S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Un miracolo. Di questo si tratta. C'è chi sostiene che un autore debba ringraziare la benevolenza di un editore, io ritengo opportuno, date le circostanze, ringraziare parimenti la congiunzione astrale che – con forza uguale e contraria a quella che mi ha fatto conoscere prematuramente sara_1971 - ha indotto i signori X, Y e Z a decidere di rilegare le nostre cento pagine. Insomma, gentili utenti, la Creatura non è nata, ma lo farà presto: da pochi minuti posso affermarlo con certezza perché anche la volubile socia ha apposto la sua (sia pur illeggibile) firma.
Breve riassunto delle ultime giornate. (Gli eventi non di seguito riportati costituiranno l'argomento del secondogenito).
Una domenica mattina, quando in Italia si festeggiano le mamme, io impreco contro mia suocera.
Ricevo una telefonata da un numero sconosciuto. Rispondo: potrebbe essere George. “Signora Erba?” “Sì, chi parla?” “Ho una buona notizia per lei.” “La ringrazio, ma sappia che non sono facilmente impressionabile.” “Sono X, della Casa Editrice Y, e le comunico che abbiamo deciso di pubblicare il suo romanzo Z, quello scritto con...” “Sì, con quella stronza della mia ex compagna di classe.” “Prego?” “Senta, facciamo così: controllo un po' se esistete davvero, ora è un brutto momento, cerco di rintracciare quella, anche se non le parlo da settimane, e la chiamo domani mattina. Nessuno più di me vorrebbe chiudere questa vicenda al più presto.” “Ehm...”
Tramite diplomatici sms, mail, piccioni viaggiatori e l'intercessione di amici e parenti comunico con la mia sodale. Trapela una opaca briciola di commozione da parte di entrambe: chiudiamo la conversazione senza usare il rituale vaffanculo per rispettare la solennità del momento. Proprio quello giusto, direi.
Trascorro la notte insonne: il successo è ormai alle porte e i più ottimisti sostengono che già a partire dalla copia n. 801 potremmo ricavare il 6% da dividere per due, tuttavia il mio compassionevole pensiero è rivolto al nostro prof. di italiano del liceo, prossimo alla pensione. Come si sentirà sapendo che la sua peggiore studentessa non solo ha scritto un libro (e qualcuno ha ritenuto opportuno pubblicarlo), ma lo ha fatto con la sua migliore allieva, un tempo fulgido esempio di virtù, profondamente interessata a Leopardi e a Keats, e ora miseramente implicata in un sedicente romanzo a sfondo erotico? Forse meglio di mia madre, inconsapevole della duplice (a voler essere parchi) personalità della figlia. Ad ogni modo scrivere a quattro mani ha i suoi vantaggi (anche se due sono di sara_1971): si può attribuire all'altra la pochezza di certe licenze. E poi, chi, nel terzo millenio, non è (almeno) bipolare?
Telefono con ritrovato buonumore al signor X, leggermente scosso dopo aver realizzato nottetempo che la mia frase di commiato del giorno precedente “Ma lei è sicuro di sapere con chi ha a che fare?” non era una battuta di spirito. “Accettiamo, ma le consiglio di farci firmare al più presto: i momenti in cui io e l'altra autrice concordiamo su qualcosa sono generalmente effimeri.” “D'accordo, signora Erba: vediamoci tra due giorni. (Pausa.) O sono troppi?” “Dovremmo farcela. Arriveremo separatamente. Le consiglio di comunicare direttamente con entrambe. Talvolta, per distrazione, è chiaro, omettiamo. E poi non siamo mica Paola & Chiara.” “Certo, me ne rendo conto.”
Provo a scrivere qualcosa: la quarta di copertina è importante, non vorrei lasciarla al caso. Per esempio: Nel romanzo si susseguono complessi personaggi: in parte le stesse autrici, nella restante i loro doppi, persone mai esistite, persone che vorremmo esistessero (e non mi riferisco a mia suocera), personaggi virtuali, altri che purtroppo esistono (come mia suocera).
Oppure: Un romanzo da leggere e da rileggere all'occorrenza (un libro da usare come uno di quei tascabili che elargiscono facili rimedi per ogni male, dal tabagismo alla calvizie), se non altro per consolarsi di non essere né una protagonista né tanto meno una delle autrici.
E poi la biografia: Le autrici sono due donne come tante, che forse avete appena incontrato per strada. Hanno quasi quaranta anni e le loro esistenze - con il loro consueto fardello di dolori e successi – pur non essendo sufficienti, da sole, a rendere questo romanzo un caso letterario, hanno rivelato un buon numero di ragioni capaci di indurle a scrivere. Intendiamoci: entrambe hanno un lavoro, talvolta anche due, amici, figli e animali a cui badare; insomma, non sono casalinghe depresse o viziate ereditiere desiderose di scrivere romanzi adolescenziali e, avendo frequentato la scuola prima dell'era della chat e degli sms, usano un linguaggio corretto, scorrevole, talvolta anche arguto. La dipendenza dalla normalità le lega all'anonimato.
Intanto, sara_1971 continua a chiedere a chiunque le capiti a tiro se “è tutto vero”; sì, Sare', è vero: ora la Creatura ha una Casa.
OU! È FATTA!
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Erba
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