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Mosca

Post n°229 pubblicato il 01 Agosto 2010 da max_6_66
 
Tag: ale
Foto di max_6_66

Per fortuna hanno inventato le macchine parlanti, quelle che quando c’è un problema te lo dicono a voce, oppure emettendo un suono odioso e penetrante. Non è che sono indisciplinato, sono disattento, sbadato, sempre con la testa tra le nuvole, soprattutto quando guido. Ovviamente sono pienamente vigile ed attento alla strada, ma per tutto il resto è un disastro. Se non ci fossero quei suoni odiosi, partirei sempre con il freno a mano, non mi allaccerei le cinture, e soprattutto rimarrei sempre a piedi con il serbatoio a secco. Il suono che indica la necessità di fare rifornimento. Sembra un grillo a cui stanno strizzando gli attributi, moltiplicato per dieci in potenza e volume. Appare anche la scritta sul cruscotto. Necessario rifornimento. A prova di sordo e di scemo. Con una macchina così mi sento che potrei fare il giro del mondo. Partenza verso est, passando dalla Siberia fino alla Cina. A quel punto è solo questione di trovare il traghetto giusto.

Novità. E’ una diceria, mi viene sempre in mente quando mi accorgo che c’è una mosca nell’abitacolo della macchina. Io che guido, sulla Livorno-Rosignano, l’autostrada più deserta del mondo dal lunedì al venerdì, una fila continua nei fine settimana estivi, a causa del fatto che a Rosignano finisce, e tutti devono a quel punto passare dal casello. Penso che sia anche uno dei tratti autostradali più cari d’Italia. Giovedì mattina, incontrando qualche camion e due, forse tre auto, e la mosca sul cruscotto. Il vetro deve essere un concetto terribile per una mosca, ci penso anche quando ne vedo una danzare su una delle finestre di casa. Una membrana impenetrabile e invisibile perché trasparente che le respinge, nel loro desiderio di andare fuori, all’aria aperta, nel loro mondo. La mia mosca di giovedì invece se ne stava ferma, sul cruscotto, come una ventosa di quelle a cui si appende il navigatore, o un blocchetto per gli appunti. Ferma e rivolta verso avanti. Se fosse stata sulla punta del cofano sarebbe stato un perfetto giaguaro, l’angelo della Rolls Royce, o il mirino della Mercedes.

La barriera di Rosignano è tutta per me. Ci saranno più di dieci uscite aperte e sono solo. Indugio un attimo per il gusto di scegliere, come per godersi un capriccio. Uscita azzurra, dove si paga con la carta, anzi all’ultimo minuto scelgo una cassa automatica, di quelle dove si apre lo sportellino per le monete. Adesso che sono sull’Aurelia potrei aprire tutti i finestrini per far uscire la mia amica, ma sento egoisticamente di avere ancora bisogno di compagnia, almeno fino a Cecina. Lei mi ringrazia, uscendo dalla sua stoica immobilità rivolta verso avanti, improvvisando un balletto sul cruscotto, come se giocasse a farsi rincorrere dalla lancetta del tachimetro mentre accelero, facendosi illuminare come una stellina da avanspettacolo fa con le luci, dalla lampadina che lampeggia sotto le sue zampette. La lampadina che lampeggia sotto le sue zampette. La spia del carburante. Vicino al riquadro dove viene indicata la temperatura esterna c’è chi sa da quanto tempo la scritta “NECESSARIO RIFORNIMENTO !” con tanto di punto esclamativo.

Un circuitino che si interrompe, come quando brucia un fusibile e non ti funziona l’autoradio, questo è stato venerdì mattina il responso dell’elettrauto, una cosa che avrebbe riparato in fretta. In ogni caso niente di grave, aveva aggiunto, perché comunque ci sono la scritta e la spia. Il problema è che se uno è abituato al suono del grillo gigante, al resto non ci fa caso. Ero quasi indeciso se farlo riparare o meno, all’elettrauto stavo per dire che non era necessario, tanto io avevo la mia mosca. Poi, per non cadere come sempre nel ridicolo come spesso succede quando racconto queste cose, ho acconsentito con un semplice cenno del capo. Quando sono andato a riprendere l’auto, la mosca non c’era più.

I cinesi che incontro sempre quando sono in giro per la città, quelli che vendono gli accendini iridescenti quando li accendi, i portachiavi laser, sono tra i miei fornitori preferiti per un sacco di cose. Ho avuto per anni una sveglia a forma di mostriciattolo similconiglio giallo, con la punta delle orecchie nera, che al momento della sveglia emetteva una risata fragorosa urlando “Pikachù….!” ad un volume molto simile a quello del sottopalco di un concerto degli AC/DC. Passeggiando per il centro ieri pomeriggio ho sperato di incontrarne uno che avesse delle mosche finte che ballano sul cruscotto dell’auto. Niente da fare, pur avendo cose ben più strane e di minore utilità, tutti hanno risposto alla mia richiesta scuotendo il capo.

Sono arrivato, entro nel Duomo e cammino costeggiando le pareti laterali, soffermandomi lungo le varie nicchie affrescate. Non faccio fatica a trovare una conferma ai dubbi di questi giorni, che sono il motivo per cui mi ero recato ieri in centro. Perché gli angeli li dipingono sempre biondi e con i capelli ricci ?

 
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