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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Vecchio Paz

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

Cuor di Carogna

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Diario di una gravida

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« Un sabato qualunqueIn nome del padre »

 A momentary lapse of reason

Post n°425 pubblicato il 21 Novembre 2008 da erbavoglio_70

 

(La maschera di ferro)



Un abbinamento cromatico sbagliato causa tristezza, ma un genere di tristezza che non sfocia in depressione. Ben più arduo evitare che la libido sia vittima degli incauti comportamenti dei colleghi. Arrivo al lavoro alle 8,30, fresca, sorridente, seriamente intenzionata ad attuare i propositi formulati venti anni fa, subito dopo aver visto L'attimo fuggente. E loro che fanno? Uno legge integralmente, senza alcuna inflessione - prestando solo attenzione alla totale inespressività del suo volto e dei suoi occhi - una relazione che ammorberebbe anche la Gelmini, come è noto solitamente attenta alla disciplina dei suoi ormoni, affinché non le rovinino la piega; un altro appare letteralmente infoiato solo parlando di Kubuntu, un terzo espone dettagliatamente ogni emendamento che gradirebbe presentare alla finanziaria, scambiando forse per interesse il mio fissare afasica l'orizzonte tossendo ritmicamente. Per evitare il peggio, cioè essere condannata alla frigidità cronica, ho pensato intensamente a George (Clooney, laddove fosse necessaria una precisazione). Trovando sconveniente toccarmi sul luogo di lavoro (per lo meno prima della pausa pranzo), anche perché pochi hanno conservato la sana abitudine di bussare (e di attendere risposta), ho dirottato la mia attenzione sulla progettazione di un viaggio. Naturalmente, con il tempismo che mi caratterizza, sono entrata in possesso della Card MilleMiglia Alitalia nel periodo di massima floridezza economica della compagnia, tra l'altro sottoscrivendo un contratto in un momento di scarsa stabilità emotiva (vedi Prendila così, post n.329). Ho ritenuto quindi opportuno richiamare all'ordine gli ormoni imbizzarriti sparsi nell'ufficio e convertire le energie in loro possesso in acredine, telefonando dopo quattro mesi all'American Express (nel caldo e doloroso agosto ricevetti per posta la carta e la ignorai, così come trascurai le telefonate di rito ricevute sempre in momenti sbagliati). Constatai a settembre, con un certo stupore, che mi erano stati addebitati 50 euro. Nella vita esistono altre priorità e così li ho chiamati solo pochi giorni fa. Nessuna musichetta. Una signorina, gentilissima, mi dice che sono tutti in riunione: mi richiameranno. Eccheccazzo, non è mica la pizzeria le Due Antenne, è l'American Express. Aspetto cinque ore. Nulla. Inarco il sopracciglio sinistro. Tra l'altro non vedo nessun George. Mi altero. Chiamo di nuovo. Cade la linea. Cosa? Non si affrettano a cercarmi, né a inviarmi un bel mazzo di rose gialle. Torno a casa. Insisto. Risponde lui, il responsabile in persona di non so cosa. Riesce a mantenere la calma nonostante io sembri un misto inacidito tra la Thatcher e la Clinton. Non perdo un colpo. Sparo a raffica le mie ragioni, parlando in italiano forbito: sembro Erba in splendida forma. Mi dice “Vuole che le spieghi il perché dei 50 euro?” “Sì, grazie, credo di poterla seguire: ho anche un dottorato di ricerca. Questo è poi il motivo per cui per me 50 euro sono importanti, se non è in gioco una Prada”. Entra mio figlio numero due nel bunker (vedi Il cielo in una stanza, post n. 236), ma prontamente indietreggia dopo aver visto la mia vena pulsare, mentre in maniera del tutto inusuale stendo le gambe sulla scrivania. Lo ho in pugno; il tipo, intendo. Mi spiega i dettagli tecnici, serafico. Capisce. È, però, una carta importante e mi consiglia, se può osare (di quanto parleremo poi), di non revocarla prematuramente, senza cioè prima aver saggiato gli incredibili vantaggi della stessa. Certo. Mi sta sapientemente infinocchiando. (E ha una voce seducente.) Dice che gli dispiace per il nostro inizio. Glisso, apparentemente dura. Nicchio. Me la tiro, insomma, un po'. Va bene, forse ha ragione, ma annullerò la carta prima che scada l'anno. Annuisce. Mi dà il suo numero diretto e mi rivela nome e cognome. Sai che sforzo. Saprà presto su di me più lui di mio marito. Cosa comprerò. Cosa penserò. Penso a Orwell. Devo ammettere, però, che mi sa prendere. Il fatto di darsi del lei aiuta. Lo farò presente anche a mio marito e a Luca. Si mantiene un certo distacco, indispensabile quando l'astio la fa da padrone. Gli ormoni sono di nuovo sparsi nella stanza.

