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Tutte queste storie sono state scritte su singola richiesta di chi passa da queste parti. Contattami e chiedi. Costa una frase che ti descrive, delle parole che appartengono al momento che stai vivendo, un sorriso, la voglia di giocare.
Gigi che ride....
Post n°3 pubblicato il 11 Luglio 2009 da max_6_66
Tag: paola Un gesto utile, direi anche importante, ma sicuramente poco significativo: uscire di casa cinque minuti per la consueta passeggiata verso il cassonetto. Io lo faccio sempre dopo cena, forse per evitare la prima sonnolenza della digestione, o comunque perché abito in un posto dove a quell’ora c’è poco traffico, si respira un’aria di pace e tranquillità, magari ci si incontra con i vicini o comunque con altre persone e si fanno due chiacchiere. Alcune sere fa, la passeggiata era iniziata in modo estremamente deludente. Sono tornato più tardi del solito dal lavoro, ho cenato più tardi, quindi sono arrivato tardi all’appuntamento. Il traffico del dopo cena non era ancora iniziato, quindi rendeva ancora gradevole la cosa. Purtroppo però tutti gli altri avevano già assolto il compito e nei cinquanta metri che mi separavano dai cassonetti non c’era più nessuno. Ancora un attimo per vedere se qualche portone si apriva, se qualche altro ritardatario spuntava da un cortile, poi mestamente mi sono avviato. Un rumore forse, l’impressione che ci fossero dei passi, qualcuno dietro di me, mi sono girato, nessuno. Ancora alcuni metri, forse lo stesso rumore, ancora guardo indietro e questa volta ho come l’impressione di vedere un movimento, come di qualcuno che mi stesse seguendo ma non volesse farsi vedere, nascondendosi dietro ad un muretto appena mi giro. Il primo pensiero è stato che dovevo uscire un po’ di più e incontrare più gente, perché la mia testolina da lupo solitario stava iniziando a giocarmi brutti scherzi. Quando però mi è venuto il pensiero che potevo non aver preso le chiavi di casa e chiuso la porta dietro di me, mi sono girato un po’ più di scatto e l’ho visto: era un cane, anzi era Gigi, il bulldog di una famiglia che abita ad un paio di case di distanza dalla mia. Avete presente i cani dei film muti, delle comiche, quelli che rincorrono Buster Keaton o Charlot e che mordono i postini nel sedere…? E’ identico. Anche nel modo di fare: quando mi sono girato improvvisamente e l’ho visto ha tentato comunque di nascondersi dietro una macchina parcheggiata, mettendo la testa fuori dopo alcuni secondi con una faccia come per dire “cuccù”. A quel punto scoperto, mi ha accompagnato con il suo goffo trotterellare fino al cassonetto, ha aspettato che gettassi il sacchetto e mi ha riaccompagnato nel breve tragitto di ritorno. Quando sono arrivato davanti al cancelletto di casa mia si è fermato seduto, io gli ho fatto un “ciao Gigi” e a quel punto ha proseguito fino a casa sua. Chissà, forse ha visto che ero solo ed è venuto a farmi compagnia, oppure era lui che aveva voglia di fare un giretto e aspettava un compagno. Magari mi voleva fare uno scherzetto, poi una volta scoperto ha deciso di fare due passi insieme a me. E’ stata una cosa carina e divertente. La sera successiva ero in perfetto orario. Non solo, appena uscito di casa ho visto la contemporanea uscita della splendida fanciulla che abita dall’altra parte della strada. Percarità, felicemente e seriamente sposata, oserei dire purtroppo inespugnabile. Per il fatto che fare quattro chiacchiere è sempre piacevole, ma con una donna bella e simpatica ancora di più, ho comunque attraversato velocemente la strada con il mio sacchetto di spazzatura per fare il pezzo di strada insieme a lei. Eravamo fermi per i saluti, quando con la coda dell’occhio ho visto una faccina da cane Bulldog che da lontano mi scrutava mogia mogia. Mentre ero ancora impegnato nei primi convenevoli che precedono la partenza decisa verso il cassonetto mi sono dovuto scusare con la fanciulla perché mi sembrava di sentire un rumore di telefono che suonava da dentro la mia casa. Io non ho il telefono in casa. Sono rientrato con la mia spazzatura in mano e ho atteso dieci minuti. Quando sono uscito c’era la sorridente faccia di Gigi che mi guardava. Perché ancora non l’ho detto, ma la specificità del cane in questione è che ride. Forse è per permettere alla lingua di stare sempre penzoloni, ma tant’è che la sua bocca prende una forma tale che associata al faccione da bulldog forma un’espressione che tutto il vicinato dice che “sembra che rida”. No, ride veramente. E quindi, se passando casualmente una sera, diciamo alle venti e trenta, per questa cittadina toscana, vi dovesse capitare di vedere uno con un sacchetto della spazzatura in mano che cammina sul marciapiede e accanto a lui un cane che ride, beh, quelli siamo noi. Ogni tanto ci facciamo gli scherzetti. Lui si nasconde dieci minuti prima che esca dietro una macchina o un muricciolo per sbucarmi fuori abbaiando mentre passo di li, io ricambio ritardando l’uscita spiandolo dalla finestra mentre mi aspetta, per uscire poi all’improvviso e costringerlo a corrermi dietro. A volte o io o lui abbiamo altri impegni e comunque si fa la sera dopo. "C'è un ape che si posa Carlo Alberto Salustri (Trilussa)
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