S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Post n°786 pubblicato il 17 Aprile 2015 da erbavoglio_70
“Se tutto può diventare banale, tutto può ridiventare meraviglioso. Che cos’è il banale se non il meraviglioso fatto decadere dall’abitudine?” (Uno di quei giorni in cui è comodo avere un'amica. ) Il flusso rassicurante, e tutto sommato indistinguibile, di giornate caratterizzate da tenerezze, telefonate, racconti, orgasmi e... è interrotto. Povero cuore - un tempo così viziato dall'altro! -ridotto al suo mortificante ruolo di organo vitale. Immagini multiple e sfavillanti (forse mendaci), immagazzinate per anni, sono finalmente analizzate con gli occhi di un passante. Qualcosa determina un brusco cambiamento di rotta. È un momento drammatico, per una storia. È il caos. La quiete. Inevitabile un po' di ebbrezza, si attendono novità: è l'emozione per un viaggio, per un pacco a sorpresa, per una lettera inattesa. Arriva la rivelazione che sì, in quegli anni trascorsi curvi su una persona (una!) - chissà poi perché lei e non un'altra -, il mondo ha continuato irrispettosamente ad esistere, non si è fermato estatico a guardare lo spettacolo. Possiamo scegliere di (ri)salire sulla giostra o di reclinare sdegnosi la testa e concederci un periodo di lutto, o di meritato riposo. Ci attendono, insomma, novità. Non cose eccezionali, forse, ma cose delle quali avere la massima considerazione, profondo rispetto. D'accordo, è accaduto un sacco di volte, ma guardate che non è un momento da banalizzare. Nuovo è il modo di andare a dormire, di fare l'amore, di abbandonarsi ai sogni, di svegliarsi, di controllare l'e-mail, di scegliere un vestito, di organizzare la giornata, di relazionarsi con gli altri. Sì, ma prima? Cosa è successo? Fermiamoci un attimo prima dell'interruzione. C'è qualcuno in sala macchine che, resosi conto del lavorio sommesso di un gruppo numeroso di Lillipuziani, dice “Basta!”: è il momento della decisione, l'effetto di qualcosa non facile da descrivere. Svariati impulsi partono molto tempo prima, incontrollati, sensibili e autonomi, li crea quasi il nulla (mentre la persona che ne subirà le conseguenze è lontana, o semplicemente distratta, è inconsapevole, anche se forse uno strano presentimento, subito scacciato dall'imponente mole di parole d'amore dette negli ultimi mesi, la pervade, disturbando il suo sonno). Ebbene, a un certo punto (sì, ma quando? Dio mio come è meraviglioso l'animo umano!) è chiaro che rienne va plus. Attenzione. L'altro, ancora, è inconsapevole. [Interessante quello che dice Baricco della cartina della Francia in una delle Palladium Lectures!] Nonostante la forte imprevedibilità dell'evento tutto, qui non ci sono molte alternative. Per quanto la cosa vi annoi profondamente, dovete avvisare l'altro, renderlo partecipe del fatto che il bozzolo si è rotto, che il modo in cui si vogliono fronteggiare le emergenze è cosa del tutto personale, ma che insomma ormai non c'è più nulla da fare, ci sono processi i-r-r-e-v-e-r-s-i-b-i-l-i. Questo è l'aspetto più creativo (sì, lo è!) e crudele della nostra esistenza. Irreversibile, una parola tremenda per quelli un po' codardi, poco propensi al rischio. Irreversibile, che paura! Verrebbe voglia di chiedere un po'di grazia. Si potrebbe fare una prova, un tentativo e poi...? No, non è possibile, lo sapete. Ribadiamo: irreversibile, anche perché il problema – forse - è solo vostro. Sempre così propensi al dramma e al rigore, all'uso delle definizioni. Ma qui non siamo a scuola E lo sappiamo tutti che per sempre detto ha un significato diverso da per sempre scritto. Oppure, concentriamoci sulla opportunità di dire Ti amo. E che ci vuole? Non è mica – questo - un processo irreversibile! Ditelo, cazzo. Cosa vi costa dire Ti amo? Va detto. A un certo punto va detto, altrimenti si scoraggia l'avversario. (Sì, avversario. Perché di questo si tratta, perché è altro da voi, perché vi può ferire, e lo farà.) Ditelo, perché non si può essere originali a tutti i costi. Il fatto che voi non riusciate a dirlo - o a sentirlo dire - senza che vi pervada una strana sensazione (quasi che certe parole possano essere pronunciate degnamente solo da Darcy per mano della Austen), che voi pensiate di non essere ancora sufficientemente evoluti, o che voi non siate in grado di firmare un per sempre perché è un atto irrazionale, e avete ragione, beh, insomma, è un problema vostro. (Potete prendere fiato.) |
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Così come uno psicanalista, Panglos mai abbandonerebbe le sue pazienti.
