S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°131 pubblicato il 20 Novembre 2007 da erbavoglio_70
Sono le 23 di lunedì 19 novembre 2007. Fisso assonnata il monitor e mi chiedo perché non sono accovacciata su un divano e fare zapping (come tutte le mamme dei compagni di scuola dei miei pargoli) al termine di una giornata durante la quale ho, oltre che lavorato, badato discretamente ai miei figli, al mio consorte, alla gatta e alla casa (nonché alla caldaia, al telefonino e alla connessione che proprio oggi hanno deciso di sfidare la mia cara Sara nella gara “a chi rompe più i coglioni”).
Improvvisamente un messaggio me lo ricorda, perentorio. Ma è per Scalfari, no? E certo. Oggi, annoiato dalle pecore che fanno shopping nei vicoletti non asfaltati di Frosinone, ha ben pensato di chiamare le due sfigate che ha circuito con promesse pecuniarie. Ma non per chiedere “state bene?” o per discutere della linea editoriale. E no. Perché il direttore è lui. Lui ordina (da Frosinone), noi obbediamo (da Bari). Tanto siamo qui a pettinare le bambole, come si dice. Cosa pensare di uno che all'ora di pranzo telefona dicendo che prima che sorga nuovamente il sole sul nostro pianeta esige due pezzi pronti? Che è Scalfari veramente, c'è stato l'attacco alle Twin Towers e domani il giornale venderà milioni di copie. Oppure che è un provocatore. Uno che la prossima volta, insieme ai suoi fottutissimi pezzi riceverà anche un video in cui mi si vede in diversi momenti della giornata: - mentre lotto in mutande (stirate) con mio figlio per convincerlo a infilare il grembiulino - mentre vestita in modo impeccabile fingo compostezza e serietà in riunione - mentre spettinata bestemmio parlando al cellulare alla cassa del supermercato - mentre mi destreggio nel traffico cittadino rispondendo ai quesiti esistenziali di mia figlia ascoltando Los delincuentes - mentre cucino e il mio cuore è altrove - mentre mi trasformo in blogger appena i familiari sono tra le braccia di Morfeo, spaventosamente simile a Daria (di mtv, non Bignardi).
Sms di sara. Sms di Sara. Mail di Sara. Sara su Skype. Sms di Sara. Se pure uno volesse trovare un po' di ispirazione non scriverebbe pezzi molto più delicati di quelli di Cecco Angiolieri. Che cazzo. Ho capito. La scadenza. Ma ti faccio notare che non mi sto smaltando le unghie. Sto digitando. Dove cazzo la nascondevi tutta questa solerzia negli anni del liceo? Eh? E poi anche Pulsatilla ha perso l'ispirazione. Capita. E lei non ha intorno a sé 'sto circo.
Mio marito coraggiosamente si affaccia per la quarta volta in due ore nel mio bunker. Difficile descrivere il suo sguardo. Un misto di molte cose non dette, tra le quali una spicca sovrana: ti riduci così per un giornale di Frosinone. Lo ammetto. E' umiliante. Mi comunica verbalmente che sono le due e anche Enrico Ghezzi ha finito di sparare cazzate.
Sono le due! Alle sei la sveglia suonerà, incurante dell'esistenza degli ovini e dei sedicenti direttori di giornale. E io mi trasformerò in super mamma, prima, in super donna in carriera, poi. Con la disinvoltura che mi è propria nel nascondere occhiaie e personalità multiple.
Mi sento sola. La chiamo. - Sara? - (grugnito) - sei sveglia? - (bestemmia) - lavori anche tu? - (grugnito misto a rimpianto: non lo ammetterà, ma sta pensando anche lei alle meravigliose nottate insonni prima della maturità) - io sono a pezzi, ma lo so: dobbiamo consegnare stanotte. Ti invio una parte. - Erba, senti, io non mi fido di te. E poi lo sai anche tu che rendi meglio quando sei sotto pressione. Insomma ... - Brutta stronza! La scadenza non è stanotte? - Ma è quasi stanotte. Scalfari vuole i quattro pezzi pronti ogni ultima domenica del mese. - Sì, e che altro? Vuole anche informarmi su cosa gradirebbe gli cucinassi il penultimo venerdì di dicembre? - Senti non fare la spiritosa. Ricorda che lui ci paga. - Io lo ricordo. E lui? - E poi, piuttosto, potresti fare una ricerca su Google? Vorrei verificare certe informazioni che Nick mi ha dato. E se mi stesse prendendo per il culo? - Starebbe prendendo la parte migliore di te. Tu-tu-tu-tu |
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a) Il modo in cui sparate cazzate.
b) Il vostro modo di scrivere.
c) .....
