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Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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"Lucia non ha più luceee!" e ride, mentre lo dice di sé. Se l'è persino scritto su di una maglietta che non toglie da giorni. "Così le persone sanno subito con chi stanno parlando. Con una a cui sono rimaste in mano briciole di sé". Pausa. Silenzio. Ride ancora e la sua risata riempie la strada come una possente ed allegra folata di vento. Poi inforca la sua bicicletta e canticchiando aggiunge: "Ci vediamo stasera in ospedaaaaaleeee...", annuisco con la testa. Lucia sparisce dietro l'angolo.
L'ospedale è il luogo del nostro incontro, il posto dove ci siamo conosciute. Ci prendiamo cura dei gatti che circolano lì intorno. Costruiamo casette in legno, mettiamo coperte, giornali, diamo da mangiare, li portiamo dal veterinario.
Era una domenica uggiosa di marzo quando Miloud, il gatto capo branco, scappò via, sorpreso da una brusca ed inaspettata frenata di bicicletta arrugginita. Era Lucia. Arrivata da non si sa dove e così furtivamente da spaventare persino i gatti, oltre che me. Alcuni mici, riconoscendola, le si avvicinarono ruffiani. Ho sempre pensato che ritrovassero in lei qualcosa di simile. E' una persona libera, Lucia. Graffiante. E' una persona complessa, in balìa di sé.
Siamo diventate amiche bevendo bicchieri di vino rosso, sedute nelle aiuole spoglie dell'ospedale; mangiando panini, per lo più al tonno, preparati da lei. Si scusava sempre, lo fa ancora. "Perdonami, era l'unica cosa che avevo in casa". I gatti, insaziabili e pulciosi, sempre intorno a noi.
Non si parla di nulla con Lucia. Si sta lì per un'oretta, massimo due, in silenzio. Si seminano frammenti.
Un giorno di giugno lei mi dice: "La bici me l'ha regalata il mio babbo, ma io non la pedalo come lui... bene come lui. E poi, vedi le mie mani? Sono sempre troppo sporche e i miei piercing? Non sono più sicura di volerli, di averli voluti sul serio. Non so mica se mi piacciono.". Si parla per voli pindarici. Lucia è così: bisogna imparare a starle dietro.
Non le rispondo. Un refolo di grecale mi fa desiderare di andare a mare, magari in quella baia a sud di Castro. Per un secondo il vento odora di felicità.
La bici di Lucia è una Bianchi, nera, maschile. L'ha voluta così. Il padre non vedeva l'ora di prendergliela. Tuttavia, per lei andava benissimo una bici da trenta euro di seconda, terza mano. Ci si sarebbe sentita più a suo agio, diceva. La sua pedalata è da combattimento, un po' come il suo incedere. Non è signorina da Bianchi in città.
Stasera arrivo in ospedale prima di lei. Dopo qualche minuto, ecco il suono stridulo della sua pedalata, i miagolii, il consueto rito.
Il crepuscolo è inoltrato, ma ci lascia ancora il tempo di osservare i nostri gesti, riconoscerli.
Finiamo di curare i gatti e poi ci prendiamo cura di noi. "Lucia, oggi ho preferito la birra, fresca.", "Perfetto! Si legherà a meraviglia con i miei nuovi panini al tonno!". Ridiamo di gusto.
Lucia mi dice che ieri ha preparato un dolce con sua madre e, nel lavorarlo insieme, ha sentito forte la loro somiglianza e la somiglianza delle loro solitudini. Lucia è così, ti perfora inaspettatamente con i suoi pensieri.
Dopo un po', nel silenzio mi chiede: "E a te come va con il filosofo?", "E tu che ne sai?", "Vi ho visto in giro. Una volta è sesso, due è relazione. Tre ci stai dentro.". "Aspetto.", "Cosa? Che i gabbiani divengano falchi? Non si può aspettare in eterno. Devi darti dei tempi e devi fuggire dalle proroghe. Ci sono momenti irripetibili che dovremmo avere la fortuna di riconoscere, non la presunzione di rivivere. Forse questi sono i momenti delle scelte.". "Hai ragione.".
Domani Lucia vende la bici. Ha deciso di cambiare qualcosa nella sua vita, ma non sa cosa. "La decisione è sempre un inizio, no?" e ride, "e poi mi sono rotta di questa vita a metà tra la borghese e la punkabbestia senza essere all'altezza di nessuno dei due ruoli. Chissà, magari fra un po' mi vedrai con un bel tailleur in uno studio notarile! Lucia è senza luceeeeeeeeeee!", inforca la bici e canticchiando aggiunge "ci vediamo domani in ospedaleeee!".
Annuisco e finisco la mia birra.
Erba
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