S_CAROGNE

Hand in glove

Lo so. Scomodare il titolo di una canzone della mia band preferita, The Smiths, è un atto che si ritorcerà contro di me. Ma in certi casi evoco Morrissey in maniera incontrollata. D'altro canto, dopo averli ascoltati per anni interi in età adolescenziale, dovevo aspettarmi qualche effetto collaterale avvicinandomi alla menopausa. E poi il sito in cui mi sono imbattuta, grazie alla solerte segnalazione del Corsera, racchiude in sé poesia, tristezza e rabbia. Quindi l'evocazione ci sta tutta.

La studentessa Jennifer Gooch sarà da molti tacciata di essere una nullafacente in cerca di improbabile notorietà, ma scavando nel sito da lei creato, aiutata da estro e fantasia, alla ricerca delle motivazioni che l'hanno indotta ad esporsi al pubblico ludibrio, ravviso una profonda sensibilità. Camminando per strada ha visto un guanto abbandonato e ne è rimasta sconvolta. Non un cane o un gatto. Un guanto. Badate bene che è fondamentale che l'oggetto sia un guanto, non una palla, non un libro, ma un oggetto che la vostra maestra alle scuole elementari ha usato per introdurre la vostra mente in crescita al concetto di paio. Sì, perché i guanti sono sinonimo di coppia, di paio, di due. Allora la dolce fanciulla lo ha raccolto, lavato, fotografato e rassicurato: “Presto troveremo il fratellino”. Questa, in sintesi, la motivazione della nascita del sito onecoldhand.com Naturalmente il guanto non è lì da solo. Perché a partire da quel momento altri sventurati come lui sono stati trovati e hanno trovato asilo nel sito, alla ricerca dell'altra metà. Forse anche voi avete visto guanti abbandonati per strada e non ci avete fatto caso. Ora sarà diverso, e se avete un cuore anche voi aprirete filiali di quel sito. Pare che ormai si sia formata una catena, negli States: guanti per ogni città, raccolti in appositi contenitori, poi catalogati scrupolosamente e offerti all'attenzione degli internauti. C'è già la prima buona notizia. Un guanto non è più solo. E' un guanto in pelle, da uomo, orrendo. Io sono una carogna, si sa, e non posso quindi evitare di pensare al lato B della vicenda. Siamo certi di non violare l'inalienabile diritto alla solitudine? Voglio dire che la studentessa ha dato per scontato che ciò che nasce coppia sia destinato a restare unito per l'eternità. In questo è più radicale del cardinale Camillo Ruini. Mi sembra ingiusto costringere i guanti a tornare insieme, quasi che da soli non abbiano una loro dignità, senza aver sentito il loro parere in merito. Ma forse la mia è una battaglia persa. La solitudine spaventa. Anche se chi è solo è un guanto in similpelle.