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Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Lido Epitaffio
Post n°541 pubblicato il 14 Luglio 2009 da sara_1971
Da’ retta, il mondo è pieno di belle donne, ma non tutte ti portano le lasagne a casa
C’era una volta Sara, quella lucida, e poi c’è l’altra, quella in vigore tuttora. Ma iniziamo dal principio. Dopo aver trascorso un interminabile sabato tra i casalinghi aromi del ristorante (un buffet di frittura, un buffet di arrosti, uno di dolci ed uno di frutta, e Sara era davanti a tutti contemporaneamente), il collegio dei lavoranti (esausti ed imbufaliti per la maratona lavorativa appena portata a termine) decide di collocarsi in ferie senza preventiva autorizzazione. La coppia di rumeni torna nella sua tendopoli, il muratore rincasa nel suo trullo, Sara decide di unirsi a due giovani colleghe in una improvvisata Gita Fuoriporta, con location marina. Per comodità di trasporto viene reclutato anche l’Ipocondriaco, fortunato possessore di un’auto in grado di affrontare il modesto tragitto necessario a raggiungere lo Ionio. I quattro si incamminano di buon’ora muniti di materassino, viveri, zaini e pallone mentre un instancabile Cicerone (Sara) decanta la meta del viaggio con finezze oratorie degne delle migliori televendite di pentole ed elettrostimolatori. Sara odia le spiagge lottizzate: qui i paninari, lì i dark, più giù i bambini, accanto le nonne (che orrore!) e predilige invece la natura incontaminata e selvaggia perciò, parcheggiata l’auto in una zona deserta nel territorio di Ginosa, ben presto vengono abbandonati gli itinerari con bollino azzurro per famiglie con bambini e si opta per quelli associati ad un teschietto nero, in un contesto di malinconica decadenza dove anche un sacco dei rifiuti impigliato tra i rami di un albero viene scambiato per un uccello che tenta di prendere il volo. Ci si mette in marcia. L’Ipocondriaco arranca sotto il peso dei borsoni con una vertebra incrinata ed un principio di infarto (cosa che mi porta a pensare, ogni giorno di più, che il cromosoma Y sia di fatto difettoso) mentre Sara e le colleghe procedono in avanscoperta. Dopo appena 50 minuti di cammino si raggiunge la terra promessa: Contrada Pantano, Lido Epitaffio. Un nome, una garanzia. Ecco qui il Bradano, fiumiciattolo noto ai più per la convergenza nelle sue acque degli scarichi dell’Italsider e degli imponenti sbocchi fognari tarantini. Si caricano tutte le borse e gli zaini sul materassino (corona la pila una piramide di cellulari) e si dà inizio al guado del fiume. L’Ipocondriaco scopre di poter superare almeno una delle sue paure (i vortici di acqua limacciosa infestati da vibrioni colerici) senza l’aiuto farmacologico. Nell’attraversamento della foce viene persa la metà delle vettovaglie ed un paio di cellulari ( guarda un po’ dell’Ipocondriaco) ma pazienza: al di là della corrente, dopo appena un centinaio di metri, ci aspetta uno splendido mare verde meconio (Ou, che vuoi di più?). Sara, fotofobica come un vampiro, si accuccia sotto i pini secolari stringendo amicizia con il geco Domenico mentre le due colleghe altercano poco più in là e l’Ipocondriaco capisce di essere l’ultimo inconsapevole anello di una antica maledizione. Per sfuggire all’assalto di uno sciame di moscerini incattiviti ci si tuffa in acqua e per l’occasione, onde evitare di scomodare ogni due per tre il soccorso marittimo, a Sara viene gentilmente chiesto di limitarsi nei suoi giochetti acquatici (maen la scaem, moh nun ‘zì facienn la d’chù*). La giornata procede leccasfogliando le pagine di novella 2000 e cibandosi di prelibati sandwich ripieni di una cremina pastosa, una sorta di mastice indicato in caso di lussuria, ma anche solo di freddo improvviso o di conclamata stitichezza (davvero). La tranquillità dell’atollo viene interrotta dall’avvistamento di una vipera visibilmente intontita dal letargo e l’Ipocondriaco, nel declamare santosantorum in grado di scuotere zone emotive arcaiche, capisce quanto la vocazione messianica sia un requisito indispensabile per candidarsi al ruolo di accompagnatore di Sara e beneficiare del piacere di scortarla come una palla al piede (anche se dopo questo paragone dovrei chiedere scusa sia al piede sia, soprattutto, alle palle). Ad imperitura testimonianza della agreste giornata marina restano un paio di foto che vedono le colleghe giacere avvolte nei teli come due salme nel sudario mentre Sara nuota con un cappello da cowboy in testa al di là della foce del fiume ed il messaggio inviato il mattino seguente dall’Ipocondriaco: “Quando ero giovane avrei fatto qualsiasi cosa per un paio di gambe ed un sedere come il tuo. Adesso non più. Ad ogni modo il mio terapeuta vorrebbe parlarti”.
*Orsù stupidella, non esagerare |
Erba
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