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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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« Sapore di SaleSenza di te »

Il fine settimana è fatto per rilassarsi!

Post n°545 pubblicato il 24 Luglio 2009 da delilah79

Sabato sera.

La ragazza era tornata dopo 15 giorni passati a Madrid (alla faccia della sottoscritta!), durante i quali era stata tutor di una quindicina di adoescenti irrequieti.

La ragazza non aveva bevuto, fumato, fatto uso di droga alcuna, non aveva fatto sesso. La ragazza voleva recuperare. Sabato. Il primo dopo il suo rientro.

Esco con il mio (malfidato) migliore amico. “Non andiamo al lido XY stasera, vero?”. “No, figurati, si farebbe troppo tardi. So che domani devi lavorare.”; “Ok, allora mi vesto più carina. L’importante è che non mi fai fare kilometri trekking come ogni volta che decido di mettere i tacchi.”; “Tranquilla.”

Tranquilla un paio di palle (direi con il saggio senno del poi.)!

La ragazza ci aspetta a solo un km (e dico 1 km) rispetto al punto in cui parcheggiamo. Pazienza. Inveisco il minimo indispensabile affinché Gesù Cristo senta la mia fedele e quotidiana presenza. In fondo ho solo un tacco dieci (credo si chiami così, il senso è  di un tacco alto di quelli che a fine sera o ti fai un trapianto di arto, o decidi che la vita da azzoppata ai semafori  può rendere di più rispetto a quella di ricercatrice universitaria!).

Propongo un birra in un pub vicino. La ragazza boccia con larghi sorrisi la mia proposta. Meglio, dice, una birra sottocosto al market indiano bevuta tra marciapiede e soste itineranti. La ragazza vuole salutare tutti i suoi amici che non vede da un po’. Respiro. Ricordo a me stessa che il motivo di cotanta tolleranza risiede nel fatto che la ragazza è la nuova fiamma del mio (quasi ex) amico.

In fondo, quale migliore occasione per girare a piedi se non quella di una estiva e calda serata con indosso tacchi alti e vestito di seta (schiena nuda)! E poi, in fondo, conosco questa città da soli trent’anni è sempre possibile scorgere nuovi angoli!

La ragazza finisce i suoi giri al finire - guarda un po' - della birra. Io taccio e sorrido fintamente affabile. Mi prende in disparte, allontana l’amico e una quarta presenza (conoscenza della ragazza raccattata ad un angolo) e mi dice “ ti ho preso un regalo. Artigianato di Toledo. Spero ti piaccia.”. Apro il pacchetto. Mi assale la vista un braccialetto che sembra appena sfornato dall’uovo di Pasqua. Argento sbrilluccicoso… se all’occorrenza dovesse andar via la luce nell'intera città o se, poco appariscente come sono, dovessero perdermi di vista. “Ti piace?”, “Bellissimo, non dovevi.”, altro sorriso che cerco dispensare ancor più affabile dei precedenti.

La ragazza vuole andare a ballare. Prima, però, vuole comprare qualcosa da bere. Sono oltre le undici e mezza. La ragazza ricorda di avere una bottiglia di vodka secca a casa. Compro (io, l’unica a non avere finito i miei soldi in birra) tre lattine di lemonsoda al prezzo triplicato di un baretto sulla circonvallazione uno dei pochi ancora aperti. Ed è vodka lemon in bottiglia di plastica da due litri.

La ragazza decide di andare a muovere le sue cosce tornite al lido XY di cui sopra per poi fare il bagno... tutti nudi. Fulmino il mio amico e gli rammento il suo “Tranquilla!”, Guardo i miei piedi che chiedono pietà. Per me la serata potrebbe anche finire lì.

Ore 1.00 e siamo al lido. Leggere nel siamo io, i miei tacchi, la mia schiena nuda, la mia mise inadeguata, la ragazza, l’amico, la quarta aggiunta e il vento. Tanto vento.

Si balla su una piattaforma di legno con innumerevoli fessurine che attentano alla stabilità delle mie caviglie. Quando il primo “trac” da distorsione? L’ambiente è buio (mortacci loro!). Ad ogni cedimento fingo con maestria un nuovo passo di danza. La ragazza beve. Beve. Beve. Tempo mezzora e la ragazza è distesa a testa nella sabbia tra un catamarano e un gommone. Collassata. La poveretta, si scoprirà dopo, non aveva mangiato alcunché prima di ingurgitare alcool. Tacchi all’aria e deretano denudato dal vento, mi ritrovo con l’amico a raccattare la ragazza sotto lo sguardo degli innumerevoli ed aumentati (la serata aveva avuto massima pubblicità tra i circoli giovanili) astanti. Lo sguardo dei più appare compiaciuto, per la visione di lembi del mio corpo generosamente offerti dal maestrale, e incuriosito dalla scena di una, anzi del-la ragazza che ogni tre passi si accascia tentanto di rimettere. La quarta presenza, fino ad allora pressocché muta sibila “non la fate andare verso l’acqua perché se si bagna poi chi la rialza? E’ più pesante.”, ed aggiunge: “peccato, proprio ora che arrivava gente e potevo trovare qualcuno che stanotte mi caricasse…”.

Dopo aver percorso in circa un’ora e mezzo il tragitto dal catamarano all’auto (N.B.: in condizioni di sobrietà il percorso si compie in quattro minuti netti.). Prendiamo la strada verso casa. Io guido, l’amico seduto dietro regge la fronte del-la ragazza ormai collassata, la quarta presenza flirta telefonicamente con uno che canta a squarciagola le canzoni dei nirvana. La macchina, una Atos che dio solo sa come cammina, non va. Non riconosce le marce. Arriviamo in città a 50 all’ora. Non importa, penso, l’incubo sta per finire. Mettiamo la ragazza a letto. Ritorniamo verso la macchina. La quarta presenza è sparita. Qualcuno, una voce da non so dove, mi dice che abita lì vicino. Non me ne curo. Poggio il cellulare tra i fari dell’auto, caccio il mio piedino di fata dal tacco, lo accarezzo confortandolo: stiamo per ritornare. Rientro in macchina. Casa. L’amico:“Fammi lo squillo ora che sali così so che sei arrivata.”. Lo squillo… lo squillo… Cazzo! Il cellulare era tra i fari dell’Atos! Provo a chiamare da casa il mio numero. Squilla. Riprovo. Spento.

 

Domenica (mattina e sera)

In questura a denunciare il furto del mio cellulare. Che decriptato vuol dire in questura a litigare con il maresciallo XY che non capisce quale sia il numero IMEI e che mi guarda basito ad ogni mio “veramente non ho proferito verbo!”. “Eh?” risponde.

 

Lunedì, fresca come una rosa rientro al lavoro. Il barista mi guarda da capo a piedi soffermandosi sulle mie occhiaie e mi fà: ma lo sai che con il caldo si può anche andare al mare?

Oggi è venerdì […]. Buon weekend a tutti!

 

 
 
 
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