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scirocco

Post n°181 pubblicato il 25 Aprile 2010 da max_6_66
 
Foto di max_6_66

Occhiali a specchio, dove chi ti sta di fronte vede quello che ti sta davanti riflesso , compreso se stesso, e lo riconosce e si riconosce, anche se deformato dalla curvatura delle lenti. Immobile da alcuni minuti, davanti a quel bambino, solo, seduto sul bagnasciuga, vedo riflessa una città nei suoi occhi rivolti ad un mucchio di sabbia umida ornato di conchiglie e stecchi di legno. Migliaia di persone che parlano, vita che inizia e che finisce, orologi che girano vorticosamente. A volte in avanti, a volte indietro. “Cosa fai li…..? E’ un’ora che ti stiamo aspettando per andare a pranzo….” Alzo lo sguardo “Stavo guardando quel bambino”. “Quale bambino…? Non c’è nessuno lì…!” Mi tolgo gli occhiali da sole, come per verificare se l’immagine fosse vera o disegnata al loro interno. E’ a quel punto che mi guardi negli occhi aggrottando le ciglia, con quella che mi sembra una espressione di rimprovero. E non riesco invece a riconoscere lo sguardo di chi cerca di vedere meglio qualcosa. Forse un riflesso. Eppure ero sicuro che ci fosse un bambino davanti a me, anzi, mi ero fissato a guardarlo mentre giocava in riva al mare.

Il castello di sabbia va costruito prima di tutto nel punto giusto. Per capirlo bisogna osservare attentamente la risacca del mare. Il senso del castello è quello di osservarlo mentre le sue mura respingono la forza delle onde, quindi deve essere in un punto dove le onde arrivano. Se è troppo vicino al mare però, non fai in tempo a iniziare a costruirlo che il tuo lavoro viene distrutto. Un bravo costruttore di castelli deve costruirlo più vicino al mare possibile, più degli altri castelli costruiti sulla spiaggia, ma in modo che resista senza esserne distrutto. Buon tattica è quindi quella di non costruirlo per primo, in modo da poter osservare il lavoro degli altri costruttori. Una volta individuato il migliore, sarà sufficiente costruirlo un centimetro più vicino per vincere la sfida. Come quando si fa gara a chi trattiene di più il fiato. Se sei l’ultimo, sarà sempre possibile trattenerlo un secondo in più.

Io adoro il mare, in tutte le modalità. Anche la semplice gita domenicale, o il sabato mattina mordi e fuggi. Abito a circa ottanta chilometri dalle spiagge pisane o versiliesi, quindi non è difficile approfittarne appena il tempo lo permette. Mi basta che sia mare. Sono già contento all’odore delle creme solari che sento quando costeggio il loro scaffale al supermercato, e soprattutto non mi condizionano negativamente le spiagge affollate, i serpenti di macchine sull’autostrada, l’insieme dei riti collettivi della gita al mare in generale. Come ad esempio il pranzo al bar sulla spiaggia. Il consueto festival di insalate, piatti di caprese, macedonie, qualche focaccina per i più audaci, tutto però rigorosamente “light”. Mai visto uno mangiare un piatto di pappardelle sul cinghiale o un piatto di salsicce e fagioli. Eppure, molte delle persone che mi stanno circondando, ai loro tavolini di plastica, con l’ombrellone infilato nel buco al centro sponsorizzato dalle varie marche di gelati o di birre, mi danno l’idea di essersi tuffati spesso in un piatto ricolmo di queste meraviglie. Ma va bene tutto. Insalatina anche per me. Quella con il mais. Mi ricorda quello che usavo da bambino quando andavo a pescare le carpe nel lago. Non me lo ricorda……è lo stesso. E una bottiglietta di acqua non gasata. Tanto ho il frigo di casa pieno di costolette di maiale. Il tempo di accendere il barbecue. E patatine fritte.

Il castello di sabbia ha le sue regole di base. Ai lati delle mura ci devono essere le torri. Le torri si fanno con la sabbia umida e usando come formina un secchiello. Se la sabbia è troppo umida si squaglia, se lo è poco si sfarina. Quando si è rovesciato il secchiello per fare la torre, va sfilato con delicatezza, ruotandolo leggermente. Se gli angoli superiori non sono perfetti e la torre si sbocconcella, va rifatta. Le mura invece si fanno prendendo la sabbia umida davanti al castello e ammassandola. Si prende da davanti perché mentre si costruiscono le mura si procede contemporaneamente alla costruzione del fossato. Il fossato (o buca) è la prima difesa del castello perché l’onda lo riempie e non arriva alle mura. Se fatta troppo a ridosso però provoca danni maggiori perché l’onda scava da sotto provocando il crollo. Le mura si squadrano con la paletta. Una volta squadrate e dopo che per una mezz’ora il castello resiste senza danni al mare, si possono cominciare a fare gli abbellimenti: formine piccole a forma di pesci, conchiglie, stecchi. Quando si fanno gli abbellimenti vuol dire che si è vinta la sfida, che non bisogna più rinforzare la struttura, riparare i danni di un’onda più lunga delle altre, scavare una buca di protezione più profonda, quindi ci si può dedicare a questa attività, un po’ con strafottenza e quasi dando l’impressione di farlo perché ci si annoia, non essendoci altro da fare.

Il pranzo al baretto sulla spiaggia non può non finire con un caffè zuccherato con il dolcificante.

Il gioco del castello di sabbia sulla spiaggia finisce quando la mamma chiama.

Adoro le spiagge dell’adriatico per l’alba e quelle del tirreno per il tramonto. In entrambi i casi sono i momenti migliori per passeggiare. Ogni età ha il suo tempo e la sua stagione, e come venti anni fa ho visto nascere molte volte il sole,  di questi tempi capita più spesso che le mie passeggiate siano alla fine del giorno. Anche per chilometri, osservando i bagnini che chiudono gli ombrelloni e tirano in secca i pedalò, camminando sul bagnasciuga. Anche da solo, e soffermandomi tutte le volte che incontro un mucchio informe di sabbia umida con una buca davanti oramai arrotondata e quasi riempita. Riesco bene a valutarne quelle che dovevano essere questa mattina le sue dimensioni, la struttura, la maestria con cui il lavoro è stato svolto. Come sempre quando si cammina sulla spiaggia, si procede per un po’ fino a quando ci si volta e si decide di tornare sui propri passi, e una volta arrivati al punto dove iniziano le nostre impronte sulla sabbia si svolta di novanta gradi e ci si allontana dal mare. Io,  quando la sabbia diventa terra o asfalto, mi volto sempre indietro per un’ultima volta. “Sei sempre lo stesso, dov’eri finito…? Quando siamo al mare è un continuo cercarti e chiamarti…..come si fa con i bambini !”  E mi guardi ancora negli occhi, come questa mattina. Poi la tua faccia scocciata scompare e sorridi, come tutte le volte che vedi dentro di me che sono felice, anche se “vai a capire perché……”. Non lo so nemmeno io, e intanto ripenso, sudando un po' per il vento di scirocco della sera, alle costolette di maiale e alle patatine fritte. Ma si, ci sta bene anche un po’ di insalata.

 
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