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Il carciofo & l'uovo sodo

Post n°126 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da max_6_66
 
Tag: Vicky
Foto di max_6_66

Non riesco a rispondere alle persone che mi chiedono esplicitamente come sia il rapporto tra me e mio fratello. Non ci siamo mai frequentati tranne che nei momenti in cui vivendo fino  ad alcuni anni fa insieme ai genitori e sotto lo stesso tetto i nostri contatti erano dentro casa ovviamente frequenti. Mai una gita o una vacanza insieme, mai avuti in comunque gli stessi amici, mai frequentati gli stessi posti. Come carattere siamo due esatti opposti, facciamo una vita agli antipodi, idem per i nostri interessi. In comune abbiamo comune quelle poche ma importantissime cose che la famiglia ci ha trasmesso. Condividiamo gli stessi valori.

Cosa non indifferente, abbiamo un rapporto di una serenità assoluta. Penso che sia impossibile che io e mio fratello arriviamo a litigare per qualcosa. Rimane però il fatto che ci scambiamo tre parole l’anno. Io sostengo che la cosa è dovuta ad una intesa quasi telepatica, tale per cui riusciamo a raccontarci le cose con uno sguardo e mezzo grugnito. Ma la cosa più comica, è che quelle tre parole l’anno sono spesso sempre le stesse, e soprattutto a causa del nostro opposto modo anche di comunicare, il più delle volte non riusciamo a capire cosa l’altro ci ha voluto dire. Si, guardando bene, se c’è una cosa che veramente ci accomuna, è che siamo due tipi piuttosto strani.

Le tre parole l’anno non sono a caso. Quando hai un dubbio, un problema di difficile comprensione, quando ti sembra di aver imboccato un vicolo cieco, chiedere l’aiuto e il parere di una persona così diversa da te è una cosa che funziona alla grande. Perché se non riesci a vedere una soluzione, niente di più efficace del chiedere l’aiuto di chi guarda le cose da un angolo opposto. Il difficile, come dicevo, rimane la traduzione, l’interpretazione di queste tre parole. Ma il più delle volte, mentre pensi a cosa diavolo vorranno dire, la nebbia si dirada e una nuova strada si apre davanti a te.

E anche oggi, non ho avuto bisogno di dirgli che era uno di quei giorni che la mia naturale malinconia era pesante più di sempre, che mi sento comunque intrappolato dalla paura di prendere decisioni importanti, che la stessa minestra che sto mangiando in questi anni, anche se ottima e abbondante, mi da un senso di vertigine, come se stessi precipitando inevitabilmente in una vita che per quanto piacevole e  comoda non è la mia. Probabilmente è uno tra i problemi più comuni e banali del mondo. Con tutti i problemi “veri” che ci sono spesso mi vergogno persino a parlarne. Però fa male, un dolore al petto, un gonfiore dalla gola all’esofago, quello che il meraviglioso Virzì è riuscito Livornesemente bene a definire come “un ovosodo (uovo sodo….) ingoiato intero, che si blocca lì…..e che non va né su…..né giù”. Ma io ho mio fratello, e le sue tre parole magiche.

Appena mi ha visto seduto sul divano di casa dei miei genitori con il giornale in mano e lo sguardo verso l’infinito astratto, mi ha guardato e me le ha porte “Se osservi attentamente un carciofo, non lo troverai concettualmente troppo diverso da una rosa”. Io l’ho guardato come se avesse parlato in tedesco, ma fiducioso rispetto alle passate esperienze, ho incassato e messo da parte.

Ma si, sono così. Adoro le mie malinconie e me le coccolo passeggiando senza meta. Via Pietro Tohuar, chissà se è un caso il fatto che mi sia trasferito a poche centinaia di metri da una casa, quella dei miei nonni paterni, dove ho vissuto alcuni dei momenti più felici della mia vita. Non c’è un motivo molto complicato o difficile per essere felici quando si è bambini, anche se tutti gli sforzi di ricordare, di capire il segreto di questa felicità sono spesso vani. E come sono cresciuto io è cambiata tutta la strada. I piccoli negozi, le persone che d’estate mettono le sedie sul marciapiede per fermare chi passa e farci due chiacchiere, il caffè preso dal vicino di casa, lo scemo del paese, il cornuto, il prete, il maresciallo dei carabinieri. E’ rimasto solo Gastone, il fruttivendolo. O meglio, il figlio. Entro e guardo tra le cassette di frutta e ortaggi.

-Volevo un carciofo –

-Uno…?-

-Uno…-

-Dieta…?-

-Crisi esistenziale…. –

-Passerà…….-

-Passerà ! –

Esco dal negozio e sorrido. Cammino velocemente verso casa. Ho voglia di farmi una tazza di the. The verde, con un cucchiaino di miele.

 
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