S_CAROGNE

IL BELLO DEI BARESI

I baresi, anzi i Baresi, amano Bari. Come si può amare una moglie: ne parlano male appena possono, la tradiscono volentieri con il primo low cost che trovano, ma poi tornano, soprattutto a Natale, con rinnovato entusiasmo, affermando “quant’è bella Bari” con così tanta sincerità che il cameriere, che forse fuori non c’è stato mai, porta il nuovo giro di birre con più serenità. Ora io non vorrei parlare, anche perché non ne ho titolo, della Bari che davvero è bella, quella dei vicoli, delle nonne che lavano le strade, delle reti dei pescatori, delle tradizioni che odorano di mandarini e sugo di pesce. Vorrei parlare della Bari che mio malgrado conosco. Quella vestita bene del centro, quella chiassosa degli ipermercati, quella che mi circonda con arroganza in doppia fila. I Baresi che hanno i soldi, e sono tanti, si affannano a dire che non ne hanno e a sbatterti in faccia i loro visi da ricchi abbronzati in modo innaturale, e i loro abiti firmatissimi e stiratissimi, passeggiando con la sicurezza  che solo le carte di credito danno sulle loro immacolate scarpe di Pintucci. Sono una casta a parte, che frequenta assiduamente il Sorso Preferito, che manda i propri figli alle feste con la baby sitter, che vive in ville o in enormi appartamenti del centro. Solitamente il lavoro si tramanda di generazione in generazione, e le agognate vacanze hanno cadenza mensile e mete esotiche. I Baresi che non hanno i soldi, e sono tanti, si affannano a dire che ne hanno e a indebitarsi per ostentare il loro benessere, che drammaticamente spesso non va oltre il telefonino ultima generazione e il condizionatore (perché i baresi scoprono annualmente, intorno a giugno, che a Bari fa caldo, e pensano che sudare non sia chic). Questi Baresi sono informatissimi, sempre, sull’apertura di un ipermercato e, bestemmiando per la calca, lo frequentano alle ore di punta. Saccheggiano gli scaffali se è in corso un’offerta e evitano come la peste librerie e teatri. Diciamolo per una volta! Alla Feltrinelli quanti hanno messo piede solo da quando si può bere il caffè? L’apice della felicità è stato raggiunto dalla città tutta quando sono stati avvistati i primi cartelli con la scritta Ikea. Lì ci si è sentiti benedetti, raggiunti finalmente dal progresso, dal benessere: lumi e mensole per tutti!!!

I baresi, tutti i baresi, sono però meravigliosi quando al primo sole escono come matti. Vivere a Bari vale la pena almeno per questo.