S_CAROGNE

Mind the gap

Attenta, attenta al vuoto! Di lustrini, luci intermittenti, di ricchi premi e cotillon. Attenta alla presa in giro, al fragore assordante che non fa sentire le pulsazioni, si limita ad accelerarle! Non farti illudere dalla velocità di un moto che non si muove.

Non si vive di più, non si sente di più! E’ solo ansia ricercata, è ottimo trucchetto per tappare occhi ed orecchie, per fingere di ravvivare sentimenti spenti, inceneriti. Per attendere l’attesa del nulla.

E così, mi accomodo sulla ruota panoramica di Giove e da qui guardo, lontana lontana, questo formicolare impazzito.

Ditemi, dove andate? Cosa sentite? Quale nuovo proposito da affidare alla culla benedetta o al bicchiere frantumato sull’asfalto, affinché rompa il giogo del vecchio anno? Cosa avete regalato di originale? La cena di lavoro è andata bene? Una curiosità, cosa cambiava farla il 22 novembre o il 15 settembre? E in questi giorni? Avete visto, che è nata la luna nuova? Patetico, vero?

Meglio il ripetersi d’altri cicli, l’arrivo dei parenti, il traffico natalizio… Com’è stata quest’anno la nascita di Gesù? Pesava qualche etto in più? Credete sia propiziatorio? E il dolce tipico di famiglia è uscito meglio? Secondo me ci voleva più miele. La tombola? Vinta, vero? Quante sciarpe all’attivo? E portachiavi? Il countdown del 31 vi ha emozionato di più? Siete stati felici o avete solo lasciato che tutto passasse e vi risucchiasse avidamente? I biglietti della Lotteria Italia sono già pronti vicino alla tv?

Dite, rispondete, spiegate a me, che non riesco, proprio non riesco, a vedere nulla in tutto questo circo se non la frenesia della morte.

Pazzia, pazzia condivisa, diffusa e per questo accettata, come consuetudine. Illusione di sospensione del tempo che invece corre più veloce, inesorabilmente più veloce. E allora credo che la mia malinconia derivi da questo, da questa isteria collettiva che vedo, che percepisco anche se rimango immobile come paralizzata e distante, perché non ci si accorga di me, nessuno mi tocchi.

Mi accoccolo, qui all’angolo e, zitta e buona, aspetto che passi. Mi creo un mondo parallelo, di parole, immagini, suoni diversi; un mondo senza Natali, senza Pasque, senza feste dai colori imposti e dai sentimenti doverosi. Luogo dove rifugiarsi, dove avere calma, dove non perdere la propria esistenza, rompere la monotonia di un circuito malato e la logica di movimento coatto che non portano da nessuna parte. E mi chiudo in casa, esco il meno possibile, leggo, ascolto musica, faccio docce calde, lunghe, ad inumidire e mondare cervello e pelle, a scrollare  l’inquinamento umano dalla gola. Cerco protezione. Ma la festa c’è, continua. Non hai scampo.

Invade spazio, come un blob si insinua... Cartapesta a decorare pura aria, ma c’è; influenza, conquista. Veste di grigio l’anima, la mia. E c’è chi, se anche tu non hai scritto la lettera a Babbo Natale, per compassione la scrive per te. Non respira il tuo respiro, ma non importa. E’ Natale, bisogna abbassare il capo all’arrivo della stella.

Il buono è che passa. Come sempre, come tutto. Il rito pagano che cade indefesso, impudico ad ogni scoccare del primo dicembre finisce e non cambia nulla. Tutto torna come prima. Oggi è già 3 gennaio come lo è stato nei 2008 anni precedenti e prima ancora, senza o con altro nome. Tempo solo tempo. Il 7 la mia vita ricomincerà, esattamente come l’ho lasciata. Il buon Gesù, non avrà cambiato una virgola e ciascuno rimarrà artefice di sé come dalla notte del suo tempo. Tutto questo bagliore si lascerà dietro la solita pesante e vuota quiete finché il sipario non scenderà del tutto.

Alleluya Gente! E’ arrivato il Redentore!

Auguri.