S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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(Hony soit qui mal y pense!)
Irrinunciabile - imprescindibile – incantevole. Intendiamoci, lo pensavo anche della mia bag rossa (e dell'Alhambra). Poi, in balìa del fluire dei giorni, ho imparato (che Anna Magnani difese le sue rughe dai rimedi di un truccatore: Ci ho messo una vita a farle! e) a moderare i termini.
Ad esempio, da bambina, ma anche molto dopo, non pensavo fosse possibile una vita senza tv. Durante i primi febbrili giorni del trasloco, tre anni fa, ho semplicemente dimenticato di accenderla. La prima volta in cui non si fa qualcosa porta con sé la consapevolezza che la non-azione possa essere ripetuta e induce ad estendere a molteplici contesti il giudizio di “inappropriato” relativamente all'uso di vocaboli definitivi.
Ovviamente dopo il caffè occorre accendere una sigaretta. Falso. E dopo una birra con gli amici? Sorprendentemente (da quando avevo sedici anni sono sempre uscita con un pacchetto di cicche) ho constatato di essere in grado di divertirmi, o incazzarmi, senza aspirare altro che aria.
Ma, attenzione: anche in questo caso mai dire mai. Non sono una integralista – nonostante abbia a lungo accarezzato voluttuosamente tale idea – e così non escludo di desiderare (e fumare, essendo istintivamente contraria al concetto di auto-privazione) una sigaretta. Ma decido io se come quando e con chi.
Sì, lo so, ci sono abitudini talmente antiche da apparire intrecciate al nostro quotidiano. Ma - è il bello della diretta - sornione fa capolino l'imprevisto.
Ulteriore esempio: nonostante la mia sodale rechi incessantemente detrimento alla mia immagine, sono sì una personcina vagamente ostinata, ma assai semplice: datemi solo un po' di tonico ogni due ore, non chiedo altro. Tonico, chiederanno i maschietti? Trattasi di sostanza liquida moderatamente profumata... anzi, direttamente dal dizionario: prodotto cosmetico, talvolta a leggera gradazione alcolica, per stimolare e rinfrescare la pelle, spec. del viso. Chi dipende dal tonico sa che: è più eccitante di un caffè, elimina i pensieri impuri e rende indubitabilmente più friccicoricci. Veniamo al punto. Recentemente mi sono punita (ho avi cinesi) con una trasferta in un luogo leggermente fuori moda; approdo esanime dopo trentasei ore di viaggio nella mia stanza d'albergo, apro freneticamente la valigia e il vago profumo di cui sopra mi inonda. Nel flacone non è rimasto nulla. Panico. Ragiona, Erba: domani mattina comprerai una nuova dose, rilassati. Inutile dire che nella cittadina ospitante nessuno usa il tonico (e infatti di friccicore ne hanno assai poco), per cui – nervi saldi – ho cercato valide alternative al mio elisir (prima fra tutte lo struccante occhi). Sono sopravvissuta (sniffando solo all'occorrenza qualche t-shirt).
Oggi è toccato alla categoria borsa (e derivati): ho affrontato il mondo esterno senza suoi elementi. Ammetto che è stato bello. Mi sentivo meno impacciata, più esposta ai rischi, è vero, ma anche più creativa. Autarchica, direi.
Bene. Sei avvertito. Potrei incorrere in ameni diversivi.
Erba
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