S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Lui ritiene di dover partire, all’estero. Ha cercato lavoro, come un matto, meglio forse sarebbe dire come un disperato, con la disperazione di chi vuole realizzarsi senza dover scendere a patti con la propria dignità, per avere quello che gli spetterebbe dopo un iter di studio ed impegno profuso, oltre che tasse profumatamente pagate. Il posto, qui non c’è o, se c’è, è sempre per pochi, tendenzialmente non meritevoli. Per i meritevoli, non spinti si ricorre ad impieghi di terza categoria.
Io lavoro dodici ore al giorno senza pausa per uno stipendio misero e con la sola gloria di centinaia di compiti da correggere, crani da esaminare, fax da inviare, professori da accompagnare, pranzi da pagare e studenti che vengono a chiedere una spiegazione, un aiuto, o che dicono “mi rivolgo a lei perché in questo posto è l’unica persona della quale mi fido…”. Ma la sua fiducia, signorina, non mi affitta una casa e la mia passione non alimenta il mio stomaco e neanche i miei sogni che cominciano a dimagrire spaventosamente.
Lui ha trent’anni, anche io. Casualità, anche LUI.
Ho freddo. Ho timore. Ho paura del domani. Ho nausea del potere.
Vorrei un figlio, non ora, ma un giorno. Tra qualche anno. Vorrei una casa, piccola. Vorrei arredarla. Vorrei una vita mia. Vorrei non avere il fiato sul collo dei miei stessi timori… dei miei “e se…”? E se tra due anni il contratto non me lo rinnovano? E se dovrò ricominciare tutto di nuovo? Da dove? E se ora affittassi una casa, come farei ad arrivare a fine mese? E se mi trovassi un secondo lavoro? Ma come faccio a trovare un altro lavoro se già questo e con questo ritmo non basta mai? E se… andassi via dall’Italia… E…
Sono ripetiva, sono sfiduciata, sono stanca. Terribilmente stanca. Ed è una stanchezza che macera i tessuti, che corrode le ossa ed il peggio è che sono ossa giovani. E’ una sfiducia che baratta aspirazioni contro insicurezza. Che Paese è questo? Che spende soldi a puttane mentre vende i suoi figli, che mette a tacere la coscienza (critica) con un televoto di sanremo, che rivolta la Storia con un Principe al podio ed un nano al governo?
Quando si arriva al fondo? Come si risale?
Non voglio essere retorica, meno che mai patetica.
Ho fame. Lascio il libro. Metto a scaldare l'olio. Buco i pomodori con la forchetta, li butto nell’olio caldo. Preparo l’acqua per la pasta. Stappo un Salice Salentino. Me ne verso un po’ nel bicchiere. Metto il coperchio sulla padella. Intanto butto la pasta, fusilli. Continuo la cottura dei pomodorini, aggiungo il peperoncino. Scolo la pasta e unisco il tutto, saltandolo un po’ al fuoco. Parmigiano.
Stanotte ripeto un po’ di programma, domani esami. Solita strada, solita curva, solito collo piegato, infondo, me lo ha detto anche La Capo: "Chi più ci tiene se la prende sempre in culo, è sempre così!".
Mi chiedo se c’è ancora posto per la speranza, speranza che se ne possa uscire.
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Erba
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