S_CAROGNE

EPPUR SI MUOVE

Nonostante il lavoro fisso, ho aspettato a lungo prima di stringere un patto ventennale con la banca. La gioia è stata comunque tanta: finalmente una casa tutta mia (certo, anche della mia dolce metà) dove ogni piastrella è mia, anche il silicone, dove anche la polvere e il calcare sono miei graditi ospiti. Pensateci: è diverso fare le grandi pulizie in una casa in fitto o nella propria: non sembra più lavoro sprecato, non sembra più volontariato. Purtroppo ho voluto fare le cose per bene e sono entrata nel tunnel della ristrutturazione, che incredibilmente è stata più breve della mia vita.  Entrando in casa a lavori ultimati mi sembrava tutto perfetto … non sapevo, ingenua, che non solo il computer, ma anche  il legno ha un’anima (a ben pensarci Collodi ha costruito la sua fortuna su questo concetto) e ha bisogno di qualcuno che lo coccoli. E così la mia è ora una casa molto spirituale, dato che il legno lo abbiamo abbondantemente usato. A rendere l’atmosfera ancor più mistica ci ha pensato il (notevole) caldo degli ultimi giorni: il parquet sembra intenzionato a passare dall’attuale orizzontale alla più classica spina di pesce, il tavolo era da sei, ma ormai anche in dieci si sta comodi e soprattutto un bel pezzo di mogano, che ho fortemente voluto sul bancone della mia adorata cucina in muratura ispirata, almeno nelle intenzioni, all’Andalusia, si è deformato al punto da sembrare ispirato agli scivoli dell’Aquafan. Nonostante tutto la casa la adoriamo, fieri della sua originalità: con un tavolo Ikea non avremmo sorprese, avremmo duemila euro in più e i bimbi si annoierebbero trovandolo sempre triste triste nello stesso posto. C’è un ma, ovviamente: il tronco di una bellissima pianta che ho avuto in dono (macheregaloriginale!!) deve aver litigato con un’anta o con una sedia: ha tentato di scavalcare la ringhiera, ma non ce l’ha fatta e ho trovato la pianta distesa sul balcone.  Forse siamo troppi per 120 mq. O io non le parlo abbastanza.