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Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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La Signorina Mestizia qualche volta si traveste e quella sera si era travestita davvero bene.
Del resto, l’occasione non era irrilevante: aveva un appuntamento e, a conti fatti era da un po’ che non faceva prendere aria e tonicità alle… ehm… all’epidermide.
Ma, Signorina Mestizia (che d’ora innanzi chiameremo per comodità Sig.ina M.), non essendo una donna facile (o non volendo darlo a credere così presto), impone la sua regola: si va a cena fuori.
Il pretendente (ignaro del carico da 100 - e non diciamo cento cosa - che si sta caricando) passa a prelev… ehm a prendere Sig.ina M. in perfetto orario. Si scusa, i suoi tre mezzi d’epoca sono tutti privi dell’assicurazione, pertanto ha dovuto chiedere la macchina in prestito: al padre.
La Sig.ina M., presa dall’euforia della serata e dal fascino del suo pretendente (simile d’aspetto e dannazione a James Dean), non bada alla cosa e prontamente ascolta tutti i complimenti che seguono al primo minuto. (Complimenti che, la Sig.ina M. finge con ipocrita modestia di non gradire, ma che in cuor suo sniffa come la cocaina porta alle narici di un tossico in crisi d’astinenza e prossimo al rischio di overdose.)
D’altro canto, la mise della Sig.ina è tale da non passare inosservata: praticamente un ramo di glicine, tutta di un colore, dalle scarpe, al vestito, trucco, cordoncino di raso intorno al collo (che fa molto sadomaso - pudico), soprabito (di cachemire, preso in prestito dalla madre e costato un occhio della fronte, la fronte della madre), sciarpa. Tacchi, ovviamente e rigorosamente a spillo.
Si arriva all’osteria prenotata da James. Il posto, in verità, appare di primo acchito piuttosto miserevole. L’arredamento kitsch di periferia paesana, gli addobbi floreali finti, le tovaglie a quadri bianchi e rossi, la televisione schermo piatto accesa su La Corrida.
La Sig.ina M. appare un po’ contrariata, ma James le assicura che la scelta è stata dettata dall’ottima cucina del posto, a dispetto delle apparenze che, lo stesso James riconosce, non si addicono ad una regina come me… ehm… come la Sig.ina M.
Dettaglio non irrilevante per il prosieguo della narrazione: la sera cade esattamente in coincidenza dell’onomastico dalla Sig.ina, che ama festeggiare al solo scopo di auto-celebrarsi ed indurre i suoi ospiti a celebrarla.
Dal dettaglio suesposto segue una rocambolesca danza della Sig.ina – appena entrata nel locale - onde catturare l’attenzione della cameriera e trascinarla in bagno, il tutto allo scopo di prenotare (pagando anticipatamente) una bottiglia di spumante per la conclusione della cena.
La cameriera, affabile, cortese, polacca, va a chiedere “al padrone” il costo della bottiglia. La Sig.ina attende in bagno un tempo tale da rendere credibile a James (che intanto ha finito la sua sigaretta ed è seduto al tavolo da 5 minuti abbondanti) che Ella abbia seri problemi di colite.
La cameriera torna in bagno e secca afferma “Euro 10.”, “’sti cazzi!” è la risposta pronta ed elegante della Sig.ina che si trova giocoforza a sborsare i soldi, pregando invano per uno sconto e augurando alla cameriera che prima o poi incontri Bossi sulla sua strada (Umberto e Renzo).
Economicamente alleggerita, la Sig.ina si avvia al tavolo, James, bello come il sole, l’attende. La cena vedrà i due prossimi piccioncini dilettarsi amabilmente in discorsi ameni che, causa l’abbondante vino, la Sig.ina M. dimenticherà a vita. Si mangia un abbondante antipasto misto e un altrettanto abbondante arrosto di carne. Si beve abbondantemente vino rosso e si ignora sfacciatamente l’acqua. Al termine, dolce e spumante. Al tavolo arriva una bottiglia di Riccadonna (e so io perché s’è arricchita ‘sta zoccola!). La Sig.ina scopre che James non gradisce le bollicine, per cui, dopo aver brindato al suo onomastico, suo malgrado è costretto a non trangugiare il resto della bottiglia. La Sig.ina, piuttosto che lasciare una sola goccia alla polacca, si immola sull’altare degli alcolisti anonimi.
Il conto. La Sig.ina M. con nonchalance si alza per andare in bagno: ovviamente il conto non è affare suo.
Ciondolando a tentoni sui suoi tacchi a spillo, arriva ad aggrapparsi alla porta del bagno dopo sole 5 Ave Maria e 1 Gloria.
Al suo ritorno, James le fa notare che, “se paghi la tua metà, siamo liberi di andare.".
Il conto finale ammonta a Euro 30 e la serata non è ancora finita.
Tuttavia, la Sig.ina M. non si scoraggia: Egli avrà di certo le sue ragioni e ben altre doti.
All’uscita James fuma una sigaretta e ne offre una ad Ella. Ella accetta, fingendo di non ascoltare il suo grillo parlante che, sebbene biascicante a causa delle massicce quantità d’alcool, riesce ancora a sussurrarle: “attenta, quando bevi troppo non sopporti il fumo manco fossi gravida!”.
La prima boccata di sigarette fa accasciare la Sig.ina su una panchina (per grazia divina...) vicina. James chiede se va tutto bene. “Benissimo”, risponde lei, bianca in viso come una Brooklyn (preferibilmente alla menta) “solo un calo di pressione”. James, stupito dalla risposta, visto il bengodi che Ella aveva in pancia, non chiede altro.
(continua...)
Erba
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