S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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God Save The Queen
Post n°439 pubblicato il 18 Dicembre 2008 da delilah79
Il viaggio inizia sempre il giorno prima. Quando si prepara la valigia è un po’come essere già in cammino e si può notare “il buongiorno”, se si hanno occhi per vederlo... Partenza prevista da Brindisi giovedì mattina, 4dic.ore 11.55. Volo diretto per Londra, Rynair. Alle 22 di mercoledì (3dic.) posiziono bucato sui termosifoni accesi. Fuori diluvio universale. Dentro casa Maldive. Giro da una stanza all’altra in costume adamitico, cercando pezzi di abiti che non trovo e bestemmiando contro l’altra parte di me alla quale avevo chiesto di ricordarsi in tempo di fare un bucato: a poche ore dalla partenza scopro di non avere mutande, calze, golfi. Alla buona, facendo un computo ampio dei giorni di permanenza, racimolo retaggi infantili di indumenti. In fondo, vado in una città stravagante, dove non badano poi tanto a come sei vestita, anzi, l’eccentricità va per la maggiore. Ottimo. Recupero le mutande di quando avevo 15 anni, i reggiseni dei 18, golfi da paninara doc. Valigia fatta. Notte di tempesta (e non in senso letterale). Fulmini, tuoni e vento sradicano alberi, tralicci e mietono vittime. Poco male; svegliata da un fulmine che fa saltare luce e suonare gli allarmi penso: “meglio che il maltempo si sfoghi ora. Domani non pioverà e il tragitto fino all’aeroporto sarà tranquillo.”. Inutile evidenziare quanto fallace ed ingenua sia stata la mia aspettativa. Con una “Atos della speranza” mi faccio accompagnare a Brindisi da un amico. Navighiamo tra le onde, e oscilliamo ad ogni carezza di vento. All'altezza di Squinzano (prov. di BR) superiamo Mosè. Acqua coì abbondante e fitta che non si vede ad un metro. Velocità 50km all'ora, pericolo tamponamento alto. Arrivo miracolosamente all’aeroporto e, altrettanto miracolosamente, in tempo. E’ fatta. Non rimane che imbarcarmi e dopo un tre ore sarò a Stansted, dopo quattro, presumibilmente starò scopando come un riccio in calore. Bene, già l’idea mi risolleva dalle sfighe patite. Check in completato. Metal detector. Passo, suona. Mi tolgo le scarpe. L’intera platea nota con approvazione i miei calzini, la mia autostima cresce in misura direttamente proporzionale al mio scoglionamento. Ripasso, risuona. Prendendomi per terrorista, i gendarmi, il cui acume è noto dalla notte dei tempi, decidono di ispezionare i miei bagagli (SOLO I MIEI). Lascio a Brindisi: crema idratante, detergente (intimo), doccia-shampoo. Si prospettano 4 giorni di pulizie accurate! Dopo è la volta del controllo dei documenti e, finalmente, sala d’attesa. Insicura per natura, specie nei viaggi in solitario, oso chiedere ad un tizio anziano dalle apparenze “english” se anche lui va a Londra e se per caso è pratico del pulmann che da Stansted porta in città. Il tizio sfodera il suo migliore sorriso e, non solo annuisce compiaciuto, ma si offre di accompagnarmi fino al pulmann non appena arriveremo. Ringrazio e riprendo il mio posto pensando che lo ritroverò a fine tratta. Non ci vuole molto per accorgermi che il tizio ha preso in parola la sua idea di “scorta fino al pulmann” e mi si è piantato accanto (posto dal quale non si toglierà finché le nostre strade non si divideranno giocoforza). Tempo due secondi da questa piacevole constatazione e il rassicurante dlin dlon degli annunci rende noto che, causa maltempo, il volo è cancellato. Ci impacchettano tutti e ci spediscono a Bari. La farò breve per necessità di sintetizzare le numerose fortune occorsemi: sarei dovuta partire alle 12 da BR, parto alle 15 da Bari, dopo un nuovo metal detector, una nuova s_vestizione, una nuova approvazione calzini e dopo aver lasciato struccatore e acetone e smalto ai nuovi arguti gendarmi del capoluogo! Nel frattempo il tizio anziano, come da previsioni, non mi molla un attimo. Si siede al mio fianco ovunque e (con alito da catacombe e dovizia di particolari) mi racconta la sua storia d’amore con una ragazza molto più giovane di lui (ma non mi dire!). Mi scatta foto ripetendomi quanto non rendano giustizia alla mia bellezza, domanda in merito alla mia vita sentimentale. Chiama tra prima del decollo la compagna scusandosi con me per non averle fatto il mio nome (???) e aggiunge: “Tu non sei gelosa, vero?!”