Io direi che questo blog avrebbe bisogno di una bella moralizzatina.
"...dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior...".
E' solo che trovo adorabile una persona che dipinge dove gli capita ignorando il concetto di luogo adatto...
Verdetto: adoro questa donna. Dal profondo.
Daria: un mix di Dorothy Parker, Fran Lebowitz e Jeanne Garofalo, il tutto con indosso un paio di occhiali alla Carrie Donovan. Questo è quanto raccontano gli autori.
Su MTV da ormai cinque anni va in onda un cartone animato che si è conquistato lo status di “cult” tra i teenager e gli adulti che ricordano la loro adolescenza. Stiamo parlando di “Daria”, la serie a cartoni animati che ci illustra la vita di Daria Morgendorffer, una sedicenne che trascorre la sua esistenza nel liceo di Lawndale, un luogo così normalmente normale da essere quasi mostruoso.
Daria è normalissima. Non ha superpoteri, non è grassa o brufolosa. Non ha una personalità schizoide, o gravi traumi familiari da cui emerge con una rabbia incontrollabile che deve sfogare distruggendo l’universo. E’ una normale ragazza di 16 anni, che però ha lo humor e il cinismo di una persona che vede il mondo per quel che è, e non si vergogna di dirlo in giro.
Immaginate una Mafalda cresciuta e scontratasi con il perfetto mondo dell’”American way of life” e avrete una pallida idea del sarcasmo e dell’arguzia che Daria riesce a mettere nei suoi commenti circa il mondo in cui si trova a vivere.
Daria nasce come personaggio di contorno nella serie a cartoni animati (sempre trasmessa da MTV) "Beavis and Butt-head" nel 1994. Gli autori si erano trovati di fronte alla necessità di immettere un nuovo personaggio nella serie. Un contraltare femminile ai due dementi che sedevano nella cantina della loro casa e commentavano i video musicali più in voga. Ma chi sarebbe stata disposta a trascorrere anche solo un secondo con Bevis e il suo disgustoso compagno? Solo una ragazzina con un senso dell’umorismo molto particolare, che avrebbe osservato i due come un entomologo osserva una larva particolarmente interessante. Ecco nascere Daria.
Nel marzo del 1997 Daria affronta due sconvolgimenti nella sua vita. Lascia la scuola media inferiore ed entra nel liceo di Lawsdale, e soprattutto abbandona il ruolo di personaggio di contorno, guadagnandosi il posto da protagonista nella sua nuova serie.
E’ sveglia, sarcastica, e con una marea di interessi. Secondo gli autori è un mix di Dorothy Parker, Fran Lebowitz e Jeanne Garofalo, il tutto con indosso un paio di occhiali alla Carrie Donovan. Puntata dopo puntata Daria è diventata il simbolo dell’ironia adolescenziale.
Daria è il tipo di ragazza che legge in classe "Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad oppure i racconti di Edgar Allan Poe. Il fatto è che nessuno capisce Daria, e che nessuno la interessa a tal punto da prestargli attenzione.
Il punto di forza della serie, secondo gli autori, è la sensazione di estraneità dall’ambiente sociale che trasmette Daria. Glenn Eichler, il creatore di Daria, e che assieme a Susie Lewis Lynn, è il co-creatore della serie animata, è sicuro che il segreto della sua popolarità riposi nella nostra alienazione collettiva. “Apparentemente tutti ci sentiamo o ci siamo sentiti stranieri nei posti dove vivevamo. Per cui ci identifichiamo con lei per il suo essere un outsider, oppure invidiamo la sua capacità di attraversare le sua vita nei panni di un outsider e restare lo stesso sana di mente.
di Alessandro Bottero - 19/02/2001
(v)
Solo perché ho scritto di ammirare Erba? (v)
(Eccheccazzo!)
Ciao, eh. (v9)
(Visto che siamo in tema, perché non cominci a raccontarmela, quella storia lunga? Qui, o dove credi...)
Vado a lavoro. Ah: sei inaffidabile, tu.