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il segreto di Ulisse il Gatto

Post n°22 pubblicato il 03 Settembre 2009 da max_6_66
 
Foto di max_6_66

Aveva ragione Platone. Siamo due metà.

La quantità di tempo e di energia che impieghiamo per cercarci, per prenderci, per cercare di unire le  due mezze mele, provare a vedere se combaciano, se si saldano diventando una sola mela o qualunquecosasuccedainquelmomento, dimostrano che c’ è un evidente istinto che ci guida verso questa unione. Oltre al fatto che evidentemente la parte femminile e quella maschile sono complementari, il mio pensiero è che attraverso questa unione l’essere umano raggiunge il massimo del suo potenziale. Ovviamente da questo potenziale non escludo l’omosessualità, perché per come la vedo io  si tratta comunque di due spiriti di sessi diversi, qualunque siano le caratteristiche del corpo a cui appartengono. E non intendo nemmeno necessariamente un rapporto di tipo sentimentale, perché questo potenziale si può realizzare con qualunque tipo di interazione: dall’ambito lavorativo all’amicizia, dalla relazione con uno dei  genitori alle tre parole fatte con una persona sconosciuta alla fermata dell’autobus.

Ho avuto la fortuna di poter approfondire e sperimentare questa cosa grazie al fatto che nell’anno in cui sono nato, tra tutti i bambini del mio quartiere ero l’unico maschio. Quando sei bambino l’anno in cui nasci è importante, perché le prime amicizie si fanno all’asilo, a scuola e le frequentazioni sono soprattutto tra coetanei. Mio fratello e i suoi amici, magari di solo due o tre anni più grandi di me, non mi hanno mai voluto tra i piedi mentre facevano i loro giochi. Ho avuto i miei primi amici di sesso maschile alle superiori, quindi non prima dei quattordici anni. E’ una cosa quindi perfettamente normale che non sia assolutamente capace di giocare a pallone mentre in compenso sia in grado di lavorare la maglia e l’uncinetto. Come è normale che la mia vita sentimentale durante fanciullezza sia stata molto intensa. Dall’adolescenza in poi (fino a questo momento che sto scrivendo….. per quello che succederà da domani in poi cerco di essere ottimista……) è molto, molto, molto peggiorata.

Ieri, giornata di rientro al lavoro dopo le vacanze estive.  Non voglio né pensarci né scrivere niente a proposito di questo. Racconto l’unico momento positivo della giornata, il pranzo a casa dei miei. Quando non ho impegni fuori sede e il lavoro mi concede almeno un’ora di tempo per il pranzo, cerco sempre di andare dai miei. Non è un fatto di comodità, ma soprattutto un piacere, legata al tipo di educazione ricevuta, tale per cui il pranzo o la cena della famiglia riunita hanno sempre rappresentato un momento importante, da trascorrere rigorosamente con la televisione spenta e con il divieto da parte di tutti di alzarsi da tavola fino a che tutti non hanno terminato. L’argomento di ieri era, come ogni anno a settembre, il ritorno a casa del gatto.

Tutti i gatti, soprattutto quelli di sesso maschile sui quali non è stato compiuto nessun intervento atto a farli diventare incapaci di riprodursi e principalmente dalla primavera alla fine dell’estate, hanno la caratteristica di scomparire per poi rifarsi vivi dopo due o tre giorni, spesso feriti e graffiati, ma comunque il più delle volte in condizioni pessime. Qualche giorno in casa per rifocillarsi, riposarsi, recuperare le forze e poi una nuova partenza per due o tre giorni di battaglie. Non penso che sia un mistero per nessuno cosa vanno a fare e cosa succede in questi giorni. Il gatto dei miei genitori non fa così. Lui se ne sta in casa fino al 31 di Luglio per poi scomparire e tornare a casa il primo di Settembre. Il primo anno i miei genitori avevano perso ogni speranza di rivederlo, il secondo anno, memori di quello che era successo hanno avuto qualche speranza in più, confermata il primo di Settembre, il terzo anno gli hanno cambiato nome e l’hanno chiamato Ulisse: il gatto che sparisce di casa una volta all’anno e quell’unica volta o va lontanissimo, o comunque ha difficoltà a ritrovare la strada di casa. La cosa comunque inquietante è che puntuale come un operaio della Fiat, se ne sparisce il 31 Luglio e riappare il primo Settembre. Sono sette anni che non sbaglia di un giorno.

Sul mistero di Ulisse, mio padre e mio fratello si dannano a cercare una spiegazione logica, arrivando al punto di leggere libri di etologia (di cui tra l’altro mio padre è un grosso appassionato), consultare il veterinario, chiedere ai possessori di altri gatti. Mia madre invece non si pone nessuna domanda, ma si intristisce un po’ a fine Luglio, recupera la speranza verso fine del mese successivo e se lo abbraccia e se lo coccola il primo di Settembre, che poi è la stessa cosa che fa con me e mio fratello visto che di solito ad Agosto ce ne andiamo in vacanza. Io, che sono un curioso della vita e del mondo, osservo entrambi gli atteggiamenti e penso che nessuno di loro abbia a portata di mano la soluzione della vicenda, perché solo le due mezze mele unite possono arrivare ad verità così difficile. I misteri più nascosti, i problemi impossibili, le situazioni dove sembra che non ci sia via di uscita possono essere  risolti solo da un essere superiore, una mela intera. Però non ho ancora capito in pratica come funziona a cosa.

Salgo in automobile per tornare al lavoro. Una mezza mela sono la chiave di accensione, il cambio e il motore. L’altra la frizione, l’acceleratore e le ruote. Per far procedere l’auto, si inserisce la chiave, si schiaccia la frizione, si mette la prima, si preme l’acceleratore, il motore fa girare le ruote. In realtà è la singola automobile che parte. Accidenti come è stato furbo quello che ha creato il meccanismo. Il massimo potenziale non si ottiene con una semplice unione, incollando con il vinavil due mezze mele, alla bell’emmeglio, ma solo con una interazione completa e continua. Una delle due metà con la sua razionalità nota il problema, l’altra con il suo intuito e la sua sensibilità trova la risposta, che però a sua volta la razionalità deve interpretare e così via fino a che la macchina parte. Ho la chiave per risolvere il mistero, scendo dall’ auto e cammino per il cortile di casa dei miei genitori.

Serena, la figlia di cinque anni dei vicini di casa dei miei genitori mi guarda per un po’ dalla rete che separa i due cortili, poi mi chiama e mi chiede notizie di Ulisse. Io la informo che è tornato, puntualmente come ogni anno, poi mi viene un’idea “Serena, ma secondo te dove va tutti gli anni Ulisse in Agosto…” Lei non ci pensa nemmeno una frazione di secondo e mi risponde “in ferie…”. Ha ragione.

 
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