S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
AREA PERSONALE
Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Doveva essere una piacevole serata di gaudio, festoni colorati, palloncini e candeline.
Una cosa per pochi intimi, due, un compleanno romantico.
Ovviamente, la sottoscritta, tra i due, NON era la festeggiata e, nota di rilievo, si era completamente dimenticata del lieto evento.
Se ne ricorda dopo una serena giornata di sfighe che, però, si stava concludendo a bere spritz in un baretto del centro, contornata da olive, tarallini, noccioline, a chiacchierando di fotografia con un gruppo di amici.
[L’ultimo periodo può anche utilmente essere riletto: Se ne ricorda dopo una serena giornata di sfighe che, negli ultimi tempi, si concludono in una squallida osteria a bere fino a non saper più scandire il proprio nome, parlando di Barbara D’Urso con il proprietario del bar che, ormai, mi dà il primo bicchiere gratis]
Ricapitoliamo:
- ora dell’evento 00.00;
- ora della riscoperta (nei meandri di una memoria che cerca spazio più nel fegato che nel cervello) 21.30.
- ore mancanti alla fine dell’evento: 2,5, 150minuti.
- «Merda! Il compleanno di Chef!»
Ore 21.35, telefonata tattica: sondiamo le acque.
In verità sembra piuttosto tranquillo. Nessuno dei due è legato a queste formalità. Che cos’è un compleanno, suvvia!
Però, siamo anche, in fondo in fondo, quelle persone che: se te ne dimentichi chi se ne importa, amore, sai che non ci tengo, se però ti ricordi… Dai non dovevi, sai che non mi interessa, anche se mi leggi negli occhi una felicità che manco avessi 6 anni…
Decido, quindi, di sfruttare a mio vantaggio questa duplice natura, altrimenti detta disturbo bipolare, della quale io e il mio compagno soffriamo e passo alla proposta/regalo last minute.
Fase 1:
Avere chiaro il prezzo della dimenticanza: improvvisare qualcosa di inusuale, che gli dimostri attenzione, che non gli faccia minimamente pensare che mi sono dimenticata di lui, semmai che sono di certo intenta a preparare una sorpresa, che implica di per sé la triste finzione della dimenticanza e l’orribile e ipocrita “OOOOH, pensavi mi fossi dimenticato?!”.
Inoltre, incluso nel prezzo, il DOVERE di farmi venire in mente ‘sta grande ideona di festeggiamento nell’arco di trenta minuti e a negozi ormai chiusi.
Bene, sarò franca: potevo fare molto di più, ma si sa, mai tirare troppo la corda con una donna di porto come me, altrimenti, dall’impegno a festeggiare, si passa al rutto libero in faccia.
Una volta focalizzato il problema e una possibile risoluzione, richiamo il mio uomo e, molto festante, gli dico: “Amore, sono stata alle prese con il lavoro, scusami (sono disoccupata, lo sa, ma sa anche che ultimamente Lu Pinu te l’osteria è il mio maggior confidente), facciamo una bella cosa? Chiama XY, ordina il Sushi che ti piace tanto, dai! Lo mangiamo stasera e brindiamo!” e lui: “Ma il sushi è caro!” e, a questo punto, il divario:
-quello che vorresti dire: Sì, costa un sacco, io non ho un euro in conto e tutto per del pesce crudo, un po’ di zenzero e qualche alga, ma, cosa mi faccio venire alle 21.38, negozi chiusi e senza poterti dire: mi sono dimenticata! ? E ordina anche da bere che è chiuso pure l’indiano e non so dove minchia comprare una birra a meno di un euro!
