S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°221 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da erbavoglio_70
Premessa: S_carogne partecipa ad un nuovo gioco letterario, cimentandosi a comporre un racconto dal titolo e dalla lunghezza prestabiliti, che deve contenere le parole addomesticare, gioia intensa, viso, te, sedersi a tavola, passerella, bussola, discussione, radici, tatto. Detto questo, vi rammentiamo che Manzoni non ha mai conosciuto personalmente Renzo e Lucia, che Harry Potter non è realmente esistito, e vi facciamo notare che nessun contratto ci impone di parlare esclusivamente e sinceramente dei cazzi nostri. Ergo, non piangete, ma soprattutto non riempite la nostra casella di pvt, sia che vi muova il desiderio di avere dettagli più cruenti o quello di porgere le vostre sentite condoglianze. Stiamo bene, e solo ieri abbiamo scritto amenità, ricordate? Il racconto, d'altra parte, lo abbiamo scritto sfogliando a caso il vocabolario e scegliendo, bendate, le parole. Non sempre i sorteggi sono fortunati. Il terrazzo era frequentato, quella sera, la calura era una fiammata dopo una giornata molle d’ozio, l'atmosfera esotica, la notte stellata bellissima, fumavamo seduti per terra dopo aver sorpreso l’affascinante padrone di casa a giocare con la cognata. Lui, poverino, non ne poteva davvero più di tutta quella noia che assediava le sue giornate sprecate tra il sedersi a tavola allo spuntar dell’alba e l’andare a letto al calar del sole. Cos’è che si disse quella sera? Un sacco di baggianate, qualcosa tipo che siamo di passaggio e che il peggio che può accaderti è sempre un po’ meno di quello che riesci a sopportare. Bugiardi. Ci sono affanni che non si possono consolare e che solo il contegno trasformerà in valore. Fu una notte strana, quella, giunta un attimo prima dell’altra che avrebbe cambiato per sempre la mia vita, poi nuovamente generata a tua immagine e somiglianza. Ho ricordi confusi di quelle ore spaventose che rimandano alla pacifica serenità di un limbo, quando ancora credevo di poter arguire dal cammino delle stelle quanto fosse vicino il giorno. Non c’è niente che possa riesumare quella inconsapevole nottata, nessuna passerella che me la possa far varcare: sono tornata furtivamente indietro milioni di volte, costeggiando le emozioni per poterle addomesticare, ma non ogni schiavo s’inginocchia facilmente davanti alla sua cattività. Mi sono dovuta convertire al dolore: adesso invece che di fronte gli sto di fianco, siamo diventati l’uno la costola dell’altro, un coscienzioso e ingegnoso rammendo mi ha permesso di ricucire il tuo viso che riconoscerei anche al tatto, e se proprio tu mi chiedessi dove siano finite le imperfezioni, gli orli sfilacciati o le parole perse nella nostra ultima discussione, io non saprei risponderti. Le ho messe via, forse, per non vederle appassire insieme a quella stupida speranza di ritrovarti da qualche parte, che inevitabilmente diventa il dente su cui ogni lingua crocifissa torna incessantemente a battere. Eppure. Eppure capita che io e te ci si incontri ancora. Quando la mano lavora per raddrizzare il torto ed uno spiffero si infila nel rumore confuso che il vento porta da lontano. Ed è una gioia intensa quando succede. C’è ancora qualcosa di tuo, qui, che vorrebbe essere quel che era prima di quella notte e che diventa la bussola di un dolore che ha messo radici. Andremo in pezzi insieme, il tuo ricordo ed io, morendo a turno: per vivere veramente bisogna vivere per qualcuno. |
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Non so perché, ma ogni volta che parte avverto la sensazione di una catastrofe imminente...
Non vorrei rubare a vuelo il ruolo di critico rompicoglioni (mai lo farei, soprattutto ora che ha il bambino che piange per la febbre... piccolino!!!), ma direi che il post fila liscio come un bicchiere di acqua fresca, nessuna gioia, nessun dolore, fino a...
