S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Nel mio personale Somario (il compendio delle asinate fatte da Sara) finora mancava l'organizzazione del funerale altrui. No, non perché abbia già organizzato il mio e no, non perché non abbia mai subito lutti(anzi, proprio in virtù dei miei trascorsi vengo spesso convocata come problem solver mortuaria). Però non avevo mai sperimentato il piacere (si fa per dire) di organizzarne uno senza esserne minimamente coinvolta. Almeno in teoria.
Prologo
Squilla il cellulare e decido coraggiosamente di rispondere nonostante il numero apparso sia quello di Geghe.
Geghe: Ciao,senti ho un problema.
Io: Immaginavo. Dimmi veloce ché sono in partenza (bugia, semplicemente dopo anni di tirocinio con Jay ho fatto mio il classico approccio del tossico verso i creditori).
Geghe: Come si fa quando hai un morto?
Io: Ascolta,sei già in questura? Dimmi che ci stai andando spontaneamente. Non preoccuparti, tanto lo sappiamo tutti che non l'hai fatto apposta.
Geghe: In questura devo andare?
Io (calma,calma, non farlo insospettire, potrebbe scappare): Ehm, dove sei?
Geghe: A casa di zia Giuseppina. Te la ricordi? Pare sia morta.
Sara(notevolmente sollevata): Ah ok, ok. Arrivo.
Svolgimento
In effetti è morta la novantenne zia Giuseppina e le prefiche vicine di casa hanno ritenuto saggio avvertire il nipote. Non so quanto stretti fossero i rapporti di sangue ma Geghe è l'unico individuo più o meno consanguineo sotto l'ottantina perciò l'organizzazione della tumulazione gli è stata assegnata d'ufficio. Quindi per la proprietà transitiva delle rogne è stata assegnata anche a me. Come vedete certe eredità non smettono mai di fruttare (sich).
In questi casi la cosa saggia sarebbe scappare, sappiatelo, perché l'alternativa è quella, meno allettante, di recarsi presso una Agenzia di Pompe Funebri insieme a Geghe.
Delle due,purtroppo, la seconda.
Ci accoglie un addetto al front office serio, discreto, impassibile.
'Come si chiamava la defunta?' ci chiede con professionale compassione.
Giuseppina –rispondo io.
Maria –risponde Geghe.
Io: Maria?
Geghe: Maria era il nome di battesimo.
Io: Sei sicuro? Non è che facciamo come con tua nonna?*
Geghe: Maria, conferma lui deciso.
L'addetto continua impassibile: Cognome?
Silenzio
Io: Non ha il tuo stesso cognome? Di Bari?
Geghe: No,assolutamente.
Io: Può essere Ferrante, quello di tuo cugino?
Geghe: Non credo perché non aveva sorelle.
Io:Sforzati. Era parente da che parte?
Seguono dieci minuti di concentrazione in cui all'addetto, un po' meno impassibile, viene il dubbio che stiamo cercando di occultare,anziché seppellire, un cadavere.
Io: Allora? Non puoi chiamare tuo padre?
Geghe: Io con quella merda non ci parlo. Altrimenti non avrei vissuto a casa tua tre anni, non credi?
Giusto.
Altri cinque minuti di silenzio.
Geghe: Mi sembra fosse Abbrescia. O Abbinante. Però secondo me è Abbrescia.
Addetto: Le sembra o ne è certo?
Geghe: Facciamo Abbrescia. Nel caso fino a che ora si può cambiare? Perché altrimenti metterei Maria Giuseppina Abbinante Abbrescia, per non sbagliare.
A quel punto l'addetto, ormai certo lo si voglia fregare seppellendo due defunte al prezzo di una, passa ad illustrarci le varie opzioni con i relativi prezzi.
Geghe, ovviamente, sceglie le soluzioni più costose.
All'uscita sorge spontanea la domanda delle domande: Scusa, giusto per sapere,con che soldi pensi di pagare tutto questo?
A cui segue, naturalmente, la più terrificante delle risposte, quella in pieno stile Via col Vento, per intenderci: Non lo so, poi vediamo.
Corpus Domini
Alle 5.45 passo a prendere Geghe perché la messa è fissata alle 6.30 della mattina. La chiesa è libera solo a quest'ora: dev'essere pieno di morti, qui in giro. Vabbè, è anche pieno di chiese, ma si doveva andare proprio in questa qui, la più grande, la più costosa, la più adatta ad accogliere l'orda di pellegrini che arriverà in occasione della celebrazione.
