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Crepi il lupo.........

Post n°100 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da max_6_66
 
Foto di max_6_66

Festività trascorse, ne mancava solo una. Momento ideale per pensare alla mia solitudine, con affetto. Cercare di capire se sono tra coloro che ne soffrono o tra coloro che la cercano. Oppure, come più probabile, tra coloro che ne hanno  necessità, consapevoli però di non essere esenti dalla tristezza che provoca. Aiutato dal  terrore della folla e dal bisogno di momenti di silenzio assoluto,  vivo in una casa posta sulla sommità di una collinetta lontana da tutto e da tutti. E solo questo c’era il primo di gennaio, quando svegliandomi ed affacciandomi alla finestra mi ero accorto che le piogge della notte l’avevano trasformata in un’isola. Niente e nessuno. Erano come tutti fuggiti, come se si trattasse di un complotto  globale ai miei danni. Come se un mago li avesse fatti sparire con un colpo di bacchetta.

Una barca. Rientrato in casa sapevo già dove dirigermi. Un vecchio bidone da olio dipinto color turchese che tengo nell’ingresso (regalo della mia amica Serena, artista postmoderna dei materiali di scarto), aperto lateralmente in modo da essere utilizzato come piccola libreria. Pochi minuti di lavoro per zavorrarne il fondo in modo da ridurre il rollio e per avvitare ad una estremità una barra di ferro a cui avevo appeso una lanterna a petrolio da campeggio. I remi erano in soffitta. I remi del mio canottino gonfiabile di quando bambino andavo al mare a Cecina. Due  bottiglie d’acqua, una di vino rosso e un panino con la mortadella diviso in due parti. Il tempo di un veloce varo, di mettersi un giaccone e un cappello di lana. Remavo nella mia botte di ferro e non mi ero più voltato indietro.

Un viaggio avventuroso verso qualcosa che non sai bene. Forse estremo o difficile ai limiti dell’impossibile, aiutato da qualcosa che sta a metà tra la curiosità e una tazza di latte caldo che ti accompagna, ti rasserena. E poi, quando c’è da andare, si va, senza paura di sbagliare strada. Il mondo è una palla, è impossibile perdersi. Prima o poi ti trovi nello stesso punto da dove sei partito, con la differenza di un nuovo grande film impresso nei tuoi occhi. E il tempo così passa, con una cadenza propria di una dimensione diversa, importante, dove minuti, ore, giorni assumono un valore differente, che ne altera la percezione della durata.

Una parte indefinibile di questo tempo era passata, quando mi ha distratto l’impressione di un cambiamento sulla superficie dell’infinito di acqua che mi circondava. Anche se procedevo oramai da alcune ore nella notte, mi ero accorto che erano comparse delle ampie increspature. Erano le onde del mare. Togliendo i remi dall’acqua, avevo alzato lo sguardo verso il cielo per cercare di capire.

Notte chiara, luna enorme e bianchissima, ideale per individuare la BEFANA che di li a poco, passandole davanti avrebbe mostrato la sua sagoma in sella alla scopa. Poche nuvole di ovatta. E’ abbastanza comune avere la sensazione di riconoscere nella forma di una nuvola i contorni di un oggetto o comunque qualcosa che ci appare riconoscibile fuori di ogni dubbio. Nello stesso modo, questa notte, avevo l’impressione di riconoscere tra le infinite luci appese sulla volta celeste, alcune che brillando più di altre componessero una frase. Uno sguardo da uomo abituato alla polvere incontrata attraversando deserti dentro e fuori di se, il movimento dei muscoli del volto per socchiudere di poco gli occhi,come per osservare con attenzione. Era una frase beneaugurante.

“CREPI IL LUPO”, ho risposto. E sorridendo ho ripreso a remare.

 
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