S_CAROGNEAvvertenze: questo è un blog, bipolare come i più comuni disturbi dell'umore |
Sara
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Vecchio Paz
Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera Via Crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d'amore...
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Il posto era sperduto, tra mare e montagna.
Dicono che migliori le capacità meditative. Il fatto che il Capo Magno del convegno abbia casa lì e voglia stare comodo è pura ed ingiustificata illazione della sottoscritta.
Arrivo dopo arduo viaggio e coincidenze non coincise. Stanca, sfatta. Tesa.
Comprendo nell’arco di un quarto d’ora che si prospetterà una lunga settimana accademica. La mia prima esperienza sul campo.
Che poi, questi accademici potrebbero anche essere gradevoli se solo si riuscisse a trovare la valvola dell’aria che li rendesse meno gonfi e se solo si fermasse per un attimo la sfrenata pizzica del potere.
La mia presenza lì evanescente. L’ingenua che sorride e crede ancora che ricerca sia (solo )culo sulla sedia e duro lavoro per tutti. Ben lontana da cene e ammiccamenti. Perché diciamo la verità, al di là di una grottesca e scaramantica decostruzione del mio intervento, io questo incontro l’ho preso sul serio e non solo dal punto di vista della depilazione e del bikini da portare meco (echeccazzo!)!
Arriviamo. Il luogo appare accogliente. L’apparenza sarà l’unica cosa accogliente che potrò ricordare. Una sola strada asfaltata. Poche anime (per lo più rumene) con cui scambiare due chiacchiere extra universitarie. Dopo di che, vegetazione fitta, salite e discese irte e rocciose e branchi di mufloni... E poi gli accademici, certo. Scarsi i collegamenti con il mondo civile e ad un’unica ora del giorno: mattina prestissimo, moltissimo prestissimo.
Le seconde 24h già mi vedono contemplare il soffitto della mia stanza congetturando vie di fuga.
Ma a tutto si fa il callo, si sa. E così, nel giro di poco (soprattutto dopo essermi tolta il peso della mia relazione andata sorprendentemente bene!) ho iniziato a fingere di entrare nella parte. Non è mai difficile. In quest’ambiente dorato basta seguire alcune regole fisse per poi avere tema libero:
1. Identifica il Dio del posto ed incanalati nella reverenza comune. Non è necessaria (anche se sarebbe auspicabile) una reverenza attiva. Basta anche una remissione tacita e sorridente.
2. Non partire dal presupposto (fasullo) che sei un’ignorante e che in questi posti si faccia, sempre e con tutti, alta cultura; nonché che tu abbia a che fare con geni usciti dalla lampada. Anche in questo caso, sorridi compiacente, senza dimostrarti sorpresa quando con qualcuna, o più d’una (con posto accademico a tempo indeterminato), parlerai per tutta la sera (tutta la sera) del tuo taglio di capelli e delle tinte alla moda quest’anno. Quanto prima capirai che l’Accademia che ti interessa è nei libri (che studierai con passione la notte), tanto meglio navigherai nel mare magnum dei giochi attoriali.
3. Non soccombere rispetto a facili scoramenti. Se ti guardi intorno vedrai più di un tuo simile. E in quel momento comprenderai che (forse) non tutto è perduto sebbene il filtro sia sempre molto stretto per chi non ha un nome da spendere.
Con queste rosee prospettive passa un’intera settimana dalla convivenza forzata. Cene serali 6. Di cui 2 offerte dai Proff., 0 rimborsate dall’Università.
Bagni all’attivo 2 uno in barca per costoso giro al tramonto con prosecchino in mezzo al mare (Freddo cane da velocità di barca, ma vuoi mettere quanto faccia CLASSE A?); l’altro a seguito di un’escursione tra le impervie stradine montuose del posto. Inutile sottolineare che la qui presente ha allettato l’eco del luogo con le sue pittoresche e sociologicamente interessanti bestemmie. Ha inoltre rischiato più volte la vita tra gli innumerevoli e scivolosi sassi che la separavano dall’acqua (la sabbia presente fino ad una settimana dal mio arrivo si è dispersa con il ponente lasciando solo alghe e rocce viscide) ed ha schivato con maestria e preghiere le meduse che proprio in quei giorni hanno deciso di visitare l’amena località.
Quando il penultimo giorno ho visto il mio collega seduto al buio (pesto) in cucina, a fumare una sigaretta, ascoltando a volume alto un requiem generosamente offerto dal suo pc, lo stesso pc che illuminava il suo sguardo perso con una luce celestina da oltretomba, ho pensato che le risorse cominciassero a scarseggiare. L’ultima notte maltempo, tempesta di vento, fortunale hanno diffuso una generale angoscia. In questi casi, infatti, la ridente cittadina rimane sovente priva di collegamento con il resto del mondo.
La mattina, sveglia presto, gli occhi disperati dei più si scambiavano sguardi di compassione in attesa dell’annuncio dell’agenzia. La conferma del collegamento, nonostante il maltempo, è stata come l’Annunciazione alla Madonna.
La vita ha già ripreso ritmi serrati e sfighe quotidiane (tra cui un gioioso incidente stradale che mi costerà 1000euro di prostituzione pura).
L’esperienza è “incassettata”. Il bilancio rimane pur sempre positivo. Il segreto (di Pulcinella) è quello di non prendersi troppo sul serio e, soprattutto, di non perdersi mai di vista.
Erba
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