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S_CAROGNE

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Di padre in figlio

Post n°694 pubblicato il 24 Settembre 2010 da sara_1971

Somewhere

Le notizie inerenti il tesoro nascosto di casa Agnelli, le indagini del fisco e la causa civile intentata da Margherita nei confronti della famiglia hanno ridestato l’interesse per la morte del più fragile degli Agnelli, deceduto dopo un volo di 80 metri dal viadotto dell’autostrada Torino-Savona.

Raffinato e malinconico da giovane, irrisolto da adulto: per l'Edoardo trovato morto sul greto dello Stura, il destino familiare è stato lo stesso del nonno omonimo, escluso dall’asse ereditario a favore del nipote Gianni, all’epoca appena quattordicenne.

Di lui si ricordano soprattutto le stravaganze e le spiacevoli cadute di stile, rimbalzate implacabili sulle pagine dei quotidiani. Polemizzava a mezzo stampa con Margherita Hack, difendendo i valori dell’astrologia, e in privato incontrava il santone Sai Baba; disapprovava le scelte capitaliste dell’azienda ed il giorno dopo era costretto a rettificare le sue imbarazzanti esternazioni; si dichiarava pronto a dirigere una squadra che sentiva sua, ma di cui all’atto pratico inseguiva il possesso.

Però era delicato, gentile – oltre che inopportuno - e sapeva ricordare: al giornalista Marco Bernardini, con cui aveva avuto qualche piccola querelle, regalava i cioccolatini Peyrano perché una volta l'aveva sentito dire che gli piacevano.

Ecologista e pacifista, studiava le religioni, ma non era un eremita. Si era convertito all’Islam: le fotografie più recenti lo mostrano durante la preghiera del venerdì a Tehran condotta dall’Ayatollah Khamenei: Edoardo è in piedi in prima fila vicino al martire Muhammad Baqir Sadr.

Di passioni sembrava averne avute tante ma nessuna era abbastanza sua da fargli smettere di cercare altrove ciò che gli mancava dentro.

Nel 1990 arriva la vicenda che gli crea i maggiori problemi, facendolo balzare alla ribalta delle cronache giornalistiche: un fermo in Kenia per detenzione di stupefacenti.

Una vicenda chiusasi dopo qualche settimana con un’assoluzione completa della corte ma non dell’opinione pubblica, e tantomeno della sua famiglia. Già, la famiglia. Mi sento sfibrato e stanco - disse all' uscita dal tribunale - è stata una dura battaglia che credo di avere affrontato fondamentalmente da solo.

Per lo psichiatra Vittorino Andreoli, Edoardo altro non era che un Pollicino costretto a confrontarsi con la grande storia di una grande dinastia.

Man mano che le porte del clan si chiudevano davanti ai suoi errori, le sue inclinazioni pacifiste ed ecologiche diventavano strumento per taluni, le sue conversioni religiose per altri.

E per questi altri di dubbi sembrano non essercene mai stati: Edoardo, erede diretto dell'impero della famiglia Agnelli, compreso il gruppo Fiat, è stato un martire dell’Islam piuttosto che un suicida. La tesi del complotto sionista viene lanciata in Iran subito dopo la sua morte e nel 2005 gli viene intitolata una piazza di Khomein, città natale dell’Ayatollah.

Anche dopo la morte è stato più utile agli altri che a se stesso, Edoardo.

C’era l’orma di un destino zamputo persino sulla sua data di nascita: il 9 giugno. Stesso identico giorno di venuta al mondo – ironia della sorte - di Curzio Malaparte, amante della mamma di Gianni Agnelli, Donna Virginia Bourbon. Quella madre di cui l’Avvocato preferiva non parlare se non in sporadiche occasioni, quella madre scomparsa precocemente e tumulata alla presenza di tutti i figli ad eccezione di Gianni, in viaggio ad Oslo, quella madre il cui ricordo spinse l’Avvocato ad acquistare i diritti di Vestivamo alla marinara, pur di assicurarsene l’oblio.

Verrebbe da domandarsi quali possano essere i motivi che spingono un figlio a cancellare accuratamente le tracce della memoria della propria madre. E quanto (poco) quello stesso figlio, diventato padre, potesse sostenere una vita non all'altezza delle aspettative degli altri, sempre sbagliata rispetto a quella che sarebbe dovuta essere.

Aveva l’incoerenza degli empatici ma nella vita la sensibilità aiuta a capire, forse, certo non a risolvere. E l’Avvocato… beh, l’Avvocato… il suo è stato un amore troppo vicino alla tolleranza perché un figlio non ne uscisse devastato.

Non deve essere stato facile. Per entrambi.

Edoardo Agnelli se ne va il 15 Novembre 2000, chiudendo per sempre la porta sulla sua solitudine. In fondo aveva già avuto tutto. Tranne se stesso. 

 

Di seguito una sua lettera indirizzata al padre, più esaustiva - credo - di tanti reportage.

 

Caro Pappi, augurando che tutto sia bene con te (non posso quivi dire «e con tua famiglia») perché certo quivi si sta male e molto e assai. In questa ultima settimana se ne è andato in fumo il difficile equilibrio interiore,quell’armonia sì necessaria per poter vivere e poi lavorare, quell’equilibrio che per me è sempre difficilissimo costruire e difendere visto il difficile meccanico e innaturale mondo e habitat in cui ci siam tutti.

Mamma mi disse che per volere di entrambi i genitori il conto in banca doveva avere la doppia firma... e la firma è da intendersi congiunta.

Poi arriva Papà... e te proponi qualcosa di ancora peggio.

Un versamento mensile con una firma congiunta con Gabetti e delegata a Bini. Ossia tre controlli.

Per chiudere, ecco dove vuole arrivare la mamma. Lei tira - e lo metto per iscritto - a far sì che non possa fare niente, cosicché, se te lasci questa terra, prova a interdirmi. Non ci riuscirebbe mai perché oramai questo paese non glielo permetterebbe però rimane il fatto che ci ha provato e questo lascia a me ponderare dove è l’affetto figliale e dove sta il nostro rapporto

 

 

 
Rispondi al commento:
pabela84
pabela84 il 27/09/10 alle 11:29 via WEB
Io quoto i tuoi sentimenti e li capisco bene. Buona giornata Terry!
 
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