S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Quando la depressione giunge a livelli di guardia è cosa giusta e buona cimentarsi con un piatto mediterraneo dalla fama internazionale quale la parmigiana.
Ingredienti:
Prendete un ragazzo Anonimo ferrarese ed una donna selvatica delle Murge che non abbiano nulla in comune tra loro eccetto l’aver trascorso parecchio del loro tempo sullo stesso blog e chiudeteli insieme nella stessa casa per un interminabile weekend durante il quale lui abbia appena scoperto di essere affetto da una nevrosi e lei sia in procinto di perdere il lavoro.
Serviranno inoltre: 3 melanzane, 4 uova non marce, pomodori, aglio, cipolla, mozzarelle e prosciutto. Carta assorbente quanto basta, ovvero un paio di chilometri.
N.B. Il fatto che tutti questi ingredienti siano simultaneamente presenti in casa1971 è dovuto ladrocinio perpetrato ai danni della Regina Madre il pomeriggio precedente.
Preparazione del sugo:
Scaldate l’olio in una pentola e aggiungete cipolla e aglio. Dimenticare il tutto sul fuoco il tempo necessario affinché nella cucina si sviluppi un principio di incendio. A questo punto asportate con rapidità e maestria la pignatta e gettatela nel lavandino sotto il getto di acqua fredda. L’eruzione che ne seguirà ricorderà Pompei: proteggetevi dai lapilli lanciando per aria tutto quel che avete in mano e sbraitando in malo modo. L’Anonimo accorrerà premuroso offrendo aiuto. Insultatelo in dialetto (non capirà) e chiedetegli di pulire mezza cucina mentre voi tagliate con nervosismo le melanzane. Buttate tutto nel cassonetto e ripartite dal primo rigo lasciando l’Anonimo a guardia dell’olio. Buttate nella pentola i pomodori e mezzo vasetto di passata comprata in offerta una decina di anni fa. Aggiungete zucchero e sale q.b. per contrastare l’acidulo sapore di stantio.
Preparazione delle melanzane:
Sbattete le uova nel piatto e lasciate le melanzane a ristagnare nello zabaione appena ottenuto. Insultate l’Anonimo per non aver coperto la pignatta del sugo e stavolta abbiate cura di farlo in italiano affinché si renda conto con che genere di donna paturniata si ritrovi ad avere a che fare.
Intimategli di pulire i fornelli mentre voi, che siete nate chef, andrete a fumarvi un sacrosanto sigaro sulla sediola impagliata, manco foste in un bar di Ragusa.
In un mistico profumo di Raid collettivo (avete dato da poco l’antiparassitario ai cani) ripensate ai momenti in cui avevate in casa Geghe e Jay. Coraggio, effettivamente, anche se sembra difficile crederlo, nella vostra vita siete state persino peggio. Tornate in cucina zoppicando grazie ad un principiare di unghia incarnita e con una eco più sinistra di quella del Krakatoa immergete le melanzane impregnate di uovo nell’olio bollente.
Disponete una quantità sufficiente di carta assorbente e adagiatevi sopra le melanzane fritte. Scottatevi un paio di volte affinché l’Anonimo si offra di farlo al posto vostro.
Preparazione della teglia:
Disponete in bell’ordine su una teglia un primo strato di melanzane e alternatelo con una fetta di prosciutto e abbondanti porzioni di mozzarella tagliata a dadini. Essendo vegetariane abbiate cura di disporre il prosciutto solo in una metà della teglia. Ricoprite con il sugo appena preparato.
Infornate per un tempo variabile in funzione del cattivo andamento del vostro forno.
Nel frattempo andate e farvi la pedicure. In assenza di forbici chiedete in prestito all’Anonimo un punteruolo. Appena capirà il vostro intento cercherà di sterilizzarlo sulla fiamma del gas. Impediteglielo intimandogli di non fare cose non richieste perché noi donne, notoriamente, sappiamo bene quel che facciamo. A questo punto sarà lui ad andare a fumarsi una sigaretta in giardino per evitare di commettere un atto sconsiderato.
Terminata la seduta estetica controllate lo stato di cottura: se il sugo si è rappreso e le melanzane appaiono sufficientemente carbonizzate potete portare la teglia in tavola.
Chiedete ad Anonimo di andare a recuperare la paletta che per errore avete buttato pocanzi nel cassonetto: lo sguardo che riceverete in risposta significa una cosa incresciosa. Che preciserete verbalmente in seguito. Ovvero che la fine della nostra amicizia è appena iniziata.
Assaggiate (buono questo retrogusto di palude asiatica) e servite ben caldo.
Però c’è una cosa che ancora non vi ho detto perché talvolta proprio non riesco ad esprimermi. Ma ci provo, per carità.
E quindi, facendo ricorso ad una delicata perifrasi, vi chiedo: Ma la buona, vecchia abitudine della nonna di digiunare quando non si ha nulla di buono da mangiare*, dov’è finita?
Ecco, in fondo si possono trovare le parole. Volendo.
*antico proverbio pugliese.
Erba
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