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Tutte queste storie sono state scritte su singola richiesta di chi passa da queste parti. Contattami e chiedi. Costa una frase che ti descrive, delle parole che appartengono al momento che stai vivendo, un sorriso, la voglia di giocare.
Il Principe Azzurro è gay
Post n°5 pubblicato il 24 Luglio 2009 da max_6_66
Tag: paola …………Il Principe Azzurro è gay ??? Una cosa pensata così, in questi esatti termini, con queste precise parole. Sa di risentimento. Di risentimento, si, questa la parola corretta. Perché poi, quando tra alcuni secoli si sarà capito, o meglio codificato quindi reso scientificamente ufficiale, questo probabile eterno arcobaleno che è la sessualità umana, non ci sarà la normalità e il diverso, per quanto appellato con nomi simpatici e allegri, ma solo una gradazione come quella dei colori. Per i colori non esiste dignità diversa. Al massimo una preferenza, una simpatia. Certo, che mettendosi nei panni di Biancaneve, Cenerentola o Raperonzolo, salvate da un bacio o comunque liberate da un triste e oscuro destino, pronte a chiudere il sipario, sigillare in una teca di cristallo e conservare per l’eternità la propria felicità appena viene pronunciata la famosa formula: “e vissero tutti…” eccetera eccetera, scoprire un attimo dopo una cosa come questa, un po’ di confuso risentimento è ammissibile. Si, un attimo dopo, appena tutti hanno già chiuso il libro, il Principe da la mano alla fanciulla…”okkei, questo dovevo, è stato un piacere, alla prossima.....sai ora devo andare….” e raggiunge il suo amato che lo sta aspettando sul cavallo bianco poco distante, con lei che rimane a bocca aperta fino a quando l’orizzonte se li inghiotte. A quel punto la poverina si gira verso gli altri protagonisti della storia (che stanno riducchiando da alcuni minuti, si, da alcuni minuti, perché tranne lei lo sapevano tutti, come succede in molti altri casi…) e dopo averlo pensato ripete a voce alta: il Principe azzurro è gay ????? E a quel punto i risolini diventano risate fragorose di scherno all’insegna dell’ ingenua e sprovveduta Principessa. “E vissero tutti felici e contenti”, non è vero. Hanno cercato di farcelo credere per anni, nascondendoci la verità e contando sul fatto che appena viene pronunciata la famosa frase i bambini già dormono e le madri chiudono il libro. Fin dalla notte dei tempi, ovvero dalla nascita della prima favola, si sono impropriamente fregiati del fatto essere gli unici detentori di questo grande privilegio: la felicità fotografata, congelata, che da quel momento in poi dura per sempre. Io per caso l’ho scoperto, quando un giorno appena finita di leggere una favola qualsiasi mi sono attardato, forse per uno starnuto, o il tempo di accendere una sigaretta. Il libro è rimasto aperto e ho visto succedere tutto questo guazzabuglio. Devo dire la verità, la cosa mi ha dato un certo perverso piacere. Non si tratta del godimento per le sventure altrui, quanto dello scoprire che non esistono Dei che vivono al piano superiore mentre te sei nel sottoscala. Diciamolo, è utile per evitare tutte le perdite di tempo e delusioni che ci attendono dietro l’angolo nella nostra inutile ricerca del mondo perfetto, dell’amore eterno, dell’amicizia vera, della felicità eterna di quelli che da quel momento “vissero felici e contenti”. Quindi chiudiamola qui una volta per tutte, mettiamoci la nostra pelliccia da jena e prepariamoci a resistere come meglio possiamo al Far West che ci attende domattina. Da qualche anno sono diventato uno sportivo. Vado a correre d’inverno e in MBK d’estate. Ieri sera mentre percorrevo la ciclabile in direzione del parco di galceti ho incrociato un amico che passeggiava nella direzione opposta. Ci siamo visti velocemente mentre gli sfrecciavo davanti e dopo che ero passato ho sentito il suo saluto scherzoso che proveniva da dietro di me: “ma dove vai..???”. Ho pedalato ancora per una mezz’ora ripensando a questa cosa. Io non vado in nessun posto, lo faccio perché mi piace, mi appassiona, mi interessa, perché lo voglio fare. Ma se proprio volessi esagerare potrei aggiungere che lo faccio perché ho una vocetta dentro che appena rientro a casa dal lavoro mi sussurra “un giro in bici…..vai a fare un giro in bici…”. Sicuramente non lo faccio perché devo andare in qualche posto. Se proprio in un posto decido di andare, si tratta di una scusa per avere una direzione nel quale procedere. E forse non si può dire nello stesso modo che si può cercare l’amore, la felicità, l’amicizia ? Pedalando, sudando, a volte fermandosi un attimo perché non ce la facciamo più, ancora pedalando, sostando ad una fontanella per bere un po’ d’acqua, a volte cadendo, senza il conforto e le cure di una mamma perché oramai siamo troppo grandi, dovendosi quindi rialzare, con una lacrima di rabbia e un ginocchio che sanguina, ma senza poter piangere sempre perché siamo oramai grandi e chissà cosa penserebbe la gente, poi ancora un attimo di piacere nell’attraversare un sentiero ombreggiato nel bosco, poi di nuovo il sole, poi forse la pioggia, poi ancora il sole. E tutte le persone che si incontrano a piedi o in bicicletta, quelle che ci superano e quelle che superiamo noi, quelle che incontriamo stremate sedute sul ciglio della strada e che ci fermiamo a chiedere se tutto va bene, quelle che quando sul ciglio della strada ci siamo noi che ci offrono un sorso di acqua dalla loro borraccia. Persone che incontri tutti i giorni, persone che incontrerai una volta e poi non vedrai mai più, persone che speri di incontrare per la strada appena parti da casa. E tutto questo senza dover arrivare in nessun posto. Per questo mi piace andare in bicicletta. In compenso ho smesso di leggere le favole. Mi annoiano
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