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felicità

Post n°148 pubblicato il 16 Marzo 2010 da max_6_66
 
Tag: ale
Foto di max_6_66

Festa di S.Pietro e Paolo, paese della prima periferia, primi anni settanta. Tutti si incontrano e si salutano tenendo per mano bambini insofferenti, o forse solo ansiosi di avvicinarsi al banco del chiccaio. Torrone, croccante, la macchina a stantuffo che fabbrica brigidini, le caramelle gommose, le fragole di zucchero, il bastone con la ruota, trasparente e pieno di caramelle colorate. Gli indici puntano improvvisamente verso l’alto, seguendo la fuga di un palloncino, che approfittando di una mano distratta nel reggere il filo, si sta oramai alzando fino a raggiungere la quota di crociera. Da li inizierà il suo viaggio in orizzontale. Gli indici si abbassano dopo la sua scomparsa dietro il campanile. Avevo compiuto da dieci giorni l’età che il settembre successivo mi avrebbe concesso il privilegio della prima elementare, dell’istruzione e della cultura. Per le scienze ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo, ma un dubbio di fisica quantistica già mi assaliva.

Trentasei anni dopo, tornando da una riunione importante a Milano. Mi sono sempre chiesto cosa faccia la gente a Milano a parte le riunioni. Quelle comunque le sanno fare bene, sale asettiche piene del meglio dei mobili da ufficio, persone serie e stressate quanto basta, il vocabolario giusto, una buona quantità di termini in inglese. Guidi l’auto felice di aver lasciato la tangenziale prima dell’ora di punta, soddisfatto di aver partecipato ad una riunione bella e importante. Arrivi a Parma e inizi a chiederti di cosa si è parlato e soprattutto, alla fine dei conti, cosa è stato deciso. A Reggio Emilia ci rinunci e pensi a cosa preparerai per cena.

Ma dove vanno a finire i palloncini che sfuggono di mano ai bambini alle feste di paese…..?

Rallentamenti tra Roncobilaccio e Barberino di Mugello. Da sempre. Sono sicuro che il 3 Dicembre del 1960 quando fu inaugurato il tratto da Bologna a Firenze già nacque la prima coda. Il 4 Ottobre del 1964, quando Antonio Segni la percorse per primo in tutta la sua lunghezza, a bordo della Lancia Flaminia 334 Presidenziale, il rito fu sicuramente ripetuto, magari in modo simbolico perché c’era solo la sua auto, che probabilmente percorse quel tratto ad una velocità simbolica di dieci chilometri orari, per sancire quella che negli anni a venire sarebbe stata uno dei tormentoni radiofonici più comuni. Al pari della sigla, della voce e delle frasi dei telecronisti di tutto il calcio minuto per minuto, Onda Verde prima e Isoradio dopo. Rallentamenti tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello.

La felicità. Una delle cose più ambite quanto sfuggenti. Una nuvola di vapore rosa che mentre la attraversi ti da un tepore che fa battere il cuore, ti volti per tornare sui tuoi passi ed attraversarla di nuovo ed è svanita. Passi il resto della vita a cercare un posto dove questo vapore avvolge tutto, una stanza o una casa dove riuscire a rinchiuderlo. La felicità. Un sacchetto delle tue caramelle gommose preferite, quelle che fanno male, che fanno venire la carie, quelle che la mamma dice che ne puoi mangiare una o due e le altre domani, un palloncino che tieni schiavo grazie ad un filo, la cui estremità è salda nel tuo piccolo pugno, a fine Giugno, durante la festa di S.Pietro e Paolo. La mamma si distrae un attimo, è il momento giusto per prendere un’altra caramella dal sacchetto senza che se ne accorga, allenti il pugno, il palloncino si libera e corre verso l’alto.

A me piace guidare. Meglio la strada che l’autostrada. Esco a Pian del Voglio, prendo la vecchia via Bologna, passo il confine ed entro in Toscana dopo Castiglione. A Montepiano posso scegliere se rientrare a Barberino per percorrere l’ultimo tratto di Appennino oppure fare statale fino a casa. L’ho fatto molte volte. E’ più lunga, ma piena di curve e divertente. Manca un’ora al tramonto, mi godo la strada cercando le varie scorciatoie, imbrunisce, venti minuti in una direzione che non ricordo, fermo l’auto al ciglio della strada. Non so dove sono. Scendo e assaporo l’aria, fresca di basso appennino e profumata di quasi primavera, mi sento libero, Milano esce dalla mia carta geografica, dove sopra l’ Appennino si vede solo una macchia verde. Ho voglia di camminare.

Libertà è anche fare una risata sul fatto di esserti perso, scioccamente, in una strada che conosci da sempre, prendersi in giro e ridere di te medesimo, in giacca, cravatta e scarpe di Gucci su un sentiero sassoso e pieno di cacca di pecora. Non c’è fretta, il mio dovere verso il destino che mi ha fatto essere qui in questo momento è come minimo di percorrere il sentiero fin dove arriva.

Fiato corto, ma resisto, percorro il tratto tra gli alberi, sbuco in un stretta gola completamente brulla, un corridoio oltre il quale si apre la vista, un piccolo altopiano racchiuso tra le montagne. Al suo interno, sopra una densa nebbia rosa, galleggiano liberi nell’aria milioni di palloncini colorati.

 
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