S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Confesso alla rete onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni: La creatura ed io ormai ci odiamo, è ufficiale.
Ma procediamo con ordine.
Riposte con amore e dedizione le blatte di Natale è iniziato il countdown per la consegna delle bozze. Sembrerà incredibile (soprattutto a voi, cari esacerbati lettori) ma ormai siamo alla fine di questa immane fatica (letteraria?) che come unico risultato ha prodotto l’inasprirsi delle nevrosi mie e di Erba. Unica nota positiva dell’impresa è la acquisizione di artifizi dialettici utili ad affrontare una litigata tra di noi senza ritrovarci il giorno dopo nella cronaca nera.
Nel corso delle ultime due settimane Sara ha fatto sfoggio della sua proverbiale intuizione creativa modificando personalmente il proprio look: la prima a farne le spese è stata la fluente capigliatura perciò la conseguenza è una simpatica frangetta che richiama alla mente il prodotto di una efferata copula tra Arisa e Frankestein. In seguito si sono aggiunti un paio di occhiali da professoretta frigida ed un trucco particolarmente aggressivo: in definitiva mi definirei una concreta alternativa al velinismo, ovvero un discreto cesso (la vostra intuizione in qualche maniera sa quel che volete realmente diventare, e a questo punto fate bene ad ascoltarla).
A differenza di D’Annunzio (che prima di scrivere spargeva sul pavimento petali di rosa) Sara lavora all’editing mentre Geghe dipinge imbrattando i muri, Jay litiga nella stanza accanto con la sua ultima conquista (Nuccia la cartomante), La Vicina impreca e l’accampamento tzigano poco distante manda a pieno volume tutto il repertorio di Julio Iglesias.
A questo punto il minimo è che l’ispirazione vada a farsi fottere. Già, l’ispirazione: vorrei ricordarvi che sulla strategia del non sono capace ma ci provo lo stesso hanno costruito la loro carriera uno sfracco di star.
Diciamo che attualmente ho maggiori stimoli a livello intestinale che non. E questo dipende esclusivamente da una consapevolezza alimentare a cui sono addivenuta nelle ultime sere trascorse in solitudine con la Creatura ed un frigo indisponente: i lampascioni sono Il Male. Non dimenticatelo mai. MAI.
I dubbi grammaticali vengono risolti consultando il più arcano dei tarocchi (il dizionario) e le correzioni vengono accettate con la disperazione di Vittorio Alfieri: è doveroso ammetterlo ma la remissività in ambito ortografico non è proprio cosa mia (ma poi niente che richieda pazienza è cosa mia, diciamolo).
La novità geriatrica in casa_1971 è rappresentata da Rambo, un anziano contrabbandiere di sigarette prestato per l’occasione allo smercio di materiale pirico (ugualmente illegale) che qualche giorno fa Jay ha portato a casa. I due si sono conosciuti durante una rissa e dopo qualche dissapore iniziale (Rambo ha esternato garbatamente le sue divergenti opinioni sfiancando di calci la portiera della auto di Geghe, erroneamente convinto fosse quella di Jay) è tornata la quiete perciò a volte anche lui si intrattiene in questa magione infestata da una genìa strana e dai costumi incerti che nei bestiari medievali non trova allocazione e nelle liste di Linneo compare come allucinata perversione di genere. Il loro apporto è fondamentale: Rambo mi tiene sveglia con i suoi racconti carcerari (grazie anche al suo alito che in quanto ad alcool potrebbe disinfettare una piaga) mentre Jay mi sprona ad andare oltre i piccoli contrattempi quotidiani (E quante storie, adesso non venirmi a dire che non ti pubblicano perché c’è del caffè sulle pagine).
Impossibile non notarmi per la strada: a volte parlo da sola, a volte con i cani, spesso con Geghe (che è un po’ la stessa cosa) e se prima avevo l’abitudine di bestemmiare contro Berlusca adesso inveisco contro l’Editor.
Per trovare svago e dimenticare la follia dell’aver trascorso gli ultimi due anni attaccata ad una nefasta Creatura basta affacciarsi al balcone e guardare il muro perimetrale della tangenziale dove Nuccia, scimmiottando Moccia, ha tracciato indelebile il suo amore per Jay (testuali parole: sguardo cattivo mi hai fatto toccare il cielo con un dito). Nella speranza che i metodi anticoncezionali siano con loro il più a lungo possibile, attualmente il mio desiderio sarebbe quello di una vita fatta di Champions League e bibite gasate, priva di libri e zeppa di tutte le sicurezze cui può aspirare una donna della mia generazione. Oltre al bourbon, naturalmente
Babe, davvero, non so chi mi dia tutta questa pazienza, ma La Creatura é qui sul tavolo che ben conosci e che nel frattempo ha ospitato liti, lanci di oggetti contundenti e singhiozzi più o meno solitari.
Forse sarebbe giusto che tutto finisse quando lo diamo per concluso ma a volte capita che qualcuno continui ad amarsi con tale trasporto da non permettere al nulla di arrivare a compimento.
Perché tutto si può sperare di perdere semplicemente parlandone, tutto ci appare lontano come se non esistesse eppure nulla si dimentica mai per davvero e quel che si tace sempre si trasforma in qualcosa che prima o poi si finirà per raccontare.
Sia silenzio che reclama o voce che non stempera, tutto questo smetterà di esistere quando non sarò più in grado di ricordare.
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Erba
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