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Un blog creato da sara_1971 il 13/07/2007

S_CAROGNE

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Sara

 

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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...

 

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Cantami O Diva

Post n°529 pubblicato il 21 Giugno 2009 da sara_1971

Nello sciagurato caso in cui abbiate deciso, contro tutte le evidenze del buon senso, di tirarvi in casa due inutili perditempo disadattati, sappiate che la vostra quotidianità è destinata ad incamminarsi inesorabilmente verso la difficile esistenza di cui resta testimonianza tra le famose pitture delle grotte di Lascaux.

Può quindi succedere (per esempio) che tornando all’ovile dopo una qualsiasi estenuante giornata poco cristiana dedita al lavoro, si abbia il piacere di trovare in giardino un uomo in mutande (Geghe) con al seguito 4 cani rabbiosi mentre dalle quiete stanze e le vie d’intorno si odono risuonare forbite odi in cui piccioni, uccelli ed altre fascinazioni pagane si mischiano ad elementi di spicco della teologia cattolica.

In questo caso mi preme porgere alcuni saggi consigli.

Innanzitutto il riverbero delle urla provenienti dalla grotta può essere meglio compreso allontanandosi di qualche metro dalla fonte di rumore.

Tornate perciò sui vostri passi in maniera che La Vicina, trasferitasi da qualche anno alle spalle di casa_1971 (per colpa di quel buono a nulla di mio marito, precisa sempre lei), abbia modo di intercettarvi nella vostra fug… nel vostro percorso cognitivo.

Ella vi rivolgerà quindi parole piene di affetto, esplicitate nella familiare lingua degli oriundi: “Dò stann l’matt. Jii nun ngé la fazz cchiù. Sciatavinn, malaedett a cchedda diì”*.

A questo punto, visto che il vostro giusto tentativo di mettervi in salvo sarà stato (ahiVoi) sventato, e visto anche che di questi tempi è bene non sottovalutare l’irritazione dei vicini, cercate di porre rimedio alla situazione.

Innanzitutto individuate il problema. Traducendo a fatica il balbettio colpevole di Geghe scoprirete con orrore che trattasi della lavatrice.

A questo punto entrate correndo in casa: verrete investiti da una nube di gas atopicamente instabile, retaggio della cena precedente in cui Chef Geghe aveva preparato una salubre minestra a base di potentissimi fagioli gialli messicani, passata poi sottobanco agli innocenti quadrupedi (E questo è uno dei motivi per cui da quando sono tornata dal mio ultimo viaggio vivo in un paradiso artificiale di piadine). Nel caso viviate con gli inutili perditempo disadattati di cui sopra da più di un anno saprete già che è cosa giusta e buona tenere sempre a portata di mano una siringa di valium. Adoperatela su di voi prima di adottare scelte sempre più irrazionali e folli che vi porterebbero ad applicare sui vostri due coinquilini gli stessi precetti professati dai capi della mafia siciliana. 

Solo così sedati sarete quindi in grado di sopportare l’orrida visione di Jay che si accanisce con pinza e martello sulla rubinetteria da voi acquistata nell’unico periodo glamour della vostra vita (ovvero quando eravate ancora economicamente sostenibili).

Non perdete tempo ad inveirgli contro, piuttosto arrampicatevi sul davanzale e con il mestolo chiudete prontamente l’acqua (servono dai due ai cinque anni di pratica circense per effettuare tale leggiadra operazione senza restare sfigurati a vita).

A questo punto dispensate, al pari di un oracolo greco, sufficienti maledizioni a tutti gli astanti. Chiudete i cani e Geghe in una stanza con le segreta speranza di trovare, al momento della riapertura dell’uscio, almeno un paio di corpi esanimi sul pavimento.

Convincete con garbo Jay ad asciugare l’intera casa: per arrivare a questo risultato è indispensabile trattarlo nel modo a lui più consono, ovvero come uno schiavo di colore nella Louisiana dei primi dell’Ottocento al servizio di una padrona bianca che passa molto del suo tempo (libero ma anche lavorativo, perché no) davanti al monitor.

Dedicate 5 minuti del vostro preziosissimo tempo a convincere La Vicina, tramite soavi caròle,  che chiamare la forza pubblica sarebbe un inutile e dispendioso spreco di energie: in fondo anche quello che il nostro Premier ha organizzato a Villa certosa in occasione del capodanno era solo un innocente convivio di personalità eterogenee (Solo che loro si trovavano in un immenso parco contornati da ori ed incensi, e non in un giardino pieno di vecchie semprocchie con due monatti con la fregola della billibestia).

Avvicinatevi a questo punto alla lavatrice con circospezione, quasi foste sotto i tempestosi cieli di Giorgione: ricordatevi che per consacrare un oggetto dovete prima esorcizzarlo. Portate con voi il libretto di istruzioni, sì, quello che per anni avete utilizzato per fermare il piede traballante del tavolinetto monco. Risulterà del tutto inutile allo scopo (se non controproducente) perché privo della italica traduzione. Rassegnatevi: questa non è che l’ennesima testimonianza del fatto che le stronzate sono particolarmente contagiose. 

Confortatevi pensando a Pindaro, e a quanto anch’egli debba essersi sentito estraneo nell’epico scontro di Maratona. Smontate quindi ad intuito il quadro del mefitico elettrodomestico, dopo aver sparpagliato ovunque preziosissime viti e bulloni che scoprirete essere stati forgiati in pezzi unici dall’astuto produttore.

Solo a questo punto scoprirete che il problema era, banalmente, nel filtro.

Coraggio, pensate a quel pugno di galeotti ingiustamente condannati alla pena capitale che giacevano nelle segrete del Panopticon e troverete in voi la forza per rimontare il tutto.

Se ci riuscite sappiate che avrete diritto a congiungervi carnalmente con Sara. Tranquilli, nelle condizioni in cui sarete dopo il montaggio è un sacrificio che non dovrebbe durare più di un paio di minuti (ma figuriamoci, per voi è già troppo). Portata a termine l’opera scoprirete che la lavatrice, pur funzionando, è diventata appena appena rumorosa. Diciamo quanto una rave metropolitano.

A questo punto prima di legare la corda alla trave del soffitto e dire per sempre addio al mondo cosiddetto civile aspettate un attimo. Ricordatevi che una soluzione, bene o male, c’è QUASI sempre.

Insonorizzate completamente la vostra camera da letto. E’ l’unico metodo, fidatevi. Il prescelto che si occuperà dell’annoso problema della fonoassorbenza dovrà essere persona capace ed esperta (andrà benissimo l’ingegnere del suono degli ultimi dischi dei Pink Floyd o in alternativa lo spettro di Syd Barrett  in persona).

E custodite gelosamente l’ennesima perla della vostra Saruccia: essere Disadattati non è una scelta, è una presa di coscienza. Si può non saperlo prima di rendersene conto ma, comunque, si rimane disadattati per sempre.

 

 

*Dò stann l’matt. Jii nun’gé la fazz cchiù. Sciatavinn, malaedett a cchedda diì:

Questo posto è pieno di persone strambe. Temo di non riuscire più a reggere la situazione. Perché poi questi simpatici personaggi non cambiano residenza? Benedetto quel giorno.

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
P. il 21/06/09 alle 21:54 via WEB
Sara, diamine, mi fai spaventare così. Pensavo già di venirti a trovare in ospedale con un mazzo di fiori ed una scatola di cioccolatini.
 
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