"...un coscienzioso e ingegnoso rammendo mi ha permesso di ricucire il tuo viso che riconoscerei anche al tatto, e se proprio tu mi chiedessi dove siano finite le imperfezioni, gli orli sfilacciati o le parole perse nella nostra ultima discussione, io non saprei risponderti."
Qui il ritmo si perde, le parole non suonano più come musica, ma si avverte una stonatura... a mio parere calante.
Per il resto, bell'esercizio di stile.
Questo mi mortifica, la cosa più eccitante che succede a me quando viaggio è perdere le chiavi della macchina.
In fondo lo odio Vincenzo...
P.S. Esigo la loro (dei bambini) esatta età! Ho bisogno di dare consistenza solida al mio odio!
Che altro? Eh, se sapessi... ahh, come mi odieresti!
Eppure.
Eppure capita che io e te ci si incontri ancora.
Quando la mano lavora per raddrizzare il torto ed uno spiffero si infila nel rumore confuso che il vento porta da lontano.
Eppure. non è una frase dal senso compiuto. Men che meno se seguita da un doppio ritorno a capo. Stesso dicasi per il periodo monco costituito da quel Quando la mano [...] porta da lontano.
Oltre che sintatticamente più corretto, renderebbe meglio la sensazione di respiro spezzato seguito da un sospiro a pieni polmoni se venisse scritto così:
Eppure... eppure capita che io e te ci si incontri ancora, quando la mano lavora per raddrizzare il torto ed uno spiffero si infila nel rumore confuso che il vento porta da lontano.
Il resto è molto bello. Bello, tagliente, eloquente.
Dove sta scritto che una frase deve avere un senso compiuto? Insisto nel dire che il ritmo narrativo si spezza laddove si legge:
"...ingegnoso rammendo mi ha permesso di ricucire il tuo viso che riconoscerei anche al tatto, e se proprio tu mi chiedessi dove siano finite le imperfezioni, gli orli sfilacciati o le parole perse nella nostra ultima discussione, io non saprei risponderti.".
In particolare suona male "ultima discussione" si ha l'impressione di una poesia che perda la rima.
La prima parte del post scivola, saltella, rimbalza, scorre.
L' "Eppure." appare come una brusca interruzione, lo immagino accompagnato da un pugno che batte sul tavolo. Il lettore si ferma stupito "Eppure... cosa?" si chiede, ha il tempo di chiederselo perché l' "Eppure." da solo costituisce frase. La risposta arriva col successivo "Eppure...". L'ipotesi proposta da vuelo, un solo "Eppure" seguito da "..." ha un senso diverso, un "Eppure..." non è un pugno battuto sul tavolo ma un sospiro.
Giacché ci siamo, vi dico perché amo lo stile della mia musa (Erba) e della sciagurata (Sara).
Sono un umile lettore, non sono abbastanza erudito per atteggiarmi a critico letterario, non sono abbastanza ignorante per farmi i cazzi miei...
Amo Erba e Sara (come autrici, sia chiaro! Come donna amo solo Sara) perché i loro testi, i migiori, intendo, hanno un ritmo che fa pensare alla musica. Erba e Sara consentono una lettura del testo in forma musicale.
Chiarisco...
Leggo un loro scritto SEMPRE (almeno) due volte: alla prima lettura, non mi preoccupo di capire il senso di ciò che scrivono, ma faccio vibrare le parole dentro di me, se le vibrazioni, come spesso avviene, risuonano come musica quello scritto mi piace. La seconda lettura mi serve per capire cosa lo scritto vuol comunicare al lettore affamato di contenuti.
Ero già pronto a tutto questo prima di approdare a S_CAROGNE: i pvt di sara...
