S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
AREA PERSONALE
Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Ore 3 svegli. Ore 4 alla stazione degli autobus. Autobus in ritardo. Freddo boia. Ore 6 aeroporto. Ore 7 perquisizione post metal detector (che, chiaramente, al mio passaggio non suona, bensì intona direttamente Jingle Bells !). Ore 7.30 annuncio dall’altoparlante: VOLO CANCELLATO. Ore 9.30 in fila per il rimborso, o per notizie sul nostro triste destino e sul perché il volo sia stato cancellato. In centinaia apprendiamo che l’aeroporto sarà bloccato per l’intera mattinata e che non voleranno aerei per l’Italia da lunedì a v e n e r d ì, causa inconvenienti dovuti ad una manifestazione di ambientalisti contro l’ampliamento dell’aeroporto di Stansted.
Traduco: una stronza di 21 anni, a capo di non più di 60 persone, mentre io venivo denudata e perquisita, entrava nella pista degli aerei mandando in tilt un intero aeroporto.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=217469&IDCategoria=1
http://omniclimate.wordpress.com/2008/12/08/stansted-climate-protest-or-why-agw-must-be-challenged/
Ore 13 apprendiamo che i nostri bagagli sono dispersi. Ore 14 siamo di nuovo sull’autobus in direzione Londra pregando di trovare un posto in albergo. Lo troviamo. “HO FAME!”. Si pranza.
Alle 17 riesco a connettermi sul sito Alitalia. Per la modica cifra di 323 euro (che se non si risolleva dalla crisi giuro che Fantozzi lo incendio!) provo ad accaparrarmi un biglietto che rompa la catena nefasta di quest’incubo dal nome Londra! Ma la mia carta di credito non funziona.
Comincio a capire che la sfiga non ha nazionalità. Esiste e basta. Egli generosamente mi anticipa il denaro necessario. Siamo stanchi, ma a quel punto la parola d’ordine è REAGIRE:
Usciamo. Passiamo la più bella serata desiderabile. Covent Garden. Lui viene incontro a me, io a lui, impariamo ad equilibrarci o, forse, a comprometterci. La pioggia fitta di ritorno ci vede sorridere.
Peccato che i pub chiudano alle 23.30. Peccato non poter bere una bottiglia per strada. Peccato per queste strane e rigide regole english che si sgonfiano al primo sfregamento d’ago.
La nuova stanza ha i letti divisi. L’ultima notte a Londra ci vede dormire in pace, ma separati, in pace perché separati ed è giusto così.
Morale del mio viaggio, qualunque esso sia o sia stato:
- Imparare ad essere più forte e non temere di pronunciare un secco NON VOGLIO. Procedere con il mio passo, anche se dovesse rimanere l’unico che mi accompagna. Peccato per le tante cose non fatte che avrei potuto, voluto, a cui non ho dato voce.
- Adoperarsi per viaggiare più spesso, appena possibile, perché la mente non si atrofizzi e la mano possa continuare a scrivere.
- Non avere paura, non sempre. Quando c’è imparare a fronteggiarla.
- Non richiedere perfezione, né a me, né agli altri.
- Respirare al presente. Perché è l’unico tempo che davvero ho tra le mani. Comprendere che l’impossibile non esiste, ma forse, semplicemente, non lo voglio.
Erba
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