-Quello che dici: Ma dai che problemi ti fai? Offro io è il tuo compleanno, no? Ordina tutto quello che vuoi. E non mi fare trovare 10 pezzetti, altrimenti mi incazzo! Stasera è il tuo compleanno: SI FESTEGGIA! Si vive una volta sola. Ah, Amore, ricordati di chiedere di quella buona birra che hanno loro, che lega tanto bene, io avevo pensato a una bottiglia, ma ci sta davvero male, sai quel rosso che bevemmo in quell’occasione speciale… Non va, vero? L’avevo detto io. Dai, lo beviamo alla prossima.
Appurato, a questo punto, che i tre anni di teatro sono valsi a qualcosa, mi precipito a casa, prendo la Cane e senza neanche il tempo di una pipì, riprendo la strada sotto i piedi e arrivo dal mio uomo.
Giubilo, entusiasmo, euforia come quello di colei che attende dalle 00.00 questo momento.
Tempo 5 minuti, arriva lui: XY, il proprietario del ristorante in persona, trafelato a causa di 45 gradini di una vecchia casa del centro senza ascensore, ma sorridente e gongolante per le ottime scelte fatte.
Mi porge il conto, lo pago e sento autodistruggersi un rene.
Simulando (meno bene di prima) allegrezza, mi dirigo in cucina. Apro la busta e mi si parano davanti 50 pezzi di pregiato sushi.
Lui prepara il tutto, soia, zenzero, wasabi, bacchette (che poi on si dovrebbe usarle, già, ma mi diverto troppo!)… apparecchia in attesa della sua Regina, colei che ha materializzato davanti ai suoi occhi una cascata di orgasmo del palato (che tradotto vuol dire: gli piace molto, ma non lo prendiamo mai perché costa un occhio).
Arrivo dopo essermi lavata le mani e aver sedato La Cane, anche lei eccitata da un odore inusuale di carogne.
Bene, ecco il momento verità, quello che da solo mi permetterà di risorgere dalle ceneri della dimenticanza, per immolarmi sull’altare dell’amore incondizionato: IO DETESTO IL SUSHI. Non ne capisco la ragione, il gusto, il senso. Mangiare pesce crudo schiacciato su riso insapore, arrotolato con alghe color catrame e con qualche appiglio “saporito” da ricercare nel Philadelphia, con zenzero rosa e wasabi sapor benzina.
E tutto questo a prezzi esorbitanti.
No, perdonatemi, ma io sono donna da Amatriciana, Carbonara, da frittura e tutte le schifezze che mi insozzano le dita e la bocca e mi ingrassano il culo!
Lui festante. Obiettivo raggiunto, passiamo alla fase due: Amore, finisci tu, a me non va, SONO PIENA! Sì, lo so che ne ho mangiati pochi, ma da quando sono a dieta mi sazio subito.
La cena termina, il prezzo è pagato, lui è soddisfatto e satollo.
Ore 23.49 – fase tre: Amore, porto giù La Cane, torno subito. No, non tardo.
Ore 23.58: Non so come vi chiamate, non so chi siete, ma vi giuro, nel momento in cui ho addentato il rustico caldo del Cin Cin Bar (lo consiglio) ho amato tutti voi.
Solo per confermare questo profondissimo amore che mi lega a Voi, ho addentato anche un mustazzolo (grande) subito dopo il rustico.
Non sentitevi in colpa: la dieta che ho addotto a pretesto pochi minuti fa, non esiste.
Ore 00.20 – La cane, mia complice, va a cuccia silenziosa. Il compleanno è finito. Ho lavato i denti: non lo scoprirà mai.
00.32 - Bacio della buonanotte, Birdman sul video. Auguri amore. Grazie Amore. È Fatta.
Ore 10.30 del giorno dopo. Mi alzo, porto giù La Cane, torno con un vassoio carico di dolci che LUI adora. Confesso. Ride di gusto.
Ho mangiato Sushi per la prima volta a Milano, tanti anni fa, con non so quale dei miei ex. La serata finì in una focacceria.
Forse, l’altra sera, ho mangiato Sushi per l’ultima volta nella mia vita e questo è il miglior augurio che possa fare a noi.
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Erba
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