Infatti siamo in 7: a parte me e Geghe ad appassionarsi alla funzione sono le prefiche vicine di casa, due marocchini (ignoto il motivo della loro presenza) e la sorella di Geghe che, per inciso, non parla con il fratello da circa 15 anni. Ecco un'altra inquietante analogia familiare tra me e Geghe: questo per dire che no, gli amici non si scelgono a caso.
Una delle prefiche pensa bene di fare a Geghe la stessa domanda che ho in mente io da due giorni, ovvero con che soldi verrà pagato il funerale, aggiungendo una chiusa che la dice lunga sugli oneri mortuari:'Questi qui ti lasciano in mutande, io sono stata fortunata: mio padre è morto in mare e non l'hanno più trovato'.
Epilogo
Due giorni dopo la messa Geghe si presenta a Casa_1971, come ai vecchi tempi. La differenza è che adesso non ha le chiavi ed è costretto a bussare.(L'altra differenza è che oggi in Casa_1971 ci vive anche l'ultimo, imbestialito, esasperato ex di Sara ma tralasciamo perché è una storia lunga e poi si fa tardi).
Ad una prima occhiata sembra solo. Ad una seconda mi accorgo che porta con sé una scatola di cartone chiusa con lo spago.
Ora. Se c'è una cosa che ho imparato dal mio passato animalista è che in una scatola di cartone ci può essere qualsiasi cosa. Niente, più di questo, può servirti a ricordarti il mistero dell'esistenza. L'imperscrutabilità del destino. L'indeterminatezza della nostra misera vita. Se ti va bene dalla scatola può uscire una iguana con la diarrea. Se ti va male un vampiro con la rabbia. In ogni caso non c'è modo di saperlo, se non quando è troppo tardi. Nello specifico è già troppo tardi se Geghe è davanti alla porta di casa e ti dice: Senti, ho un problema.
Io: Non lo voglio sapere il problema.
Geghe: Io mi prendo i gatti ma non vanno d'accordo con lui. I gatti vivevano in casa e lui in garage. L'ha lasciato scritto Zia Giuseppina di non tenerli insieme. Ma io non ce l'ho un garage.
Io: Per caso Zia Giuseppina ha lasciato scritto anche che devi chiedere a me i soldi del funerale?
Geghe: No,no, tranquilla, ha lasciato i soldi. Giusti giusti.
Io: Ma vedi che fortuna. Che bestia è?
Geghe: E'solo per qualche giorno.
Io: Avevo fatto un'altra domanda. Qualche giorno quanto?
Geghe: Una settimana. Ho già trovato la sistemazione.
Io: Sappi che tra una settimana te lo porto e non mi prendo i gatti. Quanto è malato?
Geghe: Sta benissimo, è molto simpatico, guarda.
E ha tirato fuori una palla lucida dai tratti caucasici e il manto dorato.
Beh, almeno carino è carino. D'istinto ho preso in mano la creatura mite per eccellenza: il criceto.
E lì è stata la fine perché la belva ha affondato due trivelle all'uranio impoverito nel mio indice sinistro. Ho visto scorrere la vita davanti a me. Per carità, un cortometraggio alquanto deprimente -soprattutto perché terminato con una visione di morte in una tagliola per orsi - ma che comunque non mi ha impedito di far roteare il mutante caucasico in aria e farlo staccare dal mio dito con l'aiuto della forza centrifuga.
Geghe l'ha preso al volo cercando pure di giustificarlo mentre io sono corsa in cucina lasciando una stria di sangue sul pavimento. Dire che ho trascorso due ore con il dito nel congelatore è improprio. Piuttosto bisognerebbe dire che ho lasciato nel congelatore il dito (di cui peraltro ancora oggi non ho più coscienza) e ho trascorso due ore ad insultare Geghe, il criceto, Zia Giuseppina, le prefiche e quello stramaledetto giorno in cui è iniziato tutto ciò. E guarda caso anche quel giorno lì c'era di mezzo un funerale. Il fatto è che l'universo non smette di mandarmi segnali e io, bellamente, continuo ad ignorarli. Mortacci mia.
P.S. Etologico: Dopo attenti studi sembrerebbe che il criceto non vada d'accordo nemmeno con i cani. E infatti attualmente vive in una gabbietta posta sopra l'armadio da una versione particolarmente previdente di Sara. L'importante è che io mi ricordi di chiudere a chiave la stanza del criceto, quando esco, perché dopo millenni di evoluzione i cani hanno deciso di invertire il trand e si sono scoperti capaci di salire sugli alberi (e non solo) pur di fare conoscenza con il nuovo ospite. Coraggio, mancano solo 5 giorni.
*Questa vela racconto un'altra volta, magari appena il reato cadrà in prescrizione.
Erba
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