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30 giugno 2009 - la nascita del Blog

Post n°29 pubblicato il 23 Settembre 2009 da max_6_66
 
Tag: laura
Foto di max_6_66

Questa mattina……ridendo davanti allo schermo del mio PC, ripensando a un fatto che mi è capitato il 30 giugno sorso, quando dopo una mattinata passata a Roma in riunione, conclusa con un pranzo in Trastevere mi sono recato su per il Gianicolo per fare due passi e prendere una boccata d’aria.

Io non frequento spesso Roma, ma tutte le volte che ci vado per lavoro ne rimango affascinato e incuriosito. Questa volta ero stato attirato dallo sparo del cannone di mezzogiorno. Parlandone a pranzo con alcuni colleghi ne era venuta fuori la descrizione del parco dove appunto  aveva origine la salva, e ivi posto il cannone nel 1908 circa (il mio collega “ciceroneggiava” appunto con questi termini). La tradizione della salva di mezzogiorno era infatti stata messa in vigore dallo stesso Pio IX nel 1847 per dare il tempo, la sincronizzazione, a tutti i sacrestani di Roma affinché scandissero l’ora durante il giorno in modo coerente, solo che nei primi tempi il cannone era stato posto a Castel S.Angelo prima e a Monte Mario dopo, fino alla collocazione attuale. Seguendo le indicazioni ero arrivato alla cima del colle e comodamente seduto su un muricciolo ammiravo il panorama da questa meravigliosa terrazza naturale. Sotto di me il cannone, dietro di me una statua equestre. Ma quando dico equestre dico proprio equestre pura, nel senso che la statua, appoggiata su un basamento di notevoli dimensioni, con alla base addirittura altre figure rappresentanti scene di battaglie o cose del genere, rappresentava un cavallo. Solo un cavallo. Bella, molto bella, ma alquanto curiosa.

Da noi si è persa la cultura dei monumenti (probabilmente anche la cultura in generale non se la passa granché), intendendo soprattutto con questo  il ricordo delle azioni tali per cui chi le ha fatte il monumento se l’è meritato. La cosa è piuttosto atipica della cultura latina, dove soprattutto la memoria dell’eroe romantico che compie un grande gesto rimane indelebile. Parlo di cultura latina perché in tutto il Sud e Centro America la tradizione è fortissima, tanto che è parte integrante dello studio della storia a scuola. Se siete in una qualsiasi piazza di una qualsiasi città di una qualsiasi di queste nazioni dove c’è un monumento ad un qualsiasi eroe, sarà sufficiente chiamare anche un bambino piccolo per sapere tutta la storia del personaggio immortalato. Non solo. Vi diranno se si è trattato di un eroe combattente adducendolo al fatto che sia raffigurato o no a cavallo e se la sua vera nazionalità sia o meno di quel paese a seconda che sia orientato verso il mare o verso l’interno. In Bolivia, Colombia, Perù, Panama ci sono monumenti di Simon Bolivar a cavallo, ma da tutte le parti tranne che in Venezuela sono orientati verso il mare.

Si, Perché molti eroi dei secoli passati, molti combattenti per la libertà, una volta vinta la propria battaglia in un paese non si fermavano a goderne i frutti, ma correvano velocemente dove c’era ancora bisogno. “Sebbene lasciammo questa città,qui vidimo pascere agnelli e leoni,qui il male s'incontra con il bene e niente pare senza senso…..Vorremmo sostare più a lungo,ma è bene fermarsi in luoghi meno tranquilli…..” E ripartivano….appena le cose sembravano procedere nella giusta direzione, il loro spirito romantico diveniva inquieto e desideroso di altre sfide e avventure. Qualcosa di molto diverso dalla nostra, seppur inquieta e affannosa, ricerca di un posto di lavoro statale.