Ricordo quello col quale mi annunciava di aver deciso di aprire un Blog... stavo per uscire, mi aspettavano, nonostante questo mi fermai per rispondere "Sono di corsa, solo per dirti... scrivi da Dio.". Non mi importava nulla del contenuto (anche Coelo ha un suo contenuto!), quel che mi aveva colpito, steso K.O. al suolo, era la musicalità delle parole.
Signori, la lingua ha le sue regole, e queste vanno rispettate. Il resto sono solo chiacchiere da bar.
Ovviamente opinione del tutto personale.
Scopri l'intruso.
Nel mio commento precedente c'è una virgola in più. Scopri qual è.
Eppure molto altro avrei da dire <punto>
Direi che è fondamentale nello scritto<virgola facoltativa> ed io nello scritto sono sempre molto attento<punto>
Un bacino<punto esclamativo>
Sono stupito di chi invoca le regole della Lingua, sembrava essere più addentro ai temi letterari... oggi mi chiedo "Cosa ha letto fino ad ora?", la grammatica del liceo?
La lingua non è statica ma in divenire, si parla oggi come non si parlava duecento anni fa, fra duecento anni si parlerà diversamente da oggi.
Le grammatiche del futuro riporteranno "Eppure." <> e citeranno Erba come una rivoluzionaria del linguaggio...
Eppure... - e lo dico battendo con veemenza il pugno sul tavolo - [...]
Inoltre posso dirti che nel tuo precedente periodo hai preso un paio licenze che spero non 'evolvano' la Lingua:
1) E' un orrore, a meno che non si tratti di alcuni casi di incisi o incidentali, mettere la virgola al fine di disgiungere soggetto, esso sia una parola sola o una proposizione soggettiva, dal predicato (nel tuo caso in realtà il problema è scaturito dall'assenza di un pronome relativo, di un poiché o dell'uso della virgola al posto dei due punti);
2) Periodo e paragrafo non coincidono necessariamente: proposizioni reggenti di senso grammaticamente a se stante devono essere separate da punti e non da virgole. Errore ormai questo purtroppo piuttosto comune.
Tengo a precisare ad Erba che mi piace discutere sulla grammatica italiana e ho preso spunto per dire la mia opinione, ma con questo non intendevo mettere in discussione le tue abilità linguistiche e grammaticali, anzi, scrivesserò tutti così...
Eppure... - e lo dico battendo con veemenza il pugno sul tavolo - [...]
Inoltre posso dirti che nel tuo precedente periodo hai preso un paio licenze che spero non 'evolvano' la Lingua:
1) E' un orrore, a meno che non si tratti di alcuni casi di incisi o incidentali, mettere la virgola al fine di disgiungere soggetto, esso sia una parola sola o una proposizione soggettiva, dal predicato (nel tuo caso in realtà il problema è scaturito dall'assenza di un pronome relativo, di un poiché o dell'uso della virgola al posto dei due punti);
2) Periodo e paragrafo non coincidono necessariamente: proposizioni reggenti di senso grammaticamente a se stante devono essere separate da punti e non da virgole. Errore ormai questo purtroppo piuttosto comune.
Tengo a precisare ad Erba che mi piace discutere sulla grammatica italiana e ho preso spunto per dire la mia opinione, ma con questo non intendevo mettere in discussione le tue abilità linguistiche e grammaticali, anzi, scrivesserò tutti così...
è diverso da "Eppure."
Quello che tu proponi è il linguaggio esplicito, quello che io amo è il linguaggio evocativo.
Eppure.
Eppure me ne vado a fare una passaggiata...
Comunicazione di servizio: Vuelo, non ti voglio più bene!
TS ling., gramm., struttura sintattica, cui si riconducono concreti enunciati o, comunque, prevista come possibile e accettabile in un sistema linguistico, costituita da un predicato, per lo più rappresentato da un verbo, generalmente accompagnato da un soggetto e da altri termini correlati al verbo o al soggetto. In "Eppure." il verbo non c'è e non è sottointeso.
Forse meglio se questo qualcuno siamo noi stessi.