S_CAROGNE

Parte I

(Un'emozione da poco)

Prima di un viaggio si compra la guida. Poi è diverso perché il treno fa ritardo, perché avete paura in volo,  perché il locale dove dovete andare è deludente o ha cambiato posto, perché di sovrumani silenzi non sapete che farvene.

Nonostante in questi giorni il mio corpo e i miei neuroni siano stranamente rilassati, lontani dal tran tran e liberi dal tedio del quotidiano, la spada di Damocle che da anni incombe sulla mia deliziosa testolina mi suggerisce di stare all'erta, sempre e comunque. E così, cari lettori, mi dispiace, ma non riesco neppure quest'anno a essere disincantata e frivola come le carissime amiche Big Babol.  La colpa, ovviamente, è più della Serpe che mia. Mi spiego meglio.  Accingendomi a spalmarmi copiosamente di crema abbronzante, ho ritenuto doveroso compiere un bilancio dell'anno lavorativo alle spalle. Generosamente pensavo di essere stata fortunata, di aver trascorso un periodo intenso, proficuo, interessante... di essere, insomma, soddisfatta. Impertinente ha fatto capolino il ricordo di un paio di giorni vissuti, come dire, per testare l'efficacia dei farmaci consigliati dal mio cardiologo di fiducia. Avevo prenotato un viaggio di lavoro. Partenza una domenica “qualunque” da Bari, con scalo a Roma. Trattandosi di me e non di Sara, la prenotazione era stata effettuata con diligente anticipo, giacché, come è noto, non gradisco particolarmente gli imprevisti. Tre giorni prima del volo Sara mi comunica con tono perentorio che non sarei andata da nessuna parte senza essermi prima recata con lei in una amena città della penisola a firmare il contratto per la famigerata Creatura. Dato che l'atteso appuntamento era previsto per il sabato (non qualunque) precedente la domenica qualunque, decido mansueta come sempre di accontentare la nervosa ex-amichetta di banco. Disgraziatamente viviamo in un mondo irto di spine. Nessun incastro è possibile né via mare, né via terra, né tanto meno via aria per tornare in tempo utile a Bari: l'unica possibilità è partire direttamente in aereo da Roma, visto che anche dalla amena cittadina vi è una strada per la capitale. Ricapitoliamo: in tarda mattinata arriva il treno nel luogo convenuto.  Incontro lì Sara (meglio non indagare sulle modalità del suo arrivo), pochi minuti prima di firmare. Involontariamente non andiamo d'accordo neppure sul look. Rappresentiamo ampiamente la Warner e la Disney rispettivamente tramite una vistosa borsa (Sara) e una spiritosa maglietta (Erba, Pinko, ma che ve lo dico a fare). Il Direttore, nei cui occhi si percepisce un neppure tanto velato “Speriamo che passi in fretta, vedi tu cosa mi tocca fare”, finge di essere divertito e anche – maldestramente -  di non conoscere la nostra età. L'incontro è per una buona mezz'ora assai simile ad un vero incontro di lavoro. Inesorabilmente, però, prevalgono le nostre misurate personalità anche in questa circostanza, attirando l'attenzione del secondo e del terzo piano dell'edificio. Dalle loro parti, generalmente, l'autore è solo uno. Sai che noia! Alla fine, sfinite al solo ricordo delle ultime liti, tentiamo di ascoltare l'improvvisato mediatore dell'incontro e, pur restando ciascuna convinta di avere ragione, sdegnosamente ci ricomponiamo, raccogliamo i cocci e firmiamo. È fatta. Almeno questa è fatta. Andiamo a bere qualcosa. In fondo devo ingannare l'attesa fino all'una di notte. Prima di partire ho il tempo di fare una doccia in una modesta ma pulita stanza di albergo. Ho bisogno di rilassarmi. Probabilmente non chiuderò occhio.