S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
AREA PERSONALE
Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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(E' morto! Traduzione per i non addetti)
Capita che come si nasca si muoia, vedi un po’. Quando accade, onore e gloria del defunto se ne vanno con lui e a noi, ancora mortali, rimane la lunga due giorni di esequie. La sottoscritta che, è noto, non si fa mancare niente, ha avuto l’onore di assistere a ben due eventi consimili nella medesima settimana. Il buon Dio chiamò a sé due suoi figli. L’uno camionista, l’altro noto nome della borghesia Leccese, nonché rinomato notaio. (Da qui si deduce lo scarto e la varietà delle frequentazioni della qui medesima!). Ovviamente, la commozione era miserrima da un lato, altezzosa e compunta con lacrima firmata Cavalli dall’altro. Qui si fermano le differenze. Stessa morte, età irrilevante, stesse scene tipiche. Il silenzio regna sovrano, al punto che qualsiasi mugolio incontrollabile della stomaco risulta fuori luogo, quasi di cattivo gusto. La sala da cui si entra in casa è “quella del morto”. La porta che in altre occasioni non noteresti mai, si apre in queste circostanze come realizzata con calce viva (lei), per assecondare l’ipocrisia secondo la quale coloro che arrivano siano lì per il defunto. Sorpassata la soglia, scaraventata davanti al morto che non conosci, dopo aver dispensato condoglianze anche al gatto, ti metti in un angolo con faccia contrita pensando alle cose che hai lasciato a casa e che avresti urgenza di terminare e ti chiedi: quanto dovrò stare qui? Basterà mezzora? Ovviamente la sedia sulla quale decidi di sederti è rotta e cigola. Rimani sul pizzo in bilico su un piede a rischio di cappottare all’indietro, ma sempre contrita e affranta. Arrivano gli amici, si sprecano gli abbracci. Ogni tanto si sente un “Signore, perché?”. Sembrerebbe fuori luogo rispondere: “Signora, perché aveva 80anni e metastasi ovunque. Potrebbe accadere a chiunque, sa?”. Quindi ti limiti a scuotere la testa dispiaciuta, non capendo perché il Signore Onnipotente non abbia guarito il male con la sola forza della preghiera. La gente aumenta. Pensi a quanto vorresti palpare il culo del figlio del de cuius, ma ti rimproveri per l’irriverenza e mesta ripieghi sui discorsi di circostanza tra astanti non paganti biglietto: come sta tuo figlio? Il mio ha imparato a salire sul tavolo da solo, e poi non si riesce proprio a farlo lavare, non ti dico quando si pulisce il culetto fresco di cacca sul divano! [...] Ah, anche il tuo? Ah, bè, allora dev’essere l’età… Eh, ma con l’inquinamento che avanza, ormai i tumori sono in aumento. Ma lui, ma lui… è stato lucido fino all’ultimo? E i bambini? E’ riuscito a salutarli?... Io sono arrivata da poco, tu? No, perché non volevo trovarmi qui sola, mi imbarazzava, sai… Hai visti la ex di quello? Si è fatta orribile. Che uomo buono che era… Che tempo pessimo, piove sempre... Dopo due ore di fracassamento di ovaie (sempre compunto) la fidanzata del figlio del morto che nutre veso di me una spiccata simpatia mi si avvicina premurosa esortandomi ad andare perché di sicuro avrò da fare. La tranquillizzo: “non preoccuparti, aspetto che torni XY e lo saluto. Poi vado.”; trenta secondi netti e XY viene da me: “mi ha detto la mia dolce metà che vuoi andare via …”. Esco. Finito. Stop. Il giorno dopo i funerali. Lasci il lavoro per ottemperare all’ennesima formalità. Si passa prima da casa. Stessa scena, solo più celere, entro mezzora sarai in chiesa e se tutto va come deve entro un paio d’ore al massimo ne sarai fuori. In quella mezzora “ante chiesam” hai il tempo di vedere l’intero paese radunarsi chi per immedesimazione (l’età media è sugli 80), chi per curiosità, chi per interesse di carriera, chi per svago pomeridiano al posto della briscola al bar del centro. Ricevi anche tu la tua dose di condoglianze. Nel mucchio non si fa più differenza. Cade una vecchia che non vede il gradino che la separa dal pavimento, mentre, presa dal suo ruolo, si stava allontanando “a gambero” dalla bara (non sia mai che si rivolgano le spalle a colui che è salito in cielo e che, chissà, potrebbe ridiscendere in terra con la combinazione del super enalotto.). arriva la squadra di basket per fare le condoglianze all’altro figlio del morto. Ah, però, questi aitanti sportivi! Chiesa. Il prete, ammorba le anime nostre, ancora vivi e con udito funzionante, con le sue preziose raccomandazioni. Ad un certo punto inneggia con in canto “Iddio, sto venendo, grazie, Iddio, perché sto venendo…”, ora, io sarò malata, ma la scena che mi si è palesata dinnanzi agli occhi non aveva nulla di defunto, forse marmoreo, ma non “lapidario”. “La famiglia dispensa dalla stretta di mano”. La messa è finita, andiamo in pace. Sempre contrita, quel poco che va dalla chiesa al parcheggio, prendo la macchina e mi dirigo al lavoro. Il figlio del morto mi ha invitato a bere una birra a casa sua. Vorrà lenire il suo immenso dolore? Capita, dicevo che come si nasca si muoia. Capita anche che nel mezzo si perda un sacco di tempo.
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Erba
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