Guardavo la statua del mio cavallo, cercando di incrociare il suo sguardo. Se l’hanno messo li, pensavo, sarà pure un cavallo famoso, ma cercavo nei suoi occhi risposte a troppe domande per un cavallo solo. Ma quante volte infondo ci facciamo trasportare dagli eventi, seguendo docilmente quelle quattro cose che ormai vanno avanti da sole e guidano tutto sommato comodamente la nostra vita. E intanto la distanza dai nostri sogni aumenta, ogni tanto ci voltiamo indietro, li salutiamo con la manina, una lacrima, una sfilza di scuse, di alibi, dal classico “tengofamiglia” fino ad arrivare “senonmirompevoilmeniscoeroinseriea”, poi tutto riprende il suo corso e la sua direzione. Poeti, musicisti, pittori, santi, navigatori mancati che non siamo altro, o anche ragionieri che sognavano di fare il pasticcere, differenza non c’è, condannati soprattutto del fatto che non ci abbiamo provato fino in fondo. “Non ci abbiamo provato fino in fondo” mi era venuto da ripeterlo a voce alta al mio cavallo. “Eravamo sullo scoglio, poi abbiamo pensato che l’acqua era fredda e non ci siamo tuffati” aveva risposto una voce alla mia destra. Mi era venuto da sorridere, perché comunque ero stato io il primo a parlare a voce alta, poi voltandomi avevo incontrato la faccia simpatica di un vecchio signore che mi osservava, come se avesse carpito direttamente i miei pensieri. Dietro la barba bianca  le pieghe di un sorriso.

Io, che sono Toscano, non mi stupisco più di tanto, essendo abituato dal fatto che dalle mie parti è una cosa abbastanza normale parlare tra sconosciuti per la strada, specialmente per fare ironia o commenti sulla situazione in generale, che si tratti della politica, della crisi economica o comunque di quelle cose di cui sempre si parla. E le occasioni perdute sono una di queste cose. Purtroppo le nostre generazioni hanno perso questa ricchezza, e nemmeno si parla con il vicino di casa. Il vecchio signore con la barba, nello specifico, mi sembrava comunque un tipo dalla battuta pronta e mi sono buttato di slancio. “certo, ai vostri tempi ci si buttava perché freddo era il mare e freddo faceva anche sullo scoglio”. Mi ha fatto ancora un sorriso, mi ha dato una pacca sulla spalla e se ne è andato.

In un primo momento ero rimasto un po’ deluso per il fatto che non avesse continuato la discussione con me, poi rivedendo nei miei occhi il suo volto l’immaginazione aveva preso il volo. Pensavo. Pensavo che un volto così, può averlo solo una persona che in vita sua è salito sulle navi, che ha percorso molte strade, polverose, fermandosi qualche volta per riposarsi o aspettare un attimo una persona cara dal passo più affaticato del suo, per poi ripartire tenendola per mano. Sicuramente non era stato un eroe di quelli che si trovano sui libri di storia, ma infondeva un coraggio allegro, di quello che ti fa compiere quei gesti che amici e parenti giudicano un po’ folli o comunque sbagliati, le classiche cose che tutti ti sconsigliano di fare, ma che a volte sono la cosa giusta, quella che alla fine desideri. Un po’ di coraggio, di quello buono, ruspante, perché alla fine solo quello ci vuole, e spesso ne basta giusto un pizzico. Mi rivedevo quindici anni prima, davanti a un notaio a firmare la concessione del mutuo, io e il notaio, da soli, mi tremava la mano. Ricordo che quando sono uscito mi era venuto da piangere, prima perché si era allentata la tensione di aver fatto una cosa nella quale credevo fortemente, ma andando contro il parere di tutte le persone che conoscevo, poi semplicemente dalla felicità. Se c’è una cosa che mi è rimasta di quel giorno, è la convinzione che di momenti così ne volevo vivere ancora (mutui però basta….). Senza dire nessuna parola il volto di quel tipo strano con la barba bianca, la sua risata, mi avevano ricordato questa promessa fatta a me stesso.

Forse non partirò missionario in Africa, non sarò l’eroe che alla testa di un esercito partirà in difesa dei popoli oppressi del mondo, ma a parte queste cose, di sogni ne ho parecchi e casomai non fossero abbastanza ne ho di scorta, o in ogni caso sono disposto a sognarne di nuovi. E non ce n’é uno però che non richieda quel pizzico di coraggio, fosse anche per saltare un fosso. Perché le cose funzionano così: prima si sognano, poi si salta il fosso e da li in poi……è vita. Può andare bene o male, ma si vive. Altrimenti non rimane che chiudersi in casa a cercare di inventarsi una buona scusa da raccontare ai nipoti.

Quel giorno di tre mesi fa, quando sono tornato a casa, è nato questo blog.

E siamo a oggi. Per la storia del monumento al cavallo, dopo tre mesi che tutti mi prendevano in giro perché non era possibile che esistesse una cosa del genere, mi sono deciso questa mattina a digitare su google “monumento equestre Gianicolo” ed è apparsa la statua del mio cavallo......ma con sopra  un uomo con la barba.

 
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