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Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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La decisione è stata presa all’ultimo momento.
Il tempo grigio impediva la scampagnata in programma. Piano B: tutti a casa di Tiziano per il pranzo.
Io e Dario siamo gli addetti alla spesa. Mi piace sempre uscire con lui. Ci conosciamo da una vita e la minima occasione di stare insieme diventa gioco, complicità, scambio.
Poi, Dario va a prendere la sua ragazza, io compro le ultime cose. Un dolce, un ottimo spumante: oggi c’è da festeggiare.
Arriviamo a casa di Tiziano verso le due e mezzo Non sono abituata a mangiare a quest’ora. Gli altri, invece, sono perfettamente a loro agio. Per loro i giorni di festa non hanno tempo. Mi adeguo.
Prepariamo la pasta a sei mani. Senza ingorghi di ricette ed esperienze. Oggi si mescolano ingredienti e vita e lavorare insieme è piacevole come una chiacchierata sospesa da un po’.
Camilla prepara le tartine di antipasto, io taglio la verdura. In cucina, Dario e la sua ragazza iniziano a cuocere il sughetto per la pasta. Verso le tre arriva Agnese e poi Giusy con Andrea. Vittoria non potrà essere dei nostri: ha il turno di mattina e si libererà quando tutto sarà già finito. Peccato. Ecco che arriva anche Jessica e infine Nadia.
Le chiacchiere aumentano e si parla con il sorriso di noi e delle nostre paure.
Giusy e Andrea stanno insieme da quattro anni, oggi è il compleanno di lui, 29 anni. Lavora come magazziniere in un supermercato. Contratto a tempo ed è un tempo sudato e sofferto a suon di metti e togli dagli scaffali. Giusy si è iscritta da poco a una scuola per parrucchieri, spera di trovare presto uno sbocco. Non possono permettersi il lusso di vivere insieme. Si accontentano di essere sereni ricamando un amore dalle potenzialità future.
Jessica è spesso eccessivamente euforica e subito dopo triste. Oscilla tra le gare di rutto con se stessa e momenti in cui esclama: “ragà, non sono buona a nulla…”. 25 anni, la piccola, lavora in un ristorante come cameriera, fa orari lunghi e stancanti per pagarsi a malapena un affitto; sta finendo i suoi studi. Mi guarda le unghie e il mio smalto rosso le piace. “Rimmel”, dichiaro. “Troppo caro per me”, dichiara lei.
Ma, soprattutto: “ragà, oggi si festeggia! Fra pochi giorni faccio quattro mesi con il mio nuovo lui! Un record!”.
Già, oggi si festeggia.
Nadia cambia aspetto velocemente. Non la vedevo da molto e ora è molto più donna. Chissà perché ha scelto questo nome. Chissà se avrà mai rimorsi, chissà quanta paura ha avuto e quanto male le faranno tutte le medicine che sta prendendo. Mi ammira molto e adora i miei tacchi.
Camilla è discreta. Ha lunghi capelli rossi e i suoi occhi parlano d’insicurezze, malcelate da una forza d’animo necessaria.
È seduta all’angolo del tavolo e spalma robiola sulle tartine. Ascolta, sorride. Appena entrata mi ha chiesto come stessi, ma io non amo parlare di me e allora ho lasciato che parlasse di lei. Il suo eterno amante ha preferito la sua eterna compagna; è stata licenziata dal call center dove lavorava da tre anni: hanno assunto “carne fresca”. Intanto, si prepara a due concorsi e spera di farcela, perché deve farcela. L’affitto? Un gran sospiro di ansia rotto da Tiziano che irrompe con il suo buonumore nella nostra conversazione: “levate questa nuvola nera che campeggia sulle vostre testeeeee!”.
Tiziano ha due lauree ed ha appena iniziato il suo anno da assegnista di ricerca. In più lavora come cameriere e come volontario per ragazzi disabili. I soldi sono sempre pochi, ma Tiziano ha fatto anche quattro lavori contemporaneamente. Non può permettersi cadute. È l’unico tra noi ad avere una storia stabile, con Beppe. Stanno insieme da non so più quanti anni. Beppe è non vedente, ma Tiziano vede per lui.