 
Rispondi al commento:
panglos
panglos il 22/11/08 alle 11:21 via WEB
Premetto che sono qui solo grazie all'insistenza di due miei carissimi web_amici..."vai a vedere che bei post ha scritto stoico", hanno addirittura minacciato di interrompere ogni rapporto con me se non avessi lasciato un commento.
Tu capisci che di fronte ad un ricatto di questa portata non potevo tirarmi indietro.
Nei tuoi due post individuo più punti di riflessine:

La minaccia di abbandonare il blog
E' il più fastidioso fra i punti che toccherò perché puzza di infantilismo. Personalmente non ti conosco quindi che tu vada o che tu resti non mi cambia la vita.
Però... se si decide di pubblicare uno scritto sul web o da qualunque altra parte, ma soprattutto sul web, si è scelto di esporsi al confronto, allo scontro (perché no?). Il web è per sua natura, vivaddio, libero, devi quindi aspettarti commenti al di sopra delle righe.
Tutto ciò premesso trovo estrememente infantile lamentarsi che qualcuno ci ha fatto la bua e minacciare di andare via.

accanimento terapeutico - deliri papali
I recenti fatti di cronaca hanno proposto per l'ennesima volta il problema dell'accanimento terapeutico. Dobbiamo distinguere fra il mantenere in vita un animale il cui cervello è irrimediabilmente morto e un animale il cui cervello ancora funziona.
La cronaca ha posto per l'ennesima volta un quesito: è giusto continuare a mantenere in vita in maniera innaturale un essere umano il cui cervello e IRRIMEDIABILMENTE MORTO?
Il mio parere è che per ME, Uomo, è indifferente; si tratta di un essere umano che non ha più alcuna percezione del dolore. Non lo fai soffrire se lo mantieni in vita, non lo fai soffrire se lo lasci morire.
Mi sento però di prendere posizione se la domanda viene posta in altri termini.
Di fronte ad un essere umano clinicamente morto, può qualcuno (non) intervenire (parenti di solito, ma anche commissioni etiche) affinché la natura faccia il suo corso? A mio parere SI'! Siamo esseri umani e può generare indicibile sofferenza il vedere una persona cara MORTA il cui corpo viene mantenuto in vita artificialmente e tutto ciò in nome di un malinteso rispetto per la vita. A mio parere chi si oppone affinché la natura IN QUESTI CASI faccia il suo corso offende la Vita, esattamente l'opposto di ciò che afferma. Rispetto per la Vita significa anche rispetto per la morte, una concetto che costoro rimuovono.
Veniamo al Papa, figura a te molto cara.
Ciò che fa il Papa, portavoce di coloro che si stracciano le vesti affinché si mantenga in vita chi è morto, è fare delle affermazioni di carattere RELIGIOSO, non scientifico! Il Papa afferma, in nome di Dio, che non si può affermare che un cervello clinicamente morto mai più tornerà ad essere vivo. Questa affermazione contrasta con verità scientifiche: in decenni di osservazioni cliniche di soggetti cerebralmente morti MAI si è verificata la benché minima regressione della morte cerebrale, MAI!!! L'osservazione clinica non fa altro che confermare le conoscenze scientifiche di base; è noto che un neurone può sopravvivere all'anossia (mancanza di ossigeno) solo pochi minuti, superati i quali va incontro a morte. Questo non vuol dire che quel neurone smette di essere una cellula, vuol dire che smette di funzionare. Il processo è irreversibile. Un neurone che non funziona è come un corpo al quale sia stato asportato il cervello: un cadavere che ha solo l'aspetto di un essere vivente.
Il Papa quindi fa affermazioni che contrastano con le conoscenze scientifiche. Ciò che dà maggiormente fastidio ai laici o, se preferisci, atei come me è che il Papa non fa queste affermazioni in ambito clericale, ma utilizza i mezzi di informazione di massa. Sarei disposto a rispettare le affermazioni del Papa se le rivolgesse ai fedeli durante una messa: a messa ci va chi vuole sentirla; sta bene a lui?... sta bene anche a me!
Utilizzare i mezzi di informazione di massa per diffondere notizie SCIENTIFICAMENTE FALSE, non deve essere consentito a nessuno.
Concludo con una riflessione sui media.
Digerirei meglio i servizi di (dis)informazione sui deliri papali se chiuso quel servizio ne cominciasse un altro, di carattere scientifico, che illustrasse le ragioni della scienza.
Tu sapessi, e qui chiudo, quanto mi incazzo quando sento delirare il Papa sul tema dell'omosessualità e se tu sapessi quanto mi incazzo perché le televisioni trasmettono in maniera acritica, senza nessun commento di carattere scientifico, quei deliri!!!
 
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