S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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L’occasione è emotivamente impegnativa.
Lui è motivo di costante riconsiderazione dei miei stabili e resistenti “adesso basta”.
Lui è colui che ho deciso di non vedere più.
(Per coerenza) Lui è colui che stasera ho invitato a cena da me.
Cucino io. Io detesto cucinare. In uno slancio di romanticismo e di stucchevoli considerazioni (“quando ami hai piacere a cucinare per l’altro”), alle 17 sono all’opera, già consapevole che alle 21.30, ora della cena, sarò una puzzolentissima, provetta bestemmiatrice.
Poche portate. Rimaniamo leggeri.
Come antipasto un cocktail di gamberetti. I gamberetti sono freschissimi. Lessati e decapitati.
Per un momento mi balza l’insana idea di fare da me la maionese (esperienza mai provata: il mio massimo è il caffè di prima mattina).
Fortunatamente penso che la Kraft ben camuffata mi può risparmiare una buona oretta di rimestolar di uova…
Un primo leggero: zuppa calda dal nome “VITA NUOVA”. Prendo spunto da un ricettario di eccezione: Afrodita di Isabel Allende. Non ho marsala, opto per ¼ di dreher, l’unico alcolico che troneggia nella mia dispensa (oltre che nel frigo). Non comprendo il significato di “una tazza di champignon”, salto l’enigma senza troppe domande. Sostituisco la salvia (mancante) con il prezzemolo, elimino i due cucchiai di panna (finto spirito salutista, reale alzheimer da spesa) e il rosso d’uovo si trasforma in uovo intero.
Piatto forte (stesso ricettario) MERLUZZO ALLA DIANA. Penso a Lady D., mi commuovo fino a che il coltello non recide il mio indice sinistro il che provoca un accorato pensiero rivolto alla defunta.
Posso riutilizzare la Kraft di prima. Ho persino comprato il coriandolo. Sono a cavallo del merluzzo: ho quasi tutti gli ingredienti. Tranne il crescione con cui mi si chiede di guarnire il piatto (irresponsabili e pretenziosi questi autori contemporanei). Dopo una veloce ricerca su Google (o sarebbe meglio dichiarare su Libero?) apprendo che il crescione è un'insalata. Utilizzo la lattuga comprata per la tartaruga.
Dolce: SOSPIRO DI BANANA, preparazione: “metti tutto nel frullatore e lavora bene. Va servito immediatamente […] non resiste a lungo perché la banana tende a (…) scurirsi”.
Alle 21 sono in ritardo cronico e mi accorgo che non ho il pane. Mi affaccio al balcone e con leggiadrìa borghese grido a Charudutta (proprietario del market indiano sotto casa) se per caso glien’è rimasto. Mi risponde con un sorriso privo di incisivi. Comprendo che, a quell’ora, l’unico pane che può vendere è il panetto di coca. Frugo nella dispensa. Trovo del pan carré aperto con crosta laterale (direzione apertura pacco) indurita dal freddo ed ammuffita dal tempo. Scrosto la muffa e tampono l’indurimento con pronta accensione del tostapane.
Ore 21.30, citofono. Vestita in modo analogo dalle 9 della mattina, passo dal bagno e mi spruzzo qualcosa di non ben definito il cui afrore permarrà fino alle 21 del giorno dopo. Evito accuratamente di incontrarmi nello specchio.
A lui toccava il comito delle bevande.
Arriva con un bianco da 45euro (a bottiglia). Io, donna da primitivo 2 euro al litro ho il compito di aprirlo. Penso che forse potevo fare da me la maionese e potevo comprare il marsala per la zuppa. Chiaramente buco il tappo. Sughero nel vino di 45euro. Lui sorride. Io impreco.
Il cocktail di gamberetti delizia la vista: pochi gamberi allagati nella Kraft. Ogni tanto spunta una testa dimenticata, o qualche zampetta (Oh, che sbadatina che sono!). Lui sorride (droga?).
La zuppa è una brodaglia indefinita di cadaveri champignon e prezzemolo, in cui furoreggia un uovo mal girato.
Il merluzzo di Lady D. è una sbobba cotta alla meno peggio; decisamente più saporita la lattuga della tartaruga.
Il dolce (la banana frullata) garantisco essere buono anche annerito (perché preparato prima e dimenticato, così come il pane nel tostapane ad incenerire la cucina).
Lui continua a sorridere (trip di allucinogeni?).
Dopo la cena luculliana e ristoratrice dello spirito, lo slancio della passione e la scusa del vino che dà alla testa, ci vede abbarbicati l’uno all’altro sul letto. Lui, dolce come il sospiro di banana ben fatto, mi dice quanto mi ama e quanto grande sia il suo desiderio di vivere con me, quanto mi desideri… Io, dopo tre minuti lordi, russo.
La mattina mi sveglio di soprassalto, bestemmio al nuovo giorno andando verso il bagno e… toh, guarda, è ancora qui! Questo me lo sposo.
P.S.: Ammetto di non aver mai bevuto un vino tanto buono in vita mia. Peccato per quel sentore di sughero.
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Erba
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