La domanda è:
S_CAROGNE è stato riaperto perché le autrici si annoiavano o per rimettere in piedi un progetto qulturale?
Non io [Il Sommo Panglos] ma un tuo conterraneo [L'Infimo Paolone] ebbe a dire "... e poi qui parlo solo con te".
Un Blog non è 'Posto e scappo via', un Blog è 'Posto e curo il dopo-post'... 'Posto è scappo via' è un Postificio.
Lo so che non mi ami più... ma me ne farò una ragione.
Piuttosto mi sarei aspettato una tiratina d'orecchi per quella 'e' accentata.
Giuro, è stato un errore di battitura, giuro!
Un saluto a Dipiù, una stretta di mano a Speranza... piacere
E' da sempre che chi si spara la posa da intellettuale tende ad assurgere a simbolo culturale ciò che altro non è che pattume per fruitori di bocca buona... le stronzate che sparavano questi (pseudo)intellettualini snob negli anni 80 sul cinema 'popolare' costituito poi totalmente da filmacci da serie C.
In ogni caso con il mio 'progetto qulturale' era da intendersi 'progetto culturale portato avanti da chi non si prende troppo sul serio'
Certo di aver fatto cosa gradita, nuovamente saluto.
Io, nel dubbio, quando vedo un simbolo culturale scappo via... potrebbe essere infettivo.
Panglos è sinonimo di S_CAROGNE... vaga altrove portando la sua cassandrina verità, ma come Ulisse sogna di ritornare ad Itaca.
[certamente da qui a diec'anni la ggente si chiederà ciò che mi chiedo io: 'Moccia chi?']
Molto bella perché Pirandelliana [amo... amavo?... Pirandello] 'torniamo nella realtà, o per lo meno nell'impressione che i nostri sensi limitati hanno di essa'
Sull'amore molto avrei da dire. Faber sbagliava nel definire 'amore' quello che 'strappa i capelli'; no esiste l'amore che strappa i capelli esiste l'innamoramento che strappa i capelli.
L'amore è una fase successiva all'innamoramento; l'innamoramento è una psicosi che ci fa vedere l'altro come unico oggetto desiderabile al mondo... non esiste nessun altro che lei (lui) che valga la pena di amare... solo lei (lui). Altro non è l'innamoramento, il vero innamoramento, che voglia di scoparci l'oggetto di cui ci siamo innamorati.
Poi ci si alza dal letto, se siamo stati così fortunati da entrarci in quel letto, ed è qui che scopriamo se amiamo o no.
Per quanto riguarda la tiratina d'orecchi ai commentatori e alle autrici per la loro scarsa partecipazione, ti pregherei di leggere i miei interventi in materia che posso sintetizzare con 'un Blog non è posto e scappo via'
Io e Lolli abbiamo sempre avuto un rapporto conflittuale. Lolli pubblica un album "Ho visto anche degli zingari felici", il giovane Panglos [qualcuno non ci crederà, ma anche Panglos un tempo fu 'giovane'] lo compra. Perplessità di fronte al prezzo più basso di un vinile 'prima pubblicazione', perplessità per la filosofica giustificazione di Lolli [più o meno... 'non vale gran che, ve lo metto ameno']. L'ascolto non fu entusiasmante tanto da farmi apprezzare Lolli più per il senso di autocritica che per le qualità di compositore-cantante. Lolli tiene a Pisa un concerto nella chiesa sconsacrata di S. Chiara, ingresso libero. In una chiese(tta) che si sarebbe riempita già solo con dieci vecchiette desiderose di recitare il rosario si accalcarono decinaia di ragazzi affamati di musica, fra di essi Panglos. Io e Sergio [il mio amichetto del cuore degli ultimi anni del liceo e dei primi dell'Università] riusciamo a collocarci al centro della massa; Lolli era a non più di venti metri: non si vedeva un cazzo, la musica e la voce avevano la stessa qualità sonora degli altoparlanti dei Lager Nazisti. Accanto a noi un ragazzo... si alza sulle punte, si contorce con la testa per insinuare lo sguardo fra altre teste e poi esclama... "L'ho visto!!!" Panglos gli risponde, frenando un impulso teppistico per lo schifo di organizzazione, "O fortunato mortale!"... e poi va via... scappa via. No, Lolli non rientra fra i miei migliori ricordi.