. Inarco sopracciglio sinistro e perdo lo sguardo fuori del finestrino sperando che l’aereo precipiti! Dopo uno spropositato numero di caramelle alla menta offerte senza alcun esito positivo né su alitosi, né su logorrea, atterriamo a Londra ore 18, italiane. Il tizio insiste per non mollarmi fino a che non sono salita sul pulmann. Provata, acconsento. Mi lascia con un bacio sulla guancia, un appassionato abbraccio e un biglietto da visita nella mano. Finalmente in marcia verso Londra. Arrivo dopo un’ora e mezzo di: chiacchiere da comari, scambi di ricette su cime di rapa e gnocchi, risate a toni alti ed emicrania (la mia). Pulmann di italiani?! Vagamente. Ho evitato la vendita di pentole acciaio inox. E'già qualcosa. Scesa in terra londinese bacio terra incredula, improvvisando danza di ringraziamento alla regina. Nel mentre, arriva LUI. Ore 20 -li mortacci!- sarei dovuta arrivare al massimo per le 17, (italiane). Mezza giornata sprecata. Hotel. Cariiiiinoooo!!! Ci credo, sono fiduciosa: da questo momento in poi tutto andrà alla grande. Rubo saponi di ogni genere al mio uomo. Doccia, rilassamento di dovere. Scopata epocale a recupero di due mesi (e dico due!) di fedele astinenza (ok, rettifico, astinenza forzata causa impegni che mi hanno impedito di zoccoleggiare, però fatto sta che il risultato è stato la fedeltà! Tsè!). Mi vesto racimolando quanto di più carino abbia messo in valigia: un abitino mini. Sopra, a cipolla, strati di stracci funzionali, un clown in giro per londra. Si esce per cena. Prima strada imboccata ed un ATTENTA! - gridato in perfetto aplomb salentino - separa di un millimetro me da un autobus a due piani rosso. Il trauma mi ricorda che la direzione di marcia è contraria alla nostra. Un passo in più e avrei portato i miei omaggi a Lady D.! Riprendiamo il cammino. Direzione quartiere cinese, come il ristorante. Fame, tanta. Lascio che decida lui la ghiotta pietanza, del resto io non ho idea di quello di cui si tratta. Nel giro di poco ci portano due coppone fumanti riempite da una brodaglia rossa dalla quale spuntano simil spaghetti e pezzi di verdure e carne di origine ignota. Il tutto da mangiare rigorosamente con le bacchette. Non sia mai che io mi tiri indietro (soprattutto se davanti ho un uomo che non mi conosce al meglio e che intendo portarmi a letto frequentemente nei giorni a venire). Simulo destrezza e conoscenza tecnica e mi butto alla cieca. Tovaglia, mani, vestiti, borsa, hanno molto apprezzato il mio piatto, ah sì, anche il vicino di tavolo, oltre che l’unico commensale al mio tavolo il quale sarà rimasto compiaciuto dalla mia classe impeccabile mentre addentavo risucchiando soavemente qualsiasi cosa capitasse tra le bacchette, nella speranza che non annegasse nuovamente nel mare magnum della zuppa da cui, con ripetuta meraviglia, l’avevo estratta! Dopo la rilassante cenetta, optiamo per una passeggiata per un quartiere vicino (che scopro essere frequentato totalmente da gay) e una birra in un pub. Peccato che a mezzanotte chiuda la metro e tra una cosa e l’altra siano già le 23.30, quindi il tutto deve essere fatto molto velocemente: tracanno la birra e corriamo verso la metro. Dettaglio rilevante: ho le scarpe alte. I miei piedi sanguinano fino al letto. Esausta crollo. Welcome to London. Domani è un altro giorno. [Continua...] |
Erba
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