarle in casa.
Per esempio di notte, quando non riesce a dormire (non ve l’ho detto? Adesso è con noi anche l’insonnia) oppure di giorno, dopo aver sbattuto prudentemente i cani in giardino – ben lontani dalle scarpe – e aver indossato un accattivante completo da camera composto da una maglietta degli Ac/Dc e un paio di mutande sfilacciate.
Poi arriva il gran giorno.
Sara indossa il frutto proibito per uscire e andare… dove? Ad una cena tra amici? Ad un appuntamento galante? Ad una convention di lavoro? Non sia mai, queste son cose da persone normali e Sara, come sapete, ha orrore di tutte quelle disdicevoli attività sociali comuni al 90% della popolazione (casomai ve ne foste dimenticati ve lo ripeto qui: nonostante la foto, la sdraio, le gambe, le unghie laccate che reggono il libro, il costume che si ispira alla pace nel mondo Sara è una disadattata incazzata con il mondo, perciò – detto tra noi – chi ve lo fa fare?). Scusate lo sfogo. Dicevamo. Sara indossa le francesine per andare a lezione di yoga.
Prudentemente esce di casa in ciabatte (per paura che qualche orrida bestiaccia nel giardino le infanghi i calzari) e si cambia soltanto in auto. Dopo nemmeno 5 minuti arriva a destinazione. Si specchia nella vetrina di un negozio, ha un colorito pallido da vittima del vampirismo e i capelli indistinguibili da quelli del barbone incrociato al semaforo ma con le francesine ai piedi tutto passa in secondo piano.
Nel frattempo inizia a piovere. Per un attimo Sara pensa di prendere in braccio le scarpe, avvolgerle nella sciarpa e continuare scalza ma in fondo la palestra dista solo un isolato – in fondo che può succedere?
Ebbene, signori, in venti metri può succedere di tutto se la protagonista è Sara_1971.
Dopo nemmeno otto passi – udite udite – un tacco (a stiletto, in pelle rossa con sopratacco in gomma, ad occhio e croce del valore di euro ottantacinque) sprofonda nell’esile spazio compreso tra le sbarre di una griglia di un tombino e ivi resta incastrato. Il primo pensiero di Sara è che tutto questo non può essere vero. Non può. Il secondo è che adesso con estrema (estrema) delicatezza - tutta quella mai messa a frutto in trentotto anni di becera vita, per intenderci – bisogna cercare di estrarre la scarpa dal tombino. Pur ricorrendo alle manovre tecniche imparate al corso di primo soccorso frequentato insieme a Geghe non c’è nulla da fare: la scarpe resta dov’è.
Nel frattempo la pioggia si infittisce. Naturalmente.
A questo punto Sara pensa bene di slacciarsi la francesina e di restare con una scarpa sì ed una no sul marciapiede. Si china e cerca, con una leggerissima frenesia, di estrarre le spoglie. Nel frattempo una signora caritatevole mi viene in aiuto proteggendomi con l’ombrello – eh già perché nel mentre si è scatenato il fortunale e in lontananza si può addirittura scorgere un vigile che agevola il passaggio delle coppie di bestie impaurite che si dirigono a frotte verso l’Arca.
Sara raduna tutta la (poca, ma che dico pochissima) pazienza che ha avuto in dono alla nascita per sfilare con delicatezza il tacco dalla griglia ma niente: l’unico effetto è il rapido chiudersi dell’ombrello della signora per lo spostamento d’aria dovuto alle gasteme primordiali formulate nel mentre.
A questo punto la Vostra formula un fioretto e giura di trascorrere una settimana da novizia nel convento di Santa Fara nel caso in cui la situazione si dovesse risolvere senza gli ingenti danni che ormai si prospettano all’orizzonte. Dopo appena quaranta centimetri di precipitazioni la fottutissima francesina decide di tornare tra le mani della proprietaria. Non intera perché naturalmente il tacco resta giù (c’erano forse dubbi?), nel condotto di scolo delle pubbliche fogne e si perde nel vortice della discesa agli inferi.
Io non voglio dire nient’altro su questa storia (anche perché sto tentando di rimuoverla con l’ipnosi). Solo una cosa mi chiedevo.
Tavor?
Qui la scelta è semplice: Sì o no.
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Erba
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