Agnese è l’artista del gruppo. Laureata da poco all’Accademia d’arte, disegna i suoi sogni per dar loro la concretezza che li sottragga all’ansia. Ora è tornata a casa. Non poteva permettersi la stanza dove abitava e: “sguattera per sguattera, la faccio da me e mi metto da parte qualcosa per andare via da questo Paese di merda!”.
Si festeggia, oggi.
La ragazza di Dario è la ricca del gruppo. Un mutuo di vent’anni sul groppone, una casa di proprietà, affittata a più persone e un lavoro a tempo indeterminato. Ma siccome i quadri non possono più essere perfetti, il suo contratto la vede come operatrice di call center di una multinazionale. Aveva dei sogni lei. Voleva lavorare per una casa editrice, magari aprirne una, o magari aprire una libreria… Insomma, un vestito più consono, ma il compromesso l’ha stretta in una morsa di grigiume da accettare e colorare, come lo smog delle grandi città.
Dario ha da poco preso una stanza in affitto. 95 euro per la libertà. E muffa, tanta muffa alle pareti.
Oggi bisogna festeggiare ed io festeggerò lui. Lavora in un ristorante dove la cosa più gentile che può sentire dalla cuoca è “vaffanculo, stronzo: sbrigati!”. L’altra sera a furia di correre per il locale è tornato a casa con la tendinite e la sera prima ha dovuto fermarsi per via di un calo di zuccheri. 35 euro a volta, nessuna assicurazione di essere richiamato. “C’è crisi”, ti dicono. È laureato, come tutti noi e continua a studiare, a specializzarsi. Manda curricula nel mondo. Parla tre lingue. Più lavori, anche lui, uno in un altro call center, dopo aver giurato che non lo avrebbe più fatto. “Come mi mantengo nell’immediato?”, mi ha detto un giorno.
Mancano all’appello Valentina e Pippo. Oggi si festeggia anche per loro. Ma lei è molto giù e lui la consola. Aveva un po’ di ferie arretrate, lui, e ogni volta non vede l’ora di tornare nella sua terra, dalla sua Valentina. È insegnante di scuola media e quest’anno era tra i protestanti anti-gelmini e ora è tra coloro che, per coprire il loro orario lavorativo e per avere uno stipendio adeguato (ma non decente) e un punteggio da spendere per sperare di avvicinarsi a casa, si sbatte nel modenese tra scuole diverse e buchi da tappare.
Valentina, invece, è giornalista, ma la rivista per la quale lavora l’ha messa cortesemente in stand-by, in attesa di poter adeguatamente giustificare con la Finanza la sua posizione. Valentina non è in regola da due anni. Ma Valentina lavora sodo da molto di più. I suoi vestiti sono sempre bellissimi e cuciti a mano. Valentina non può spendere, mostra i modelli alla madre e insieme trovano il filo per cucire sorrisi e forza di volontà.
Quando sto con loro mi estraneo. Mi piace osservare la loro semplicità, la gioia. A volte mi sento come in un film di Ozpetek e si respira quella malinconia e quella ricchezza dei miscugli di teste diverse, di esperienze lontane, di paure simili.
Io, sempre così fintamente perfetta, sempre nella bambagia familiare della borghesia cattolica. Sempre con il cuscino sotto l’esistenza, affinché non mi facesse troppo male. Io nelle case con gli infissi ottimi, con i mobili di antiquariato, con la donna delle pulizie. Io così nuda di fronte a loro. Con la mia vita viziata e i miei occhi terribilmente spaventati.
Oggi dobbiamo festeggiare.
Si ride, si parla. La pasta alle verdure è ottima, poi quell’olio piccante della mamma di Jessica è il tocco finale. E il vino accompagna la nostra allegria.
Si brinda al compleanno di Andrea, si brinda a noi.
Sulla tavola impera la foto di San Precario. Oggi è il primo maggio: c’è da festeggiare, c’è da non aver paura, c’è da rischiare.
Al rientro a casa, tutti troviamo un’email di Tiziano. La situazione della sua famiglia è disperata. La madre e il padre avevano un’edicola che è fallita. Il fratello non trova lavoro. Gli hanno staccato acqua e luce a casa; si cibano di cestini alimentari dei parenti. Tiziano cerca, come può, di aiutarli senza annullare se stesso. Le parole della sua email sono disperate, ma nulla della sua disperazione è trapelato durante il pranzo. Tiziano è così: si ciba di noi e la vita la affronta come viene